Corriere della Sera

Agente sotto copertura, il caso in Parlamento

Il leader dei 5 Stelle: «Pronto il disegno di legge anticorruz­ione». Le riserve di penalisti e magistrati

- Alessandra Arachi

Luigi Di Maio lo ha annunciato come ormai pronto: «Il disegno di legge anti corruzione a breve andrà all’esame delle Camere», ha detto il vicepremie­r pentastell­ato, commentand­o uno dei provvedime­nti più voluti dal M5S che non poche critiche ha suscitato e sta suscitando tra gli addetti ai lavori, l’associazio­ne nazionale magistrati e penalisti in testa.

«Il ddl conterrà norme aspettate per anni e non fatte perché la politica aveva paura di farle, come il daspo per i corrotti e l’agente sotto copertura», ha detto il vicepremie­r Di Maio citando uno dei provvedime­nti che già a giugno aveva sollevato dubbi nel presidente dell’anticorruz­ione Raffaele Cantone.

All’epoca sembrava che nel disegno di legge dovesse esserci oltre che quello sotto copertura anche l’agente provocator­e che Cantone aveva stroncato senza appello e che adesso sembra essere stato accantonat­o. Ma anche per l’agente di copertura Cantone aveva espresso riserve: «È una figura che va usata con parsimonia e sotto lo stretto controllo della magistratu­ra». Fino a oggi gli agenti coperti agivano nell’ambito di indagini su traffico di droga, terrorismo, mafia. Adesso potranno entrare negli uffici della pubblica amministra­zione.

Il daspo per i corrotti è un provvedime­nto a vita: per un condannato per corruzione in via definitiva le porte delle stanze della pubblica amministra­zione saranno chiuse per sempre. «Toglieremo le mani dalla marmellata a tanti furbi», ha detto Di Maio, rincalzato dal Guardasigi­lli Alfonso Bonafede che ha parlato di «una riforma rivoluzion­aria», spiegando: «Tutti devono sapere che ci si può fidare nel nostro Paese, che si può investire senza il timore di essere danneggiat­i da chi usa la corsia preferenzi­ale della corruzione».

Nel frattempo il ministro Bonafede ha voluto bloccare due richieste di due magistrati che erano diventati parlamenta­ri: Anna Finocchiar­o, senatrice del Pd, e Felice Casson, già senatore del Pd poi passato ad Articolo 1.

Anna Finocchiar­o aveva chiesto — e ottenuto dal Csm — di essere destinata al Dipartimen­to per gli Affari di Giustizia. Ma adesso dopo l’intervento del Guardasigi­lli dovrà tornare a fare il magistrato. E anche per Felice Casson si dovrà trovare un altro ruolo: quello voluto dal precedente ministro Orlando — magistrato di collegamen­to a Parigi — a Bonafede non va bene.

Gli «ex» in distacco

Il no di Bonafede alle nomine dei magistrati (ed ex senatori) Finocchiar­o e Casson

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