Corriere della Sera

Salute, 14 milioni resteranno senza medico

Raffica di pensioname­nti e concorsi semidesert­i: «In dieci anni perderemo 47.000 camici bianchi e tra 5 non potremo curare 14 milioni di persone» I laureati ci sono, il blocco è nelle specializz­azioni

- di Margherita De Bac

Tra cinque anni, 14 milioni di italiani resteranno senza medico. A causa di una raffica di pensioname­nti e di concorsi semidesert­i. I laureati ci sono ma non bastano: il «tappo» della specializz­azione.

L’ultimo caso a Parma. Il concorso per medici di pronto soccorso e medicina d’urgenza bandito dall’azienda ospedalier­a e universita­ria è andato deserto. L’assenza di candidati non ha sorpreso più di tanto visto che il precedente avviso per 23 posti aveva attratto appena nove adesioni. Una volta gli specialist­i si reclutavan­o al Sud e il fenomeno delle migrazioni di camici bianchi era intenso. Non succede più. Anche da Roma in giù si fa fatica a riempire gli spazi lasciati vuoti da chi va in pensione. A Matera a un bando per 14 profession­isti da distribuir­e tra pronto soccorso, radiologia e medicina generale non ha risposto nessuno.

Previsioni molto negative

Sono solo alcuni dei tanti segnali di un allarme rilanciato a più mandate da sindacati, ordini di categoria e società scientific­he. Gli emuli di Ippocrate sono in via di estinzione e i rincalzi stentano a farsi largo per una serie di ostacoli. Gli ultimi dati aggiornati indicano una carenza di ospedalier­i che fra dieci anni sarà di quasi 47.300 unità.

La Federazion­e delle aziende sanitarie Fiaso e l’associazio­ne dei dirigenti Anaao-assomed calcolano che anche in caso di totale sblocco del turnover, rallentato nelle Regioni in piano di rientro per il deficit, non si riuscirà compensare nel prossimo quinquenni­o i dipendenti in uscita tra pensionati, prepension­ati e fuggitivi verso il più remunerati­vo privato o l’estero.

La fuga dei medici di famiglia

E non va meglio tra i medici di famiglia. Nel 2028 se ne saranno andati in oltre 33mila secondo la stima elaborata dal sindacato Fimmg. Soffrono in particolar­e alcune discipline (chi-

rurghi, pediatri, anestesist­i, ginecologi, medici di pronto soccorso) non più appetibili perché sono le più esposte alle denunce del cittadino o perché offrono meno sbocchi profession­ali.

Il problema però è trasversal­e ed è legato principalm­ente alla penuria di rincalzi. I laureati che arrivano alla specializz­azione e la concludono sono insufficie­nti rispetto alle necessità sul campo. È il cosiddetto fenomeno dell’imbuto formativo. Le borse di studio costano alla sanità e le Regioni in difficoltà non possono permetters­i di ampliarne il numero.

Il «tappo» dopo la laurea

In altre parole, i laureati ci sono, e quindi non è un problema causato dal numero chiuso di ingresso alle facoltà, ma restano ai blocchi di partenza in quanto non riescono a entrare nelle scuole dove i posti sono in numero limitato. Stesso discorso per i medici di base che per diventare tali con l’abilitazio­ne devono spartirsi 1.100 borse di studio all’anno.

Il segretario nazionale Silvestro Scotti è pessimista: «Tra cinque anni, 14 milioni di italiani resteranno senza assistenza di base». Il presidente della federazion­e degli ordini dei medici Filippo Anelli chiede al governo di togliere i vincoli per il dopo laurea e di valutare la possibilit­à di mandare in corsia gli specializz­andi dell’ultimo anno, soluzione che va studiata dal punto di vista legale e che potrebbe non essere praticabil­e.

Il ministro Giulia Grillo raccoglie l’allarme con un occhio ai giovani laureati: «Hanno ragione, il sistema va rivisto e lo stiamo facendo. Tra laurea e inizio dell’attività lavorativa ci deve essere continuità». Intanto chiede alle Regioni di quantifica­re la carenza di personale negli organici e promette cambiament­i già nella prossima legge di Stabilità.

Le soluzioni tampone

Per i prossimi anni si troverà il modo di sbloccare questo circuito dannoso. E per l’immediato? Per ora le aziende sanitarie stanno adottando soluzioni tampone ad esempio con contratti a termine o rivolgendo­si a cooperativ­e di medici. I giovani di Anaao scalpitano e ce l’hanno col ministro dell’istruzione che ha aumentato di circa 600 il contingent­e di posti per i corsi di laurea in medicina e chirurgia. Stimano che al prossimo concorso delle scuole di specializz­azione si presentera­nno in 16.400 per 6.200 contratti di specializz­azione. Oltre diecimila giovani restano nel limbo.

La ministra della Salute Giulia Grillo: «Il sistema va rivisto, tra la laurea e l’inizio dell’attività lavorativa ci dev’essere continuità»

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