«LO STATO SIAMO NOI» IL CASO BAGNOLI, ESEMPIO DI NEGAZIONE DEL DIRITTO PUBBLICO
«Ora lo Stato siamo noi». Cosa intendeva Di Maio? Chiunque può legittimamente dirla, questa frase. Ma altra cosa è dirla alla maniera del Re Sole. C’è differenza, infatti, tra essere Stato e esserne il proprietario. Il caso Bagnoli, area industriale di Napoli da decenni in attesa di bonifica, aiuta a capire in quale direzione stiamo andando. In sostituzione di Salvo Nastasi, commissario nominato da Renzi, il governo ha designato Francesco Floro Flores. Nastasi è un alto dirigente dello Stato. Floro Flores è un imprenditore. Si discute molto, in sede locale, sugli aspetti personali della vicenda: su Floro Flores che gestisce l’arena flegrea, struttura controllata dal Comune, e assume il fratello del sindaco de Magistris, probabile alleato del M5S alle regionali. Ma il punto non è questo. Un commissario straordinario dovrebbe «rappresentare» lo Stato, o perché ne è parte della struttura funzionale, e di solito si sceglie un prefetto; o perché è un eletto del popolo, e talvolta si ricorre, come a Genova, al governatore regionale. Nel caso di Floro Flores, invece, la sua statualità, per così dire, risiede unicamente nell’essere stato scelto da Di Maio. In termini tecnici, Carlo Iannello, docente di diritto Costituzionale, la mette così. «Solitamente il commissariamento, di cui talvolta si abusa, è criticato perché stravolge le competenze amministrative ordinarie e le attribuisce allo Stato centrale. Ma ora, nominando in quel ruolo un privato, si attribuiscono un potere amministrativo delicatissimo e una funzione pubblica primaria a un soggetto che non ha alcun rapporto organico con l’amministrazione». Se siamo alla negazione del diritto pubblico, si vedrà. Fanno riflettere, però, le prime dichiarazioni di Floro Flores. Conosce il problema Bagnoli? Risposta: «Ci passo spesso, faccio quella strada per andare al lavoro». Se è così, la direzione è sbagliata.