OBBLIGO VACCINALE E DIALETTICA POLITICA
Ivaccini sono vittima del proprio successo. Grazie a loro, le malattie infettive diminuiscono o scompaiono; ne consegue una ridotta percezione del rischio che conduce a esitazione o rifiuto vaccinale. Se non si ottengono alte coperture vaccinali con la raccomandazione si può ricorrere all’obbligo, che però è spesso causa di controversie politiche e opposizione sociale. Come ho di recente scritto sul British Medical Journal, è importante valutare gli effetti dell’obbligo nel nostro Paese in previsione di una possibile ridefinizione della legge da poco varata. Negli Usa, dove l’obbligo è stato ampiamente utilizzato, diversi studi ne hanno mostrato l’effetto positivo. In Europa, dove l’opposizione è forte, si rilevano simili coperture vaccinali in Paesi che adottano strategie diverse.
Il confronto fra i Paesi risente però del livello di cultura sanitaria della popolazione e dell’efficienza del sistema. In Italia, l’obbligo per 10 vaccini, introdotto lo scorso anno a seguito del declino delle coperture fra il 2013 e il 2015 e dello scoppio di un’epidemia di morbillo, ha contribuito a un aumento delle coperture vaccinali dell’1.2% per l’esavalente e del 4.4% per l’ MPR (morbillo, parotite e rosolia). L’obbligo vaccinale non è però esente da effetti negativi e spesso crea una polarizzazione del dibattito politico, nel quale si inseriscono rumorose minoranze «no/free-vax» che trasformano la dialettica pro o anti-obbligo in uno scontro fra chi è a favore o contro i vaccini. Così in Italia l’obbligo è diventato argomento di aspro confronto nella scorsa campagna elettorale, in cui i partiti di Governo hanno difeso la legge contro le ragioni di parte dell’opposizione. L’accordo fra le forze che hanno vinto le elezioni prevede la revisione della legge, e un’iniziativa parlamentare ne ha proposto la sospensione per un anno. La legge stessa prevede però una valutazione a tre anni dell’obbligo per L’MPR, che sarebbe ragionevole estendere all’esavalente. L’obiettivo ideale di mantenere elevate coperture senza ricorrere all’obbligo è ostacolato dall’alto numero di genitori esitanti non adeguatamente informati. Converrebbe quindi mantenere l’obbligo per assicurare adeguate coperture, fissando i tempi per una seria valutazione costi-benefici della legge. Un’iniziativa che si prefigga di adottare approcci meno coercitivi è legittima, ma dovrebbe essere valutata con cautela, basata su evidenze scientifiche, e supportata da adeguati investimenti. *Dipartimento Malattie Infettive,
Istituto Superiore di Sanità