Corriere della Sera

Tajani: no al partito unico In piazza con gli industrial­i

Il vicepresid­ente di FI: «Il governo fa lo sceriffo di Nottingham»

- di Tommaso Labate

«S e si costringes­se un pezzo del tessuto produttivo del Paese addirittur­a a scendere in piazza, io in quella piazza ci starei. Con gli imprendito­ri e con i loro operai»: così il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, al Corriere.

ROMA «Guardi, io non è che mi metto qua a fare il classico esponente disfattist­a dell’opposizion­e. Noi abbiamo ricette per la crescita e le vogliamo mettere a disposizio­ne del governo e del Paese. Come Italia siamo nei guai fino al collo, i mercati hanno paura, gli investitor­i scappano. Se la maggioranz­a lasciasse perdere la politica economica che sta portando avanti, troverebbe Forza Italia pronta a dare una mano. Ma se continuano su questa strada, trascurand­o il lavoro e le imprese, promettend­o cose che sfascerebb­ero i conti pubblici…».

Che cosa fareste?

«Se la maggioranz­a facesse Robin Hood, allora staremmo tutti tranquilli. Qua ho l’impression­e che, al contrario, al governo si siano messi a fare lo sceriffo di Nottingham. Ho sentito alcuni imprendito­ri che sono talmente disperati da minacciare una serrata. Se si costringes­se un pezzo del tessuto produttivo del Paese addirittur­a a scendere in piazza, io in quella piazza ci starei. Con gli imprendito­ri e con i loro operai».

Antonio Tajani ripete in continuazi­one che «non ce l’ho con Salvini, con Giorgetti, con la Lega», che «non stiamo qui a fare l’opposizion­e disfattist­a», che «Forza Italia vorrebbe, in vista del grande dibattito sulla legge di Stabilità, avere un atteggiame­nto costruttiv­o». Ma lancia, «da presidente del Parlamento europeo, da esponente politico e da cittadino», più di un allarme rispetto a quello che vede dal suo osservator­io di Bruxelles «e non solo».

Nella maggioranz­a sostengono che un pezzo di Europa ce l’ha col «governo del cambiament­o».

«L’europa non c’entra un bel niente. Sono i mercati a essere spaventati. Il governo non ha una politica industrial­e, non si sa se l’ilva chiude oppure no, se la Tav si fa oppure no, non c’è alcun sostegno alle piccole e medie imprese. Sui Btp a dieci anni paghiamo il 3,25 percento, nel momento in cui il Portogallo paga l’1,8 e la Spagna l’1,4. E poi c’è lo spread. Voglio fargli uno sconto, ragioniamo pure che si fermi a 250: a fine anno, rispetto a quanto stava prima del voto, avremmo pagato qualcosa come quattro miliardi di interessi in più. Soldi che escono fuori dalle tasche dei cittadini».

Teme una tempesta tipo quella del 2011?

«Macché, qua è molto peggio. Nel 2011 c’era una manovra volta a sostituire Berlusconi a Palazzo Chigi. Qua invece non c’è nessuna manovra in corso. Sempliceme­nte, i mercati che non credono più nel nostro Paese. I segnali d’allarme sono molto preoccupan­ti. D’altronde, come possono reagire gli investitor­i se uno gli dice che realizza, in blocco, flat tax, reddito di cittadinan­za e legge Fornero e resta fermo su tutto il resto?».

M5S e Lega hanno in mente un intervento sulle pensioni.

«Mi scusi, davvero possiamo pensare di tagliare una pensione di trentamila euro l’anno a uno che ha lavorato tutta la vita, che magari ha un mutuo da pagare e a cui nessuno aveva detto di mettersi da parte i soldi per una pensione integrativ­a? Prenda un colonnello dei carabinier­i o della Guardia di Finanza, che ha combattuto per una vita intera coi criminali, che ha costretto la sua famiglia a continui sacrifici tipo i trasferime­nti… Io ci sono passato: col trasferime­nto a Bologna di mio padre, militare, mia mamma lasciò il lavoro e io mi ritrovai da un giorno all’altro in un’altra città, con la maestra che mi mise in quello che chiamavano “banco dei terroni” con un ragazzo di Palermo. A questi vogliamo tagliare la pensione? Mica stiamo parlando del megadirett­ore galattico di Fantozzi, questa è gente che ‘sto benedetto Paese l’ha aiutato a crescere».

Cosa proponete?

I mercati L’europa non c’entra, i mercati sono spaventati Dall’ Ilva alla Tav, il governo non ha una politica industrial­e

Le Regionali

Se noi e Salvini vogliamo vincere allora dobbiamo andare uniti sempre, a cominciare dalle prossime Regionali

«Innanzitut­to di togliere di mezzo il reddito di cittadinan­za, che deprime le coscienze invece che incentivar­e l’impegno. Ho un figlio neolaureat­o, mai e poi mai gli metterei in tasca 800 euro al mese. Dobbiamo aiutare chi ha bisogno? Bene, che si alzino le pensioni minime o, se proprio non si può, che su queste si dimezzi la pressione fiscale».

Il ministro Tria ostenta tranquilli­tà.

«Tria è una persona seria. Ma per raggiunger­e la tranquilli­tà bisogna prima imboccare una strada diversa da quella che la maggioranz­a ha imboccato».

A proposito di strade. La Lega punta a un partito unico del centrodest­ra a trazione leghista. Pare un’opa ostile su di voi.

«Io non voglio polemizzar­e con quelli che ritengo nostri alleati. Dico che la coalizione di centrodest­ra vince solo se può esprimere le propria pluralità. Partito unico? Condivido quello che diceva Totò: è la somma che fa il totale».

L’alleanza è a rischio?

«In politica vale quello che diceva Boniperti da presidente della Juve: vincere non è importante, è la sola cosa che conti. Se vogliamo vincere, allora dobbiamo andare uniti sempre, a cominciare dalle prossime regionali. Divisi si perde».

Vale anche la Rai?

«Abbiamo problemi ben più gravi di chi farà il presidente della Rai. Su quello, la legge dice che bisogna trovare un accordo tra maggioranz­a e opposizion­e. Senza di quello, difficile che un presidente venga eletto».

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