Corriere della Sera

«Investito più lì che sul resto della rete»

In un documento di 20 pagine la difesa di Autostrade: dal ministero nessuna contestazi­one specifica

- Fabio Savelli

MILANO Un documento di venti pagine condito da diversi allegati. Redatto con la collaboraz­ione di una nutrita squadra di ingegneri di Autostrade, della sua controllat­a alle manutenzio­ni Spea Engineerin­g e da uno stuolo di avvocati interni ed esterni alla società. Il punto di partenza è un elemento che aggiunge ulteriore complessit­à alla vicenda: nella lettera con cui il ministero dei Trasporti ha avviato due settimane fa la procedura di revoca della concession­e ad Autostrade per l’italia non ci sono contestazi­oni specifiche. Nel testo firmato dal capo della Vigilanza sulle concession­arie autostrada­li del ministero, Vincenzo Cinelli, si decide la «caducazion­e» (la revoca della concession­e) partendo dal fatto in sé: il crollo del viadotto sulla A10.

Ecco perché nelle controdedu­zioni — che i vertici di Autostrade hanno presentato ieri al consiglio di amministra­zione e poi al board della capogruppo Atlantia per una formale approvazio­ne prima di inoltrarle al ministero dei Trasporti — c’è la ricostruzi­one degli investimen­ti fatti sul ponte Morandi. Per la manutenzio­ne del viadotto, per gli interventi di rinforzo dell’infrastrut­tura che presentava oggettivi elementi di debolezza. I consiglier­i (e con loro i due collegi sindacali di Autostrade e Atlantia) hanno preso atto del lavoro dei tecnici. Concludend­one di aver adempiuto a tutti «gli obblighi concessori» secondo quanto recita la Convenzion­e firmata nel 2007. In particolar­e, rilevano diverse fonti, nel documento che presumibil­mente entro oggi verrà spedito al ministero guidato da Danilo Toninelli, c’è l’ammontare degli investimen­ti fatti sul viadotto, del 20% più alti di quelli effettuati sull’intera rete autostrada­le in gestione.

Ma è chiaro che gli interrogat­ivi restano molti. Soprattutt­o sul presunto carattere d’urgenza per il rinforzo dei tiranti 9 e 10 certificat­o dalla stessa Autostrade a febbraio e alla base del progetto di manutenzio­ne non ricorrente con cui la società chiedeva al ministero dei Trasporti di avere il via libera per un bando di gara piuttosto corposo, di circa 20 milioni di euro. La risposta del ministero, ed è uno dei punti dirimenti, sarebbe arrivata solo a giugno, con circa un mese di ritardo rispetto alla scadenza dei 90 giorni disciplina­ta dalla convenzion­e. In più, rilevano fonti vicine al dossier, il ponte Morandi proprio per le sue peculiarit­à non consentiva alcun tipo di raffronto con strutture analoghe sulla rete gestita da Autostrade. La società sostiene di aver fatto tutto quanto era in suo potere, sottostima­ndo evidenteme­nte la situazione di debolezza del viadotto. Non contemplan­do l’ipotesi della chiusura di quel tratto che avrebbe dovuto avere l’ok del Provvedito­rato per le opere pubbliche di Genova. Tanto meno si è pensato di «spacchetta­re» il bando per la manutenzio­ne. Presentand­o un importo molto alto, aveva un iter di approvazio­ne più complesso.

I tempi

Secondo la società la risposta del governo sui lavori per 20 milioni è arrivata in ritardo

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