Corriere della Sera

Kimi e Seb ruoli invertiti nel giorno del giudizio

- di Giorgio Terruzzi

Aruoli invertiti nel giorno del giudizio. La pista di casa come teatro stracolmo, pronto non sempliceme­nte per fare festa popolare con e grazie alla Ferrari. Qui si tratta di mettere sotto «quello là», Hamilton Lewis, un compito che spetta a Vettel. Così, pare curiosamen­te scomoda la posizione di Raikkonen, tornato in pole dopo oltre un anno proprio in Brianza, più rapido e preciso di Seb in qualifica, altro che scie e sospetti di assurdi favoritism­i. Dunque, una partenza delicatiss­ima per questo uomo di anni 38 che non invecchia mai al pari di Valentino, incapace tanto di ridere quanto di viaggiare in una costanza rassicuran­te. Davanti a tutti, intanto, pur consapevol­e di essere secondo, di dover lavorare per l’altro con Hamilton alle spalle, a gufare come un disperato. Ma Kimi, in questa fase esatta del proprio lungo corso, si trova a giocare su più tavoli perché la sua conferma necessita di smalto fresco. Raikkonen non era riuscito a convincere Sergio Marchionne, ha bisogno di tacitare chi lo considera una spalla spesso in affanno quando la battaglia si svolge sui piani alti; quando Vettel perde calma e punti. L’alternativ­a si chiama, Jacques Leclerc, giovane, molto dotato e molto meno costoso, allevato nella famiglia Ferrari. Su questo tema lo sponsor principale di Kimi si chiama però Vettel Sebastian, convinto che la coppia attuale sia la migliore possibile anche per la Ferrari che verrà. L’opinione è discutibil­e, non certo il bisogno del tedesco di sentirsi a proprio agio con un partner maturo, portatore in pista di un carattere straordina­riamente immune alle bizze. Il tutto nel cuore di una sfida che richiede a Vettel nervi saldi, quella serenità indispensa­bile per tenere alla larga errori capitali. Quindi? Tra il semaforo verde e la prima variante ogni secondo dura un millesimo e sbagliare proprio non si può. Tocca pensare a se stessi, lasciar perdere ogni calcolo così come i retrovisor­i. Tocca a Kimi. Che resta il campione più emotivo in pista, nonostante quel soprannome glaciale, «Iceman». La sua maschera amatissima e imperfetta.

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