Corriere della Sera

«Ma evitiamo che l’asse di governo si saldi Con il proporzion­ale alleanze inevitabil­i»

Franceschi­ni: Nicola convincent­e. Se avessimo candidato Gentiloni avremmo perso di meno

- di Maria Teresa Meli

ROMA Onorevole Franceschi­ni, nel Pd c’è chi dice che lei voglia allearsi con i grillini.

«Non è possibile che chi pone un tema politico venga aggredito. Io non voglio fare un’alleanza con Di Maio. Il mio è un ragionamen­to diverso. Mentre la Lega è già configurat­a come un movimento di destra con delle posizioni estremiste, il Movimento 5 Stelle, sia nell’elettorato che nelle posizioni dei suoi esponenti, è più trasversal­e. Tant’è vero che dopo le elezioni con estrema leggerezza loro dicevano o facciamo il governo con il Pd o lo facciamo con la Lega. E io allora pensavo, anche se è inutile fare a posteriori la politica con i se e i ma, che non avremmo dovuto far saldare Lega e grillini, perché, come adesso si sta vedendo, Salvini sta risucchian­do con la sua leadership M5S su posizioni di destra».

E come subentra il Pd a questo punto?

«Gran parte degli elettori del Movimento hanno votato in passato per noi. Se siamo arrivati dal 41 per cento al 18 in 4 anni un motivo ci sarà. Non è che quegli elettori sono diventati improvvisa­mente dei pericolosi reazionari. Quindi è necessario un lavoro di recupero. Anche perché credo che per il bene del Paese, non per il nostro, occorra evitare che il rapporto Lega-5 Stelle da un’alleanza temporanea diventi un blocco sociale, perché il rischio c’è. Se l’alleanza si estende alle regioni e ai comuni c’è il pericolo che si crei un blocco sociale unico egemonizza­to dalle posizioni di estrema destra. Io penso che cercare di evitare questo sarebbe stato giusto per il Paese, non lo abbiamo fatto allora, dobbiamo farlo ora. Questo non vuol dire fare il governo con di Maio. Non facciamo confusione. Io pongo al Pd degli interrogat­ivi: dobbiamo aspettare che le contraddiz­ioni tra Lega e 5 Stelle esplodano o lavorare perché esplodano? Dobbiamo lavorare perché falliscano o dobbiamo solo aspettare che falliscano?».

E se questo governo cade si farà un esecutivo PD-M5S?

«No, ma qualsiasi cosa è meglio di questo governo. Perché il danno che stanno facendo è enorme. Stanno già rovesciand­o la gerarchia condivisa dei valori di questo Paese, come dimostrano gli episodi di razzismo e di intolleran­za di questi giorni. Vanno fermati il prima possibile».

Far scoppiare le contraddiz­ioni, lei dice. Ma persino Di Battista sostiene che con il Pd non sarebbero riusciti a fare tutto quello che hanno fatto con la Lega.

«Questa è propaganda, ma, ripeto, non sto proponendo un’alleanza. Adesso sto dicendo che dobbiamo fare cadere questo governo perché è pericoloso. Poi c’è anche un tema di prospettiv­a, noi abbiamo scelto il proporzion­ale, perciò, se anche passassimo al 24, al 35 o 40 comunque non avremmo i numeri per governare da soli. Come dice Roberto D’alimonte il tema delle alleanze è ineludibil­e e quindi dobbiamo lavorare per scomporre gli altri e per allargarci noi, recuperand­o anche i nostri elettori che hanno votato M5S, che, però, non tornano indietro automatica­mente: dobbiamo ricostruir­e un progetto di cambiament­o».

Se Renzi avesse candidato Gentiloni avreste perso meno elettori?

«Sì, il risultato sarebbe stato diverso. Bastava un semplice, minimo, atto di generosità da parte di chi guidava il Pd».

Anche senza scissione le cose sarebbero andate diversamen­te?

«E si sarebbe dovuto fare di più per evitarla. Loro hanno le maggiori responsabi­lità di quella rottura, ma noi abbiamo fatto troppo poco per scongiurar­la».

Tornando all’oggi, il Pd va superato?

«Il Pd va rifondato, non superato. Il Partito democratic­o è nato per unire storie culture e provenienz­e diverse, e un partito grande, o che ambisce a tornare a essere grande, deve avere un pluralismo di leader e di posizioni. Poiché il Pd è già eterogeneo, dato che ci sono dentro Calenda e Damiano, perché non puoi avere Lorenzin ed Errani? Le diversità sono una ricchezza. Ma questo non vuole dire superare il Pd, significa rifondarlo nella forma organizzat­iva e nei contenuti».

Il Congresso va fatto in tempi brevi?

«Sì, entro febbraio o marzo al massimo, ricordando­ci però che il Congresso non è solo l’elezione del leader. Dobbiamo ridiscuter­e tutto».

Si dice che lei voglia un candidato unitario.

«No, non penso a una candidatur­a unica di tutto il partito perché è ovvio che questo è un congresso che deve fare chiarezza sul fatto che la stagione 2013- 2018 con le sue luci e le sue ombre si è chiusa il 4 marzo inesorabil­mente. Non tornerà. Zingaretti per ora è l’unico candidato e il suo discorso a Cortona è stato molto convincent­e. Io penso che lui e Martina possano e debbano stare dalla stessa parte».

 ??  ?? CorrentiL’ex ministro Dario Franceschi­ni, 59 anni, guida Areadem. Qui nella foto con il governator­e del Lazio Nicola Zingaretti, 52 anni, uomo dell’ala sinistra del Pd, in campo per la segreteria
CorrentiL’ex ministro Dario Franceschi­ni, 59 anni, guida Areadem. Qui nella foto con il governator­e del Lazio Nicola Zingaretti, 52 anni, uomo dell’ala sinistra del Pd, in campo per la segreteria

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