Ilva, dal 2020 stop alle polveri Si tratta per azzerare gli esuberi
Cimolai: «Tempi rispettati per la copertura dei parchi» ma difficile anticipare al 2019
TARANTO La speranza, a Taranto, è che l’anno scolastico che comincerà a breve sia l’ultimo con le scuole chiuse per inquinamento. Nei giorni in cui spira da nord-ovest al quartiere Tamburi, il vento porta polveri pericolose, Pm10 e benzo(a)pirene. Tanto da aver fatto saltare, lo scorso anno, una decina di giorni di scuola, come prescritto dalle ordinanze del sindaco Rinaldo Melucci: perché nei «Wind days», così li chiamano, è meglio respirare lo stretto indispensabile. Almeno fino a quando quelle polveri continueranno ad alzarsi. Per evitarlo, l’autorizzazione integrata ambientale del 4 agosto 2011 prevedeva che il Parco minerale e il Parco fossile dell’ilva venissero coperti. I lavori sono partiti solo nello scorso febbraio, a 7 anni di distanza. E dopo 7 mesi, dall’esterno dello stabilimento di Taranto sono già visibili le otto torri provvisorie: 4 basse, di 15 metri l’una, altre 4 molto più alte, 80 metri, tanto che uscendo dalla città la prospettiva le fa sembrare più alte dei camini, quelli da cui si alzano i fumi. Non è così, il camino più alto si arrampica in cielo per 210 metri, ma è bello pensare che quelle torri lo sovrastino visivamente. Del resto sono state innalzate a difesa della città, serviranno a sollevare la parte superiore della copertura. Cosicché le polveri non possano più svolazzare nell’aria di Taranto.
Dopo 7 anni di inerzia, adesso tutti vogliono la copertura. Anche nel parere del ministero dell’ambiente, arrivato nelle scorse ore sulla scrivania del vice premier Luigi Di Maio, è scritto che nel piano ambientale si può fare qualcosa in più, «la copertura dei parchi minerali nel più breve tempo possibile». L’addendum ambientale di Arcelormittal prevede già l’anticipo della conclusione dei lavori dal 2023 al 31 gennaio 2020, esattamente due anni dopo l’inizio. Comprimere ulteriormente i tempi, magari arrivando all’inizio dell’anno scolastico 2019-20, sembra difficile. Per ora, dalla Cimolai, l’azienda friulana che si occupa dei lavori, si limitano a dire che in questi primi 7 mesi i tempi sono stati rispettati: «Le attività di costruzione della struttura metallica — spiega Marco Sciarra, direttore tecnico dei lavori — procedono come da programma. Le torri sono state installate a fine luglio, dopo che a giugno era partito l’intervento di messa in sicurezza della falda superficiale».
Si tratterà, a lavori terminati, di un’opera ingegneristica di caratura mondiale: l’estensione complessiva dei due Parchi sarà pari a quella di 56 campi di calcio. L’investimento è di 300 milioni di euro, a carico di Am Investco (la cordata guidata da Arcelormittal), ma la somma è anticipata dall’amministrazione straordinaria di Ilva, attingendo ai fondi dei Riva sequestrati dalla Procura di Milano; verrà poi rimborsata da Am Investco entro 90 giorni dalla definitiva acquisizione dell’ilva. All’interno del cantiere, che domani sarà visitato per la prima volta dai sindacati, lavorano in 90, ma presto la forza lavoro salirà a 150 unità.
Il tema ambientale, ovviamente, è solo un aspetto della vicenda Ilva. L’altro è quello occupazionale che da mercoledì prossimo tornerà al tavolo convocato da Di Maio al Mise. I sindacati spingono per zero esuberi, Arcelormittal non va oltre le 10.500 assunzioni. Per gli altri 3mila (i dipendenti sono 13.522) si sta lavorando per garantire almeno 2.500 esodi incentivati. Per l’11 settembre è già proclamato uno sciopero che «resta confermato», ha spiegato ieri la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan: «Ma se l’incontro finalmente convocato dal ministro dovesse andare bene, saremmo tutti felici».