«La tecnica c’è, il carattere no»
Contro la Roma, il Milan vuole i primi punti. In tribuna Gordon Singer
MILANO Nemmeno settembre e già spalle al muro? Sembra un paradosso, lo è fino a un certo punto. Nel senso che Rino ne parla poco e fa bene, perché i cattivi pensieri non hanno mai aiutato nessuno, tantomeno una squadra che qualche criticità caratteriale ce l’ha eccome, ma in fondo lui l’aveva capito nell’esatto momento in cui la partita col Genoa era stata rinviata al 31 ottobre. Prima il Napoli e poi la Roma, rispettivamente seconda e terza dell’ultimo campionato, una via l’altra: peggio di così era difficile, un po’ come attaccare lo Zoncolan appena saliti in sella senza neanche cinquanta metri di riscaldamento in piano. Nessun dubbio fosse da rimandare, così doveva essere e così è stato, troppo grande la disgrazia del ponte, ma c’era una ragione profonda se Gattuso preferiva rigiocarsela a metà della settimana successiva. Perché, che se ne parli o meno, la paura di arrivare alla sosta in fondo alla classifica c’è. Ed è un cattivo pensiero che, per quanto si cerchi sensatamente di ricacciarlo in fondo alla mente, pesa. Non sarebbe un dramma, sia chiaro, ma un guaio sì. E anche piuttosto serio.
Ecco perché la partita di stasera con i giallorossi — il derby delle proprietà made in Usa, Elliott-pallotta, New York-boston — per i rossoneri assume un significato particolare: andare a punti sarebbe una preziosissima iniezione di fiducia dopo che la tremenda rimonta subita al San Paolo ha eroso più d’una delle molte certezza estive, sia sul piano mentale sia su quello tecnico. Gattuso infatti ha voluto ripartire da lì, da quanto di buono mostrato a Napoli: «Voglio rivedere il Milan dei primi 55 minuti, ovviamente allungandoli fino al 90’, in quella partita non tutto è stato da buttare via. Poi, certo, va migliorata l’interpretazione nell’arco della sfida».
Questione tattica? Psicologica? Più probabilmente entrambe, anche se per Gattuso il tema è soprattutto mentale: «A livello tecnico siamo da primi quattro posti ma a livello caratteriale no». Se n’è parlato parecchio in questi giorni a Milanello, una riflessione ampia e approfondita che ha coinvolto tutti e la cui risposta è stata che il Milan deve crescere in tutti i sensi. E per farlo, secondo Rino, la strategia migliore è affidarsi a solide certezze: ecco perché non è ancora il momento di rimpasti tattici («il 4-2-3-1 può essere un’alternativa, ma non ora») né di stravolgimenti di formazione. Si rivedrà per dieci undicesimi la stessa squadra di Napoli: così fosse verrebbe rinviato ancora l’atteso debutto di Caldara, giudicato evidentemente ancora poco pratico della difesa a quattro. Confermato, e difeso, Biglia in regia: «Ho sbagliato io a sostituirlo così in fretta, inserendo Bakayoko che in quel ruolo avevo provato solo una volta». L’unica variante al 4-3-3 dovrebbe essere Calhanoglu, squalificato sabato scorso e stasera affiancato a Higuain, col quale sta affinando l’intesa anche fuori dal campo. A Napoli il Pipita è stato assistito poco e male, in area gli è arrivata una sola palla. Il sostegno ma soprattutto l’estro del turco potrebbero risultare decisivi.
Giornata piena, oggi. Alle 13 si conosceranno le avversarie di quell’europa League prima persa e poi restituita dal Tas, dal quale però i rossoneri attendono ancora le motivazioni ufficiali per avviare la nuova richiesta di voluntary agreement. La sera, poi, a San Siro saranno in 60mila fra i quali probabilmente Gordon Singer, il figlio di Paul che di Elliott è il ceo, più il neo stagista Kakà. «Fa piacere» ha chiuso Rino «ma la carica non possono darcela le bandiere, dobbiamo trovarcela da noi». Chissà che spalle al muro non risulti più facile.