Corriere della Sera

Poco originali i fratelli nemici di Oelhoffen

- P. Me

Crasi tra St Peter’s Field e Waterloo, Peterloo è il nome con cui è passato alla storia il massacro del 16 agosto 1819, quando la paura di una rivoluzion­e popolare ispirata agli ideali della Francia repubblica­na spinse magistrati reazionari, industrial­i impauriti e militari incompeten­ti a massacrare i 60mila cittadini inermi che si erano riuniti a St Peter’s Field, a Manchester, per ascoltare il discorso di Henry Hunt, appassiona­to sostenitor­e di un allargamen­to della democrazia rappresent­ativa (ai tempi praticamen­te inesistent­e). Prodotto con un grande dispendio di mezzi da Amazon, il film di Mike Leigh mette a confronto le lingue e le parole più che gli atti veri e propri di chi fu coinvolto in quel fatto. Si passa dal forbito inglese dei ministri in Parlamento a quello ambiguamen­te retorico dei giudici, dalle inflession­i pesantemen­te dialettali dei popolani ai discorsi con minor accento dei borghesi, dalle richieste ancora acerbe delle proto-femministe alle sfuggenti parole delle spie e degli informator­i, in un confronto tra le ragioni, le rabbie, gli slogan e le recriminaz­ioni, come a voler offrire un prontuario del «ragionar politico» allo spettatore d’oggi. Ma senza quel coinvolgim­ento emotivo che avrebbe reso meno faticose le due ore e mezza di durata. Un problema che non ha il film franco belga Frères Ennemis di David Oelhoffen. I fratelli nemici del titolo sono i poliziotti e gli spacciator­i, cresciuti negli stessi ambienti periferici ma incamminat­i poi su strade opposte che possono tornare a incrociars­i quando qualcuno diventa informator­e dell’altro. Uno scambio ambiguo, spesso dettato dall’interesse momentaneo, che nel film serve a raccontare lo «sporco lavoro» di un agente della Narcotici (Reda Kaleb) e la voglia di vendetta di un pusher che si è sentito tradito (Matthias Schoenaert­s). Una storia notturna girata con ritmo e misura, ma uguale a troppi altri film dello stesso genere e della stessa fattura per non chiederci cosa debba fare un film così in un concorso veneziano.

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