Viganò torna all’attacco: nuove accuse al Pontefice
L’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò, che ha chiesto le dimissioni del Papa accusandolo di aver ignorato gli abusi sessuali commessi dall’ex cardinale Mccarrick, ha rilanciato i suoi attacchi affidando a un sito la sua verità sull’incontro del 2015, durante un viaggio papale in Usa, tra Francesco e Kim Davis, la funzionaria di una contea del Kentucky arrestata nel 2014 perché si era rifiutata di registrare le nozze tra due gay. «Il Papa sapeva chi era — sostiene Viganò —. Non è vero che la feci entrare io senza dirglielo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA che non sia stato ben compreso il lavoro del Revisore Generale, di fatto equiparabile alla Corte dei Conti, presente in Italia e in altri Paesi come la Francia e la Germania, oppure all’auditor General dei Paesi anglosassoni, o al Comptroller General che opera in altri. Hanno tutti in comune il compito di vigilare sulla gestione delle pubbliche amministrazioni. Ma, mentre questi organi in altri Paesi funzionano già da molto tempo, in Vaticano l’introduzione di una simile figura è avvenuta solo nel 2015 per volere di papa Francesco».
Che anno è stato per lei questo dell’allontanamento e dell’inchiesta?
«Molto duro, per me e per la mia famiglia. Quelle accuse hanno avuto una ricaduta pesante anche sul piano lavorativo. Per incarichi che avrei potuto assumere a livello internazionale mi sono sentito dire che sarebbe stato difficile giustificare la scelta di una persona qualificata ma anche chiacchierata per via delle vicende vaticane. Anche per questo, per salvaguardare la mia immagine professionale, ho lavorato con i miei legali, gli avvocati Lorenzo Fiorani e Gianfranco Di Simone, per fare emergere a tutti i costi la verità su di me e sull’ufficio che ricoprivo».
Ci sono voci su varie iniziative di riforma delle istituzioni vaticane e su cambiamenti anche nel settore economico: lei che cosa ne sa?
«Stando fuori non sono aggiornato. Ero a conoscenza che tra il 2018 e il 2019 sarebbe stata definita la nuova costituzione di riforma della Curia ma non penso che questo riguarderà i nuovi organismi attivati dal Papa nel 2014 riguardanti l’economia. Per quanto riguarda l’area dove operavo io, ritengo che gli statuti del Consiglio per l’economia, della Segreteria per l’economia e del Revisore Generale potrebbero essere migliorati ma non sostanzialmente modificati».
In un’intervista recente alla Reuters il Papa si diceva preoccupato della gestione degli immobili da parte dell’apsa: lei ne sa qualcosa?
«Posso solo dire che l’argomento era stato portato alla sua attenzione».
Un anno addietro lei dichiarò che sarebbe tornato volentieri a fare il suo lavoro. Lo pensa ancora?
Le accuse cadute Non punto il dito contro nessuno, ma è stato un periodo molto duro per me e per la mia famiglia
«Lo penso ancora. Non mi piace lasciare le cose incomplete e considero un privilegio contribuire al rinnovamento del sistema amministrativo gestionale dello Stato della Città del Vaticano, ma come può immaginare questo ritorno non dipende da una mia decisione. Avevo auspicato che il Papa potesse approfondire la questione e mi pare che sia successo proprio questo e di ciò sono soddisfatto. Penso che un mio eventuale rientro possa essere utile non solo per dare continuità al lavoro iniziato ma soprattutto per consolidare una istituzione nuova che necessita di essere portata verso un regime di normalità».