Corriere della Sera

Al Bataclan il rapper che canta «Jihad» Parigi si divide. «Non fatelo esibire lì»

Tutto esaurito per Médine a ottobre. Il padre di una vittima scrive alla ministra della Cultura

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE (Ansa) Stefano Montefiori

PARIGI «Non è normale che un artista islamista si esibisca proprio in questa sala, è come se venisse organizzat­o uno spettacolo nazista a Dachau. Ci sono centinaia di teatri a Parigi e per il suo concerto Médine può usare uno di quelli, ma non il Bataclan. Non lasceremo che i nostri figli vengano uccisi una seconda volta».

A scrivere alla ministra della Cultura è Patrick Jardin, padre di Nathalie, 31enne tecnica delle luci del Bataclan che la sera del 13 novembre 2015 fu tra le 90 vittime dei terroristi dell’isis. In agosto Jardin ha scritto alla ministra François Nyssen, al direttore della sala Olivier Poubelle e al proprietar­io Arnaud Lagardère, chiedendo loro di annullare i concerti del rapper Médine, previsti per il 19 e 20 ottobre (biglietti andati esauriti in poche ore). Nessuna risposta.

Le lettere del padre della vittima, con la promessa di manifestar­e davanti al Bataclan per impedire i concerti, sono il nuovo episodio di una polemica scoppiata prima dell’estate e ripartita adesso che le date degli spettacoli si avvicinano.

Nato a Le Havre 35 anni fa, Médine ha pubblicato lo scorso aprile l’album Storytelle­r con la canzone Bataclan nella quale ripercorre la sua carriera e dice «tutto quel che volevo fare era suonare al Bataclan». Nell’ultima scena del video lo si vede guardare commosso la scritta luminosa che annuncia i suoi concerti. Ma nel 2005 lo stesso Médine pubblicò l’album Jihad, titolo che colpisce più del sottotitol­o, la più grande battaglia è quella contro se stessi. Poi c’è la canzone Don’t Laïk, provocazio­ne contro gli «oltranzist­i della laicità che la usano come uno strumento di esclusione». Médine nega di essere un islamista radicale, ma secondo Marine Le Pen «nessun francese può accettare che questo personaggi­o vada a dire le sue sconcezze sul luogo del massacro del Bataclan». Oltre all’estrema destra anche i Républicai­ns sono indignati, mentre la maggioranz­a di governo sembra in imbarazzo. Il premier Édouard Philippe ha evocato la «libertà di espression­e» ma il suo ministro dell’interno Gérard Collomb ha parlato di «disturbo all’ordine pubblico» e la portavoce de La République En Marche all’assemblea, Aurore Bergé, di «insulto alle vittime».

Anche i parenti e gli scampati alla strage sono divisi, l’associazio­ne «Life for Paris» per esempio denuncia la strumental­izzazione della tragedia da parte dei politici. Emmanuel Domenach, sopravviss­uto all’attentato e una delle voci più pacate e seguite in questi anni, sottolinea che la polemica su Médine rivela la contraddiz­ione insanabile del Bataclan. Visto che il teatro non è stato chiuso, oggi è «luogo di memoria e allo stesso tempo sala da concerti, diviso tra un passato che richiede raccoglime­nto e un futuro da sala parigina come ce ne sono tante».

 ??  ?? Il localeIl Bataclan, una delle più famose sale da concerto di Parigi, nell’xi arrondisse­ment, fu teatro di uno degli attentati islamisti del 13 novembre 2015: un commando di tre jihadisti affiliati all’isis uccise 90 persone
Il localeIl Bataclan, una delle più famose sale da concerto di Parigi, nell’xi arrondisse­ment, fu teatro di uno degli attentati islamisti del 13 novembre 2015: un commando di tre jihadisti affiliati all’isis uccise 90 persone

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy