Come gestire lo stress da rientro al lavoro
Secondo un’indagine dall’american Psychological Association buona parte delle persone dopo le ferie si sente «più stanca di prima» Non è strano, perché la pausa desincronizza i ritmi, per cui occorre ritrovare quelli consueti . E servono una-due settimane
L Inguaribili
C’è pure chi non riesce mai a rilassarsi davvero.
Ad alcuni basta sapere che le ferie prima o poi finiranno per affrontarle con l’angoscia: l’indagine dell’american e vacanze sono passate anche Psychological per quest’anno e siamo di Association nuovo in ufficio. Ma arranchiamo segnala più di quando, a luglio, che il 42% avevamo addosso la rimugina stanchezza di mesi di lavoro. sul rientro Possibile? Sì, eccome: una recente fin dall’inizio indagine dell’american delle vacanze, Psychological Association ha il 28% finisce dimostrato che la maggioranza per portarsi dei lavoratori si ricarica pure dietro davvero quando è in ferie, ma un po’ è altrettanto vero che quasi di lavoro. subito, tornati in città, perdono Tanto che i vantaggi del tanto agognato il 20% sta riposo estivo. Il 33% dice in tensione di sentirsi più positivo e e sotto stress avere più energia quando ritrova perfino i colleghi, il 57% è più in spiaggia motivato e meno stressato,
più produttivo e capace di dare il meglio di sé: sulla linea di partenza quindi siamo pieni di energie, carichi per affrontare l’autunno. Peccato però che per il 25% bastino poche ore alla scrivania per sentirsi sotto pressione come se non l’avessimo mai lasciata. Un altro 40% mantiene l’ottimismo e il benessere per qualche giorno, ma poi si ritrova punto e accapo. E compaiono pure sintomi di disagio, come spiega Ovidio Brignoli, vicepresidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie: «Ci si sente stanchi, irritabili, compaiono disturbi del sonno e difficoltà di concentrazione:
A causare la crisi da rientro è anche la sensazione di essere sopraffatti da tante incombenze, tutte assieme: si cerca di fare tutto subito, invece occorre prendersi il tempo che serve
molti si spaventano, perché pensano che dopo le vacanze dovrebbero sentirsi solo ben riposati. La cosiddetta sindrome da rientro peraltro è in continuo aumento, in passato non era così comune: la società è molto cambiata e oggi il livello di stress a cui si è sottoposti durante l’anno è maggiore, i ritmi sono spesso frenetici e fatichiamo a ricaricarci davvero».
Magari ci riusciamo, perché nelle ferie estive stacchiamo del tutto e cambiamo abitudini. Paradossalmente però si tratta di un’arma a doppio taglio perché poi, tornati in ufficio, è come se avessimo un jet-lag all’ennesima potenza: «La vacanza desincronizza i ritmi, per cui al rientro occorre ritrovare quelli giusti — dice Brignoli —. Servono una o due settimane per riuscirci, ristabilendo innanzitutto un’adeguata alternanza sonno-veglia: un buon sonno è indispensabile per ricaricare corpo e mente, così come una giusta quantità di esercizio, ansiolitico naturale. No invece a eccitanti come il caffè per tenersi su quando ci si sente stanchi o a farmaci come le benzodiazepine per gestire lo stress, potrebbero peggiorare la situazione; molto meglio, invece, trovare il tempo per fare tante piccole pause per allentare la tensione. Sul lavoro siamo spesso in sovraccarico mentale, alzarsi per qualche minuto aiuta a tornare più carichi alla scrivania».
Lo conferma anche la psicologa Monica Bormetti, ideatrice del progetto Smartbreak (si veda a lato): «Si chiama stress recovery routine e il momento del rientro è ottimo per metterla in pratica. Il concetto deriva dall’allenamento degli sportivi e parte dall’idea che per una buona resa è essenziale anche una sufficiente fase di recupero. L’obiettivo è lavorare per picchi, con fasi in cui si è al 100 per cento concentrati su quel che stiamo facendo alternate a periodi brevi in cui ci si distacca completamente dal compito: un generico “mi rilasso un po’ ” in cui le pause non sono ben definite durante le otto ore in ufficio rischia di tenerci continuamente in uno stato intermedio in cui ci si distrae facilmente, si è poco produttivi e anche più affaticati e meno soddisfatti».
L’alternanza dev’essere programmata, insomma, e una delle tecniche più usate è quella del pomodoro: richiede l’uso di un timer da cucina (spesso a forma di pomodoro, appunto) da puntare su 25 minuti quando iniziamo a lavorare, focalizzandoci al massimo sull’obiettivo. Quando suona il timer ci dobbiamo prendere 5 minuti di totale relax, poi si ricomincia il ciclo: così la produttività cresce.
«Una delle ragioni della “crisi” da rientro è anche la sensazione di essere sopraffatti da tante incombenze, tutte assieme: annaspiamo cercando di fare tutto subito, invece dovremmo essere capaci di fermarci, prenderci il tempo che serve — riprende Bormetti —. Per venirne a capo può essere utile anche distinguere l’urgenza e l’importanza delle attività da svolgere, magari aiutandoci con la matrice di Eisenhower (si veda il grafico): tanti impegni che appaiono inderogabili non sempre lo sono davvero».
Per non farsi schiacciare dallo stress da rientro, tuttavia, la soluzione definitiva è forse non sentirsi mai troppo «rientrati»: «Le vacanze estive, più lunghe, sono critiche perché alterano molto le abitudini e vengono caricate di grosse aspettative: il ritorno alla normalità può essere traumatico — fa notare Brignoli —. Prendersi ferie brevi ma frequenti impatta di meno sull’equilibrio generale: anche i fine settimana fuori porta aiutano, perché non costringono al superlavoro prima dello stop, a valigie complicate, a cambiamenti drastici. Sono più facili da gestire ma ci fanno staccare, ricaricandoci davvero».
Che la soluzione, allora, sia prenotare la prossima (però breve) vacanza?
I sintomi
Ci si sente stanchi e irritabili, il sonno è disturbato, è difficile concentrarsi. Questo crea spavento perché invece ci si aspetta di essere ben riposati