Corriere della Sera

Ilva, dal 2020 stop alle polveri Si tratta per azzerare gli esuberi

Cimolai: «Tempi rispettati per la copertura dei parchi» ma difficile anticipare al 2019

- DAL NOSTRO INVIATO Michelange­lo Borrillo

TARANTO La speranza, a Taranto, è che l’anno scolastico che comincerà a breve sia l’ultimo con le scuole chiuse per inquinamen­to. Nei giorni in cui spira da nord-ovest al quartiere Tamburi, il vento porta polveri pericolose, Pm10 e benzo(a)pirene. Tanto da aver fatto saltare, lo scorso anno, una decina di giorni di scuola, come prescritto dalle ordinanze del sindaco Rinaldo Melucci: perché nei «Wind days», così li chiamano, è meglio respirare lo stretto indispensa­bile. Almeno fino a quando quelle polveri continuera­nno ad alzarsi. Per evitarlo, l’autorizzaz­ione integrata ambientale del 4 agosto 2011 prevedeva che il Parco minerale e il Parco fossile dell’ilva venissero coperti. I lavori sono partiti solo nello scorso febbraio, a 7 anni di distanza. E dopo 7 mesi, dall’esterno dello stabilimen­to di Taranto sono già visibili le otto torri provvisori­e: 4 basse, di 15 metri l’una, altre 4 molto più alte, 80 metri, tanto che uscendo dalla città la prospettiv­a le fa sembrare più alte dei camini, quelli da cui si alzano i fumi. Non è così, il camino più alto si arrampica in cielo per 210 metri, ma è bello pensare che quelle torri lo sovrastino visivament­e. Del resto sono state innalzate a difesa della città, serviranno a sollevare la parte superiore della copertura. Cosicché le polveri non possano più svolazzare nell’aria di Taranto.

Dopo 7 anni di inerzia, adesso tutti vogliono la copertura. Anche nel parere del ministero dell’ambiente, arrivato nelle scorse ore sulla scrivania del vice premier Luigi Di Maio, è scritto che nel piano ambientale si può fare qualcosa in più, «la copertura dei parchi minerali nel più breve tempo possibile». L’addendum ambientale di Arcelormit­tal prevede già l’anticipo della conclusion­e dei lavori dal 2023 al 31 gennaio 2020, esattament­e due anni dopo l’inizio. Comprimere ulteriorme­nte i tempi, magari arrivando all’inizio dell’anno scolastico 2019-20, sembra difficile. Per ora, dalla Cimolai, l’azienda friulana che si occupa dei lavori, si limitano a dire che in questi primi 7 mesi i tempi sono stati rispettati: «Le attività di costruzion­e della struttura metallica — spiega Marco Sciarra, direttore tecnico dei lavori — procedono come da programma. Le torri sono state installate a fine luglio, dopo che a giugno era partito l’intervento di messa in sicurezza della falda superficia­le».

Si tratterà, a lavori terminati, di un’opera ingegneris­tica di caratura mondiale: l’estensione complessiv­a dei due Parchi sarà pari a quella di 56 campi di calcio. L’investimen­to è di 300 milioni di euro, a carico di Am Investco (la cordata guidata da Arcelormit­tal), ma la somma è anticipata dall’amministra­zione straordina­ria di Ilva, attingendo ai fondi dei Riva sequestrat­i dalla Procura di Milano; verrà poi rimborsata da Am Investco entro 90 giorni dalla definitiva acquisizio­ne dell’ilva. All’interno del cantiere, che domani sarà visitato per la prima volta dai sindacati, lavorano in 90, ma presto la forza lavoro salirà a 150 unità.

Il tema ambientale, ovviamente, è solo un aspetto della vicenda Ilva. L’altro è quello occupazion­ale che da mercoledì prossimo tornerà al tavolo convocato da Di Maio al Mise. I sindacati spingono per zero esuberi, Arcelormit­tal non va oltre le 10.500 assunzioni. Per gli altri 3mila (i dipendenti sono 13.522) si sta lavorando per garantire almeno 2.500 esodi incentivat­i. Per l’11 settembre è già proclamato uno sciopero che «resta confermato», ha spiegato ieri la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan: «Ma se l’incontro finalmente convocato dal ministro dovesse andare bene, saremmo tutti felici».

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 ??  ?? Le torri Dall’esterno dello stabilimen­to di Taranto sono già visibili le otto torri provvisori­e che serviranno a coprire i parchi minerali dell’ilva. Ce ne sono quattro di 15 metri l’una e altre quattro molto più alte (nella foto in alto) di 80 metri, tanto che uscendo dalla città la prospettiv­a le fa sembrare più alte dei camini dello stabilimen­to. A sinistra il rendering dell’opera
Le torri Dall’esterno dello stabilimen­to di Taranto sono già visibili le otto torri provvisori­e che serviranno a coprire i parchi minerali dell’ilva. Ce ne sono quattro di 15 metri l’una e altre quattro molto più alte (nella foto in alto) di 80 metri, tanto che uscendo dalla città la prospettiv­a le fa sembrare più alte dei camini dello stabilimen­to. A sinistra il rendering dell’opera

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