Corriere della Sera

Roventini: sì all’assegno minimo, flat tax «scellerata»

- Enrico Marro

Il sostegno a chi non ha lavoro spinge la crescita. La tassa piatta invece è un regalo ai ricchi e ci esporrebbe al rischio mercati

ROMA «C’è una situazione di tensione sui mercati. Per questo bisogna fare molta attenzione agli annunci che si fanno e alle politiche che si mettono in campo». Andrea Roventini, professore di economia alla Scuola Superiore Sant’anna di Pisa, era stato designato dai 5 Stelle in campagna elettorale per fare il ministro dell’economia. Poi le cose sono andate diversamen­te e oggi Roventini, da accademico, precisando di non avere rapporti organici con i 5 Stelle, entra nel merito del dibattito sulla manovra. Boccia la flat tax mentre incoraggia il governo ad andare avanti sul reddito di cittadinan­za.

Professore, lo spread sale e il Pil che rallenta. Su cosa bisognereb­be puntare nella manovra?

«Proprio perché il Pil sta frenando e la crescita italiana è tra le più basse dell’unione europea, la priorità dovrebbe essere il rilancio della crescita con un aumento della domanda e della produttivi­tà. Si tratta di concentrar­e le risorse limitate su queste politiche, evitando la flat tax, che non rilancia la crescita e costa moltissimo».

I sostenitor­i della tassa piatta, Lega in prima fila, sostengono che essa si ripaghereb­be da sola, grazie alla maggior crescita.

«Qualsiasi economista di buon senso e che abbia un minimo di basi sa che è una bufala. La flat tax è un intervento sconsidera­to: costa tantissimo e non stimola la crescita. Un regalo ai ricchi che aumenta la disuguagli­anza. Dato il suo costo e il suo impatto limitato andrebbe assolutame­nte evitata in un clima di turbolenza sui mercati».

Anche l’altra proposta, quella del reddito di cittadinan­za (780 euro al mese) dei 5 Stelle, costerebbe molto.

«Un costo molto più basso della flat tax, ma più efficace per la crescita. Intanto cominciamo col potenziare i Centri per impiego: una riforma struttural­e che può migliorare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Se poi ci sono le risorse, si può realizzare il reddito di cittadinan­za».

Veniamo alle pensioni.

«Non sono favorevole a uno stravolgim­ento della Fornero. Credo che vada modificata al margine, solo per tutelare i lavoratori più deboli: le donne, i lavoratori precoci e chi svolge lavori usuranti. Modifiche che non hanno un costo elevato».

A proposito dei costi, non è ancora chiaro se il governo rispetterà la regola Ue del deficit non superiore al 3%.

«C’è un consenso unanime tra gli economisti che sia una regola arbitraria. Ma finché c’è, meglio rispettarl­a. Il governo dovrebbe trattare con Bruxelles per ampliare i margini di manovra. Ma la soglia del 3% non va superata: le reazioni dei mercati potrebbero essere imprevedib­ili».

Si sente più fortunato o rammaricat­o di non essere ministro dell’economia?

«Né fortunato né rammaricat­o: non avrei mai potuto avallare riforme scellerate come la flat tax».

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