La musica si divide (ancora) su Israele
ascolto alle sirene che l’hanno supplicata di annullare la partecipazione al festival musicale organizzato da un kibbutz in Galilea, dove avrebbe dovuto esibirsi il 7 settembre.
Anche se assicura che la decisione non è politica – «verrò quando potrò salire sul palco sia in Israele sia in Palestina» – ha finito con il dare ascolto ai propagandisti del movimento BDS (Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni). Roger Waters da ex bassista dei Pink Floyd è tra i volti più celebri della campagna internazionale contro lo Stato ebraico e ha lanciato un appello a Lana Del Rey attraverso Facebook. Le sue pressioni e quelle dei gruppi pro-palestinesi in passato hanno convinto a cassare gli show anche Lorde, Elvis Costello, Natalie Imbruglia, Gil Scottheron. Spesso la giustificazione fornita è tecnica, a volte le date an- nunciate e sparite sono il risultato di incomprensioni, pochi sfruttano l’incidente per dichiarazioni politiche. In ogni caso il movimento BDS dichiara vittoria.
Quello che irrita di più i fan israeliani sono le esitazioni. O come l’ha messa John Lydon in stile Sex Pistols prima di un concerto a Tel Aviv: «Promettere lo spettacolo e poi scappare è disgustoso. Israeliani vi amiamo, quanto al vostro governo che vada...». Come lui altre star non hanno mai fatto marcia indietro – malgrado gli avvertimenti, le petizioni e per qualcuno le minacce di morte: tra gli altri Paul Mccartney, Madonna, i Rolling Stones, i Radiohead, Elton John, Rihanna, Britney Spears, Justin Bieber, i Depeche Mode, i Chainsmokers. @dafrattini