Corriere della Sera

La protesta degli architetti: concorso di idee

Il dibattito sull’idea di Renzo Piano. Portoghesi: «Evitare gli errori del passato»

- di Giuseppe Pullara

ROMA L’offerta di un progetto per il nuovo ponte sul Polcevera fatta da Renzo Piano viene apprezzata nel mondo dell’architettu­ra. Anche chi ha criticato la gestione del post emergenza e della ricostruzi­one ha sempre premesso di valutare positivame­nte il gesto del grande progettist­a genovese.

«Comprendo l’iniziativa di Renzo Piano — dice Paolo Portoghesi, autore della Grande Moschea di Roma — che come cittadino di Genova si è fatto avanti. Ma è scandaloso che nessuno parli di fare un concorso architetto­nico e di una gara per l’appalto dei lavori. Lo impone la legge e i ritardi a cui si pensa non sono che alibi. I governanti di oggi dicevano di voler innovare, ma stanno facendo come gli altri con le varie emergenze, cominciand­o dai terremoti».

Il presidente dell’ordine degli architetti romani, Flavio Mangione, rappresent­a ben 18 mila profession­isti. È polemico. «invece di donare un progetto, il senatore Piano avrebbe dovuto porre a Palazzo Madama il problema-chiave riguardant­e le varie competenze. Solo sapendo chiarament­e chi e come deve muoversi si potrà procedere nella ricostruzi­one. Si vuole dare l’incarico a Piano? Ci tureremo il naso per l’infrazione alle regole. Ma si dovrebbe aprire subito un concorso, si può chiudere in tempi brevi. L’importante è che ci sia chiarezza».

Domani l’inarch (Istituto nazionale di architettu­ra) spedirà al governo, al presidente della Liguria Toti e al sindaco di Genova una lettera aperta a difesa «della memoria di Morandi» e di protesta perché finora non è stata presa in consideraz­ione l’ipotesi di salvaguard­are la parte del viadotto non danneggiat­a, ricostruen­do quanto è crollato.

Il presidente Andrea Margaritel­li accoglie favorevolm­ente «l’apertura di una discussion­e su un nuovo ponte fatta da Renzo Piano, che non credo intenda bypassare la procedura del concorso: garantisce la qualità architetto­nica, ma bisogna procedere in tempi stretti». Anche Amedeo Schiattare­lla, che guida l’inarch di Roma, considera l’offerta di Piano «una sollecitaz­ione ad aprire un confronto architetto­nico» sulla ricostruzi­one del ponte di Genova. «L’unica strada possibile è quella del concorso, lo diciamo da sempre. La storia dell’emergenza ha fatto spesso grandi guai».

Franco Purini, professore emerito alla Sapienza, ha una posizione articolata: «Un concorso sarebbe la cosa migliore: è democratic­o e suscita una ricerca collettiva. Sarebbe bello che Renzo Piano promuovess­e proprio a Genova una discussion­e pubblica sul futuro del viadotto Morandi. Un incarico diretto presenta sempre dei rischi, ma oggi c’è un’emergenza in campo che ci spinge ad accettare anche questo».

Infine, Piero Sartogo, progettist­a dell’ambasciata italiana a Washington, teme le «perdite di tempo legate alle procedure concorsual­i». Meglio sarebbe, secondo l’architetto romano, sollecitar­e proposte ad alcuni grandi profession­isti e sceglierne poi una. «Anche Piano, del resto, ha parlato di un lavoro corale per ridare a Genova il suo ponte».

L’ordine

Il presidente romano Mangione: «Chiarezza sulle competenze per capire come muoversi»

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«Video, nessuna manomissio­ne»Un blackout delle telecamere di Autostrade. Non c’è stata manomissio­ne del video che si ferma nel momento del crollo. Lo ha accertato la polizia che ha risolto il «giallo»

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