Zingaretti chiede unità: non voglio il M5S
Il governatore: per il Pd serve una nuova organizzazione sociale. Calenda: bene il no ai grillini
ROMA «È evidente che non voglio allearmi con i 5 Stelle: li ho sconfitti 2 volte. Voglio parlare con chi ci ha abbandonato, voglio capire perché. Dobbiamo combattere, altro che subalternità. È subalterno chi nella battaglia interna usa gli stessi strumenti che critichiamo nei 5S». Nicola Zingaretti ieri ha deciso di spegnere gli allarmi innescati dall’ala renziana del Pd in merito a una sua tentazione «dialoghista» con i grillini. Così come ha negato di avere intenzione di «porre il problema del nome di questo partito»: «Voglio fare il segretario del Partito democratico. Il resto sono caricature».
Chiarito questo dal palco della 3 giorni di incontro della franceschiniana Areadem, a Cortona, il presidente della Regione Lazio ha invitato a ritrovare piuttosto un’unità interna, purché basata sul rispetto reciproco delle diverse componenti. «Dobbiamo recuperare il confronto delle idee, basta con la denigrazione delle persone a prescindere dalle idee... Dobbiamo rispettarci perché ci vorrà molto coraggio, molta passione, dovremmo combattere uniti le fake news degli avversari».
Zingaretti non sottovaluta la difficoltà di provare a far rinascere il partito, e crede che per riuscirci non sarebbe sufficiente neppure un fallimento del governo: «Gli elettori non torneranno automaticamente a guardare a noi». Si tratta invece di «cambiare» davvero, ripristinando anche «una dimensione collettiva».
Il luogo deputato del cambiamento è il congresso, ma Zingaretti dribbla la polemica delle date tra chi lo vuole a febbraio (la maggioranza di Renzi) e chi lo invoca prima. Quel che conta, afferma, è che ne scaturisca «prima dei nomi e dei leader, una proposta credibile»: «Dobbiamo lavorare insieme per una nuova collocazione economica del nostro riformismo che metta insieme crescita ed equità». Il Pd, insomma, ha bisogno di una «nuova agenda, di una nuova organizzazione sociale», di essere «il migliore nella rete», e di «nuove alleanze, che ci servono come il pane per evitare il rischio di un Parlamento europeo governato dai sovranisti».
Alla fine Zingaretti incassa l’abbraccio di Dario Franceschini: «Nicola, ce la possiamo fare». E, a distanza, la soddisfazione di Carlo Calenda per il suo no al M5S. Ma poi arriva anche un commento del segretario pd Maurizio Martina: «zingaretti si candida alla segreteria? Tutte le candidature sono legittime».