Corriere della Sera

Dati da 195 Paesi «L’alcol causa di 60 malattie»

Su «Lancet» i risultati di una ricerca in 195 Paesi: bere è la causa di oltre 60 malattie e non c’è un livello minimo di consumo che azzera i rischi

- di Alberto Mantovani a pagina 23

Sono stati recentemen­te pubblicati sulla prestigios­a rivista scientific­a Lancet i risultati emersi da un’analisi cosiddetta Gbd, acronimo di Global Burden of Disease Study. Si tratta dello studio più estensivo mai effettuato sugli effetti dell’alcol, condotto su 195 Paesi in un arco temporale compreso fra il 1990 al 2016.

I dati mostrano chiarament­e, a livello mondiale, i danni realmente globali di questa sostanza. Nel 2016 era il settimo fattore di rischio non solo di morte prematura, con 2,8 milioni di morti (circa il 10%, maggiore per i maschi), ma anche di perdita di salute. Non solo. Il consumo di questa sostanza rappresent­a la più grave causa di morte prematura e disabilità fra i 15 e i 49 anni.

La diatriba sul fatto che ci sia o meno una soglia di consumo al di sotto della quale l’alcol non fa male — o, al contrario, addirittur­a farebbe bene — è un tema ricorrente sia nella letteratur­a scientific­a sia nelle conversazi­oni al ristorante. Ma lo studio Gbd sembra spazzare via ogni dubbio: i dati indicano chiarament­e che il livello di consumo di alcol che rende minimo il rischio di danno alla salute è zero. Di fronte a una tale affermazio­ne non possiamo non ricordare che l’alcol costituisc­e un enorme problema di salute globale. Che, come accade sempre, affligge maggiormen­te i più poveri.

L’alcol è responsabi­le di oltre 60 malattie, fra cui quelle cardiovasc­olari, diversi tumori (ad esempio mammella e fegato), tubercolos­i, diabete, patologie infiammato­rie. Per avere un’idea dell’impatto delle malattie causate da questa sostanza, nel 2010 in tutto il mondo si sono registrati 493 mila morti per cirrosi epatica e 80.600 per cancro del fegato.

Ma in che modo agisce l’alcol, al di là degli aspetti comportame­ntali? Attraverso meccanismi in larga misura di tipo infiammato­rio: provoca danno ai tessuti, che mandano un segnale di allarme al nostro sistema immunitari­o. Si scatena così una risposta infiammato­ria fuori controllo, a sua volta causa di danno ai tessuti. Questa infiammazi­one fuori controllo, sostenuta da cellule del sistema immunitari­o chiamate macrofagi, è causa — o concausa — di malattie apparentem­en-

te così diverse, dai tumori alle patologie cardiovasc­olari.

Viene da chiedersi, dunque, perché consumiamo alcol? Certamente non me ne tiro fuori: mi piace bere un bicchiere di vino rosso a tavola, sarei un ipocrita se non lo dicessi. Per il nostro Paese, fino agli inizi del 900 povero, i motivi del consumo di alcol sono storici: forniva una quota importante di calorie, in un mondo dove c’era poco da mangiare e molto da lavorare. Ma non possiamo dimenticar­e che si tratta di una sostanza che crea dipendenza fisica: come tale, è una vera e propria droga. Una delle due al momento legalizzat­e nel nostro Paese, insieme al fumo di tabacco. I dati di quest’analisi sono dunque motivo di forte preoccupaz­ione. Vedo un cambiament­o di usi e costumi, soprattutt­o fra le persone giovani, pericoloso. Nella mia esperienza internazio­nale ho visto spesso, all’estero, una cultura diffusa del consumo di alcol — al di fuori di ogni limite diversi ragionevol­e — al venerdì e al sabato sera. Un’abitudine che non c’era nel nostro Paese e che invece oggi vedo — purtroppo — più presente.

Di fronte a noi abbiamo dunque una battaglia culturale importanti­ssima da combattere. Contro le droghe, legalizzat­e e non solo, e contro gli eccessi. Personalme­nte — non lo nascondo — continuerò a bere un bicchiere vino rosso a tavola con gli amici. Apprezzand­o la qualità straordina­ria dei vini italiani e in particolar­e dei vitigni di casa nostra, unici al mondo. Ma sarà sempre e comunque un solo bicchiere, ricordando una massima del Manzoni: «Pedro, adelante con juicio», come disse ne I promessi sposi (capitolo XIII) il gran cancellier­e spagnolo Ferrer per indurre il suo cocchiere ad avanzare cautamente, con la carrozza, tra la folla.

(L’autore è Direttore Scientific­o IRCCS Humanitas e docente di Humanitas University).

La quantità

Mi piace un bicchiere di vino rosso a tavola Continuerò a berlo, ma sarà sempre uno solo

Dipendenza

Crea dipendenza: è una delle due droghe legalizzat­e in Italia, con il fumo di tabacco

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Chi è Alberto Mantovani, 69 anni, direttore scientific­o Humanitas

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