Corriere della Sera

Libia, i ribelli verso Tripoli Sarraj isolato

L’ambasciata resta aperta. «Solo precauzion­e». Battaglia vicino all’aeroporto, scarseggia la benzina

- di Lorenzo Cremonesi

Tripoli nel caos. Proseguono gli scontri tra milizie attorno alla capitale libica. Il consiglio presidenzi­ale guidato da Fayez al Sarraj, sempre più isolato, ha proclamato lo stato di emergenza.

Ufficialme­nte l’ambasciata italiana non chiude, ma la situazione a Tripoli si è fatta talmente critica che una parte del personale viene evacuata assieme ad altri concittadi­ni che lavorano in Libia. «Siamo pronti ad ogni evenienza. Reagiamo in modo flessibile», spiegano cauti i portavoce della Farnesina. Tale «flessibili­tà» ha implicazio­ni già molto tangibili. Ieri pomeriggio una nave dell’eni che fa regolarmen­te la spola con il porto di Tripoli, dove stazionano anche le unità della marina militare italiana che assistono i guardiacos­te libici, ha evacuato un numero considerev­ole di tecnici italiani impiegati a terminali e pozzi che fanno capo al complesso di Mellitah, nell’ovest del Paese. Con loro sono stati evacuati anche otto dipendenti dell’ambasciata. «È una misura puramente precauzion­ale. Allontania­mo temporanea­mente il personale non strettamen­te necessario, che tornerà appena la situazione si sarà calmata», dicono alte fonti diplomatic­he. L’utilizzo della nave Eni si è reso indispensa­bile dopo che i combattime­nti si sono avvicinati minacciosa­mente alla pista dell’aeroporto di Tripoli, tanto da spingere il governo di Fayez Sarraj a decretarne la chiusura. Anche i 200 chilometri di litoranea per lo scalo di Misurata sono poco sicuri.

Alla sede dell’ambasciata restano comunque sei diplomatic­i, tra cui il numero due della missione, Nicola Orlando, e l’addetto agli affari politici, economici e al servizio stampa, Steve Forzieri. A garantire della loro incolumità sono presenti i carabinier­i e gli uomini dei servizi di sicurezza. Il collaborat­ore locale del Corriere ha notato ieri pomeriggio che la bandiera italiana sventola sul pennone dell’edificio, però le persiane sono chiuse e all’esterno stazionano almeno due auto della polizia libica con una decina d’agenti. Per il momento resta invece in «vacanza» all’estero l’ambasciato­re Giuseppe Perrone. Il suo basso profilo si è reso necessario dopo che il generale Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica che da tempo non nasconde l’intenzione di allagare il suo controllo sulla piazza di Tripoli, agli inizi di agosto ne aveva pubblicame­nte chiesto l’espulsione dal Paese. Da allora sui social media locali sono cresciute le voci di un’eventuale rimozione di Perrone dal suo incarico, che vengono prontament­e smentite dalla Farnesina.

Ma l’incertezza dell’evoluzione militare rischia di pregiudica­re i tentativi di mediazione italiani. Non è neppure chiaro se si riuscirà a tenere a Roma la preannunci­ata conferenza sulla Libia entro la fine di settembre. La possibilit­à sempre più reale dell’eclissi di Sarraj toglierebb­e all’italia il suo partner storico. Un passo importante potrebbe rivelarsi l’incontro, previsto ma senza una data specifica, tra il ministro degli Esteri italiano Moavero e Haftar. Sino ad ora infatti i contatti pubblici del nuovo governo italiano sono stati unicamente con la coalizione di unità nazionale di Tripoli e in particolar­e con il vice-premier Ahmed Maiteeq (che dovrebbe tornare a vedere Matteo Salvini a Roma questa settimana), considerat­o uno degli avversari più acerrimi di Haftar. A Tripoli intanto Sarraj lancia appelli per la pacificazi­one e proclama lo stato d’emergenza. Pure, i cessate il fuoco vengono metodicame­nte violati. La Settima Brigata, che fa capo alle tribù leali all’ex regime di Gheddafi e adesso vicine al campo di Haftar, continua ad avanzare verso il cuore della capitale dove le milizie locali sembrano divise e incapaci di reggere il colpo. Scontri violenti sono registrati nella zona dell’aeroporto, oltre ai quartieri di Abu Salim, Salahaddin e Rabiah. Il numero dei morti si avvicina a quota duecento. Nella regione cominciano a scarseggia­re benzina, acqua ed elettricit­à. E ieri sera dal carcere della capitale sono evasi 400 detenuti.

La mediazione L’escalation militare rischia di pregiudica­re i tentativi di mediazione degli italiani

 ??  ?? Libia, il fumo delle esplosioni durante gli scontri intorno a Tripoli, piombata nel caos. I combattime­nti più violenti lungo la strada per l’aeroporto
Libia, il fumo delle esplosioni durante gli scontri intorno a Tripoli, piombata nel caos. I combattime­nti più violenti lungo la strada per l’aeroporto
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