La protesta degli architetti: concorso di idee
Il dibattito sull’idea di Renzo Piano. Portoghesi: «Evitare gli errori del passato»
ROMA L’offerta di un progetto per il nuovo ponte sul Polcevera fatta da Renzo Piano viene apprezzata nel mondo dell’architettura. Anche chi ha criticato la gestione del post emergenza e della ricostruzione ha sempre premesso di valutare positivamente il gesto del grande progettista genovese.
«Comprendo l’iniziativa di Renzo Piano — dice Paolo Portoghesi, autore della Grande Moschea di Roma — che come cittadino di Genova si è fatto avanti. Ma è scandaloso che nessuno parli di fare un concorso architettonico e di una gara per l’appalto dei lavori. Lo impone la legge e i ritardi a cui si pensa non sono che alibi. I governanti di oggi dicevano di voler innovare, ma stanno facendo come gli altri con le varie emergenze, cominciando dai terremoti».
Il presidente dell’ordine degli architetti romani, Flavio Mangione, rappresenta ben 18 mila professionisti. È polemico. «invece di donare un progetto, il senatore Piano avrebbe dovuto porre a Palazzo Madama il problema-chiave riguardante le varie competenze. Solo sapendo chiaramente chi e come deve muoversi si potrà procedere nella ricostruzione. Si vuole dare l’incarico a Piano? Ci tureremo il naso per l’infrazione alle regole. Ma si dovrebbe aprire subito un concorso, si può chiudere in tempi brevi. L’importante è che ci sia chiarezza».
Domani l’inarch (Istituto nazionale di architettura) spedirà al governo, al presidente della Liguria Toti e al sindaco di Genova una lettera aperta a difesa «della memoria di Morandi» e di protesta perché finora non è stata presa in considerazione l’ipotesi di salvaguardare la parte del viadotto non danneggiata, ricostruendo quanto è crollato.
Il presidente Andrea Margaritelli accoglie favorevolmente «l’apertura di una discussione su un nuovo ponte fatta da Renzo Piano, che non credo intenda bypassare la procedura del concorso: garantisce la qualità architettonica, ma bisogna procedere in tempi stretti». Anche Amedeo Schiattarella, che guida l’inarch di Roma, considera l’offerta di Piano «una sollecitazione ad aprire un confronto architettonico» sulla ricostruzione del ponte di Genova. «L’unica strada possibile è quella del concorso, lo diciamo da sempre. La storia dell’emergenza ha fatto spesso grandi guai».
Franco Purini, professore emerito alla Sapienza, ha una posizione articolata: «Un concorso sarebbe la cosa migliore: è democratico e suscita una ricerca collettiva. Sarebbe bello che Renzo Piano promuovesse proprio a Genova una discussione pubblica sul futuro del viadotto Morandi. Un incarico diretto presenta sempre dei rischi, ma oggi c’è un’emergenza in campo che ci spinge ad accettare anche questo».
Infine, Piero Sartogo, progettista dell’ambasciata italiana a Washington, teme le «perdite di tempo legate alle procedure concorsuali». Meglio sarebbe, secondo l’architetto romano, sollecitare proposte ad alcuni grandi professionisti e sceglierne poi una. «Anche Piano, del resto, ha parlato di un lavoro corale per ridare a Genova il suo ponte».
L’ordine
Il presidente romano Mangione: «Chiarezza sulle competenze per capire come muoversi»