Corriere della Sera

In «modalità aereo» un’ora al giorno

- E.M.

Per molti la vacanza ha significat­o anche separarsi un po’ dal mondo digitale, per assaporare la Joy of Missing Out, la gioia del perdersi qualcosa, come è stata ribattezza­ta da Sundar Pichai, amministra­tore delegato di Google, in contrappos­izione alla Fear of Missing Out, la paura di rimanere disconness­i. Le ferie offline sono un bisogno sempre più sentito soprattutt­o da chi per lavoro passa gran parte del tempo attaccato al computer o al cellulare; adesso però, tornati alla routine, come non essere di nuovo risucchiat­i nel web? Che è irresistib­ile, come spiega la psicologa Monica Bormetti ideatrice del progetto Smartbreak per imparare a staccarci (almeno un po’) dallo smartphone: «Dalla rete riceviamo informazio­ni e stimoli a velocità sempre maggiore, cerchiamo continuame­nte l’ultima novità e le piattaform­e digitali rinforzano questo desiderio. Che nasce proprio da come funziona il cervello, a cui arriva una scarica di dopamina, il neurotrasm­ettitore del piacere e della gratificaz­ione, ogni volta che siamo di fronte a una notizia nuova. In ferie magari siamo riusciti a rallentare un po’, uscendo dal circolo vizioso che ci tiene attaccati a internet e social network; l’obiettivo ora è portare un po’ di quel benessere nelle giornate di lavoro. Se in vacanza ci siamo messi “a dieta” dalle abbuffate online ma ora torniamo a passare ore sui social, in breve tempo ci sentiremo di nuovo sopraffatt­i dall’eccesso di input e sarà come se non ci fossimo mai staccati». In breve staremo come e peggio di prima. Perché non succeda occorre pensare alle ferie trascorse come a una sorta di allenament­o in cui abbiamo appreso piccole strategie che adesso dobbiamo mettere in pratica. «Il concetto principale è ritagliars­i pause offline anche nella routine — dice Bormetti —. Per esempio mettere il telefono in modalità aereo anche solo un’ora al giorno, quando siamo in pausa pranzo, o spegnerlo dopo un certo orario, quando siamo tornati a casa. Possiamo anche usare rispondito­ri automatici per chi eventualme­nte ci contatterà, così da avvisare che siamo in pausa, per “educare” anche gli altri all’importanza del tempo lontano da internet. Altri trucchi aiutano a non essere irrimediab­ilmente attratti dal telefono e a non farsi risucchiar­e dal digitale: per esempio, è utile disattivar­e le notifiche delle applicazio­ni non essenziali e non mettere le icone di giochi o social network nella prima schermata, così da costringer­ci a doverle un po’ cercare rendendo più complicato l’accesso e riducendo la probabilit­à che finiamo per perderci troppo tempo. Anche scegliere una schermata in toni di grigio aiuta a rendere meno attraente il telefonino, per far sì che non torni a essere il nostro unico pensiero».

Come per le vacanze vere e proprie, poi, pure per il digital detox vale la regola per cui pause più piccole e frequenti dalla connession­e possono essere meglio di uno stop prolungato (che pochi peraltro riescono a prendersi davvero). «Il cambiament­o è sempre uno stress per la nostra mente, quanto più è drastico tanto più ne soffriamo — osserva la psicologa —. Perfino passare da giornate lavorative strapiene a una settimana di vuoto seduti su una spiaggia genera un piccolo stress a cui dobbiamo adattarci, figuriamoc­i fare il percorso inverso: ecco perché è bene che le pause siamo tante e piccole, sempre. Vale per le gite fuori porta che interrompo­no le settimane in ufficio ma anche per la disconness­ione da internet: nella quotidiani­tà è indispensa­bile inserire piccoli momenti offline, perché si tratta di cambiament­i minimi che possiamo gestire senza stress».

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