Muore a 7 anni nella piscina dell’hotel Bloccato in acqua da un bocchettone
Nuoro, stava cercando di recuperare una palla. «La mano gli è rimasta incastrata»
Giocava a bordo della piscina di un residence, la palla è scivolata in acqua e Richard, 7 anni, è entrato per recuperarla. Ma la palla è andata a finire in un bocchettone di filtraggio e il bambino ci ha infilato la mano, rimanendo incastrato. La mamma — che lavora nel residence — si è affacciata a una finestra, non l’ha più visto, ha scorto soltanto una sagoma a mezz’acqua. Ha urlato ed è corsa giù. Ha chiesto aiuto a un turista, si sono tuffati. Quando Richard è stato riportato in superficie non respirava più. Per oltre un’ora i medici di un’ambulanza hanno cercato invano di rianimarlo.
Annegato in una polla d’acqua. La piscina è lunga poco più di 10 metri. La utilizzano in condivisione i residence «Gli Ulivi» e «Il Rifugio» di Orosei, costa orientale sarda. La mamma lavora al Rifugio, porta spesso con sé il figlio. Celia Iliana Herrera Nieto, 44 anni, nata in Ecuador, da anni in Sardegna, lavora come stagionale addetta alle pulizie, vive in un paesino a pochi chilometri da Orosei, Irgòli, dove ha conosciuto Salvatore Mulas, 62 anni, padre di Richard. Che gioca tranquillo nel giardino del residence e attende che la mamma finisca il turno per tornare con lei a Irgòli.
Così ieri mattina. Aveva in mano una pallina, la faceva rimbalzare correndo lungo i bordi della piscina. La mamma lo teneva d’occhio affacciandosi di tanto in tanto dalle finestre delle camere, impegnata nei cambi di biancheria. Talvolta Richard giocava con altri ragazzini, ospiti con le loro famiglie dei residence. Ma ieri era solo. Quando la palla è finita in acqua e lui si è lanciato per cercare di recuperarla nessuno ha potuto aiutarlo né dare tempestivamente l’allarme. Verso mezzogiorno si è sentito soltanto l’urlo della madre. E da un gruppo di turisti tedeschi è accorso un uomo. «Aveva una mano infilata in un cunicolo — ha riferito ai carabinieri — e ho cercato di liberarlo. Ma la mano non veniva via». La mamma, in acqua, era come paralizzata e continuava a gridare. Minuti interminabili, col bambino che prima sembrava muoversi, poi non più. Dal residence hanno chiamato il 118. L’ambulanza è arrivata rapidamente, Richard è stato adagiato che non respirava più. Ripetuti tentativi di rianimarlo, qualche piccolo segno di risveglio. Ma dopo un’ora i medici hanno dovuto rinunciare: l’acqua aveva devastato i polmoni.
Occhi nerissimi, vivaci, «pulcino» di basket, aveva quattro sorelle (due gemelle). «La mamma non era cattolica, ma Richard frequentava il catechismo e voleva essere battezzato» dice don Angelo Cosseddu, parroco di Irgòli. A Nuoro in Procura aperto un fascicolo, non si sa se ci siano indagati e per quali reati (si ipotizza l’omicidio colposo).
I carabinieri hanno esaminato i bocchettoni di filtraggio: avevano o no griglie di protezione? Sul corpo i soccorritori hanno trovato piccole ferite, ecchimosi, la mano incastrata nel bocchettone era nera, segni nel braccio, forse provocati nel tentativo di liberarlo. Si saprà di più dopo l’autopsia. Almeno 5 i morti annegati in piscine, quest’anno. L’ultima sciagura a Sperlonga, nel Lazio, a luglio: una ragazzina di 13 anni risucchiata dall’impianto di ricambio dell’acqua nella piscina di un albergo. Come per Richard, non si è riusciti a liberarla in tempo.