L’assegno versato in banca ora diventa digitale
Ma emissione e circolazione restano cartacee. I consigli dell’abi per evitare le truffe
MILANO Emissione e circolazione restano cartacei, ma una volta versato l’assegno diventa un documento digitale che sostituisce l’originale. È la nuova procedura «Check Image Truncation» (Cit), l’unica utilizzabile dalle banche — dal 9 luglio scorso — per il pagamento degli assegni.
L’abi spiega che la nuova formula non comporta cambiamenti per i clienti fino al momento del versamento, e fornisce alcune indicazioni su ciò che bisogna sapere, tenendo presente che dietro la richiesta di foto di assegni per completare un acquisto, magari a distanza o sul web, spesso si nasconde un tentativo di truffa.
Ecco cosa suggerisce l’associazione bancaria italiana. Quando si emette l’assegno o quando lo si riceve, è importante verificare che sia completo di tutti gli elementi obbligatori: luogo e data; importo in lettere e in cifre; nome del beneficiario; firma del correntista che lo emette o della banca che emette l’assegno circolare. Gli assegni privi di uno di questi requisiti non sono regolari, non possono essere incassati con la nuova procedura Cit e devono essere nuovamente emessi. Per facilitare il processo di digitalizzazione dell’assegno e l’incasso, è bene usare una scrittura quanto più possibile chiara e comprensibile, custodire con cura l’assegno, evitando che si danneggi o si consumi. Se un assegno non viene pagato, la banca non restituisce al cliente l’assegno cartaceo originario (privo di valenza giuridica), ma una copia cartacea conforme al documento elettronico con le informazioni relative al mancato pagamento. Le banche rilasciano una sola copia cartacea conforme che può essere utilizzata dal cliente al posto dell’originale cartaceo.