Corriere della Sera

QUANTI RIDONO DELLE DISGRAZIE (DEGLI ALTRI)

- di Aldo Grasso

Lo sventurato festeggiò. A Livorno, al telefono, c’era chi si diceva pronto a brindare per l’alluvione del settembre 2017 che provocò otto morti: sacchi di sale pagati a peso d’oro, la gara per il servizio di allerta meteo truccata. E intercetta­zioni con una frase agghiaccia­nte: «Brinderemo all’alluvione». C’è questo e altro nelle accuse che hanno portato agli arresti di Riccardo Stefanini, ex coordinato­re della protezione civile del Comune di Livorno (già nei guai per l’accusa Vergogna Hanno riso a Livorno dopo l’alluvione, a L’aquila dopo il terremoto Per il crollo a Genova? di peculato) ed Emanuele Fiaschi, imprendito­re e titolare della ditta Tecnospurg­hi. Qualcosa del genere era già successo a L’aquila per il terremoto del 2009. Francesco Piscicelli e suo cognato Pierfrance­sco Gagliardi ridevano alla notizia del terremoto che aveva appena devastato L’aquila, parlando degli «affari» che si sarebbero potuti fare in Abruzzo con la ricostruzi­one. Altre sinistre risate sono state intercetta­te in Emilia, dopo il terremoto del 2012: le cosche calabresi pregustava­no i soldi della ricostruzi­one. A Genova, qualcuno sta ridendo? Ormai, di fronte alle immani tragedie, non c’è più ritegno, non c’è più rispetto: il sipario è sempre aperto. Ma questi sono solo sventurati che ridono delle sventure altrui? Sono solo delinquent­i che cercano di trasformar­e i disastri in opportunit­à? Sì, certo. Mai dimenticar­e, però, che le grandi fortune di alcuni — tutte, o quasi tutte — nascono da una rovina altrui.

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