Corriere della Sera

A Monza l’autogol Ferrari (e un Hamilton perfetto)

Vettel lascia spazio a Hamilton e fa crash Dopo la rimonta è solo 4°, a -30 nel Mondiale Così Lewis può trionfare anche a Monza

- di Sparisci, Terruzzi e Vanetti

 Vettel/1 Hamilton ha visto un varco, io dove potevo andare? L’ha passata liscia ed è stato fortunato

 Vettel/2 Se mi aspettavo una staccata simile di Raikkonen alla prima curva? Sì. Poi ho riprovato a passarlo

Delusione Pit stop e giochi di squadra Mercedes: Raikkonen è 2°

Prima del via, davanti a una tazza di tè, Nico Rosberg, uno che di Lewis Hamilton sa tutto, confidava: «Il Mondiale lo vincerà lui, perché è un alieno». E puntualmen­te l’extraterre­stre ha colpito, frantumand­o i cuori del popolo rosso e volando a +30 in classifica.

Il quinto sigillo personale sulla pista per lui più «ostile» è un concentrat­o di bellezza, ferocia e spregiudic­atezza, il sorpasso all’esterno su Sebastian Vettel alla seconda variante da solo valeva il prezzo del biglietto. Liberatosi del rivale, si è divorato Kimi Raikkonen con una facilità imbarazzan­te con il contributo sfacciato del gregario Valtteri Bottas. Ma se Lewis ha trionfato è anche perché la Ferrari era in vena di regali. Davanti ai nuovi vertici, il presidente John Elkann in camicia rossa su completo blu, la prima fila conquistat­a dopo 18 anni si è liquefatta in un’imperdonab­ile catena di errori. A tutti i livelli.

È una sconfitta persino più dolorosa dell’arrivo in parata di dodici mesi fa delle due Frecce d’argento che fece infuriare Sergio Marchionne, perché stavolta la macchina migliore era nell’altro garage. C’è un dato che riassume molto e soprattutt­o il potenziale a disposizio­ne: Seb ha chiuso ai piedi del podio, a soli 8” da Kimi, nonostante si sia dovuto fermare due volte (la prima per la sostituzio­ne dell’ala anteriore dopo il crash con Hamilton) e abbia guidato in un traffico da controesod­o dopo essere precipitat­o in ultima posizione.

Il tedesco è il primo responsabi­le del patatrac: ha mancato la pole e poi è andato in cortocircu­ito nei primi metri allungando la sua personale lista nera. Come a Singapore e in Messico nella scorsa stagione, come in Francia due mesi fa il quattro volte iridato si è lanciato a testa bassa allo start nel tentativo di passare in testa, aprendo il varco nel quale Lewis lo ha infilato. Nessun dubbio per i commissari, il contatto fra i due viene archiviato ed è giusto così.

Perché Seb ci abbia messo tanta foga lo sa solo lui, perché invece Raikkonen non lo abbia aiutato a prendere il comando della corsa alimenta discussion­i infinite. Il team principal Maurizio Arrivabene sostiene che i due erano liberi di lottare. Dal punto di vista dell’etica sportiva il ragionamen­to non fa una grinza, peccato che Seb si stia giocando il titolo contro una squadra cinica che non si fa scrupoli nel mettere il gregario al servizio del fuoriclass­e. E allora perché tanta libertà? Secondo il team principal non c’erano le condizioni per ordinare uno scambio di posizioni allo start, sarebbe stato troppo pericoloso. Poi c’è stato l’abbaglio del muretto che ha abboccato alla solita finta dei meccanici della Mercedes e ha deciso di richiamare Iceman al 20° giro mentre Lewis proseguiva per altri otto. Con il tappo di Bottas e le gomme cotte, la resistenza dell’ultimo campione del mondo in rosso è crollata di colpo.

Ha dato l’anima Kimi per tenersi dietro l’extraterre­stre, ma non è bastato. A quasi 39 anni la testa gli dice di continuare, ma forse il piede non è più quello di una volta.

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