Macron prova a giocarsi la carta Cohn-bendit: c’è un posto nel governo
L’intellettuale, ex leader del ’68, rimpiazzerebbe Hulot
PARIGI A 73 anni, dopo una vita passata a contestare i potenti e poi a consigliarli ma senza mai diventare uno di loro, Daniel Cohn-bendit potrebbe entrare nel governo francese come ministro dell’ecologia al posto del dimissionario Nicolas Hulot. Oggi incontrerà all’eliseo il suo amico Emmanuel Macron e insieme prenderanno una decisione.
«Diventare ministro non è la mia tazza di té, ma allo stesso tempo...», ha detto Cohnbendit strizzando l’occhio alla consueta espressione di Macron, quell’«en même temps» che serve al presidente per dirsi di destra e allo stesso tempo di sinistra e per tentare ogni genere di sintesi. «So di comparire su una lista di personalità che potrebbero succedere a Nicolas Hulot. Questo weekend mi vedrò con Macron e ne parleremo. Bisogna aiutare il governo a riprendere l’iniziativa sulla transizione ecologica», ha aggiunto l’ex leader del Sessantotto alla radio Europe 1, con la quale collabora come commentatore sui temi politici ma soprattutto come esperto di calcio.
Negli ultimi tempi Cohnbendit ha fatto un passo indietro rispetto all’impegno politico in prima persona. Dopo avere occupato un seggio al Parlamento europeo nel gruppo ecologista per 19 anni, nel 2014 Cohn-bendit ha preferito lasciare Strasburgo ma è rimasto molto attivo come intellettuale impegnato a favore della causa europeista ed è diventato il più stretto consigliere ufficioso di Macron sull’europa, sin dall’inizio della campagna per l’eliseo.
«Macron è un fuoriclasse come Zidane», diceva Cohnbendit ancora prima che il suo protetto conquistasse l’eliseo. Di lui Cohn-bendit ammira il coraggio di avere fatto del rilancio della Ue il terreno di scontro e di vittoria contro Marine Le Pen, e condivide anche quel superamento della divisione tra destra e sinistra «che ormai rappresenta un manicheismo senza capo né coda».
Cohn-bendit era a fianco del futuro presidente alla famosa cena alla Rotonde di Montparnasse la sera del 23 aprile 2017, quando Macron vinse il primo turno e si fece criticare per avere festeggiato con troppo anticipo e sicurezza di sé. In quell’occasione Cohn-bendit difese Macron — «voleva solo ringraziare i giovani volontari» —, come gli accade spesso ma non sempre.
Fedele prima di tutto alla sua eterna esigenza di libertà, Cohn-bendit non nega critiche a Macron, per esempio quando il presidente rimbrottò in pubblico un ragazzino che lo aveva chiamato «Manu» invece che «Monsieur le Président», nel giugno scorso. «Lì Macron ha sbagliato — disse —, non si mortifica così un ragazzino, semmai lo si invita a discutere assieme ai suoi amici». Macron appare poi come attore, nella parte di sé stesso, nel documentario La Traversée che Cohn-bendit ha portato all’ultimo Festival di Cannes assieme all’ex compagno
All’eliseo
Il presidente ha convocato l’ex europarlamentare per discutere la proposta
Rapporto consolidato Cohn-bendit è già uno dei principali consiglieri ufficiosi di Macron sui temi europei
di lotte Romain Goupil, nel cinquantesimo anniversario del Sessantotto.
Il rapporto tra i due è di tale franchezza e fiducia che Macron potrebbe davvero convincere l’ex scapigliato Cohnbendit ad assumere responsabilità di governo. Quando Hulot si è dimesso a sorpresa, martedì scorso, Cohn-bendit ha commentato così: «Si è scoraggiato un po’ troppo presto, è vero che ci sono le lobby ma si può sempre tentare qualcosa». Sognatore ai tempi della rivolta studentesca, negli anni Cohn-bendit è diventato pragmatico, cocciuto e ottimista. Macron potrebbe affidargli l’ecologia e soprattutto chiedergli una mano sull’europa e le elezioni della primavera 2019, ovvero secondo il presidente la battaglia decisiva tra «progressisti» e «nazionalisti» di tutti i Paesi Ue.