Una casa di appuntamenti. Con sex doll
Inaugurazione a Torino. Alcune bambole possono parlare. Prezzi da 80 a 180 euro
La notizia circolava già da un po’ di giorni, suscitando ilarità e curiosità. A Torino ci sarà una casa di appuntamenti con delle bambole sessuali. Sex doll. Sono diverse dalle vecchie bambole gonfiabili dell’epoca analogica, quelle del tipo che Valentino Rossi portava sulla sua moto quando festeggiava con goliardia le sue vittorie. Le dimensioni delle sex doll sono reali, la struttura è rigida, e i materiali della superficie sono realistici, sia per le parti esterne che interne, tanto da poter generare una sensazione di impressionante verosimiglianza.
In alcuni casi, le sex doll sono dotate di intelligenza artificiale, grazie a un algoritmo che permette loro di interagire, parlando. Come alcune Lumidolls che in Spagna un ricercatore di nanotecnologie, Sergi Santos — che lavora con la moglie, designer, e altri studiosi incontrati tra Leeds e Abu Dhabi — realizza per clienti europei e giapponesi, al prezzo di 2/3mila euro (come raccontato sul settimanale 7 del 7 settembre 2017). Lumidolls rifornisce di sex dolls una casa di appuntamenti a Barcellona, vicino al Camp Nou e una a Mosca. Oggi un Lumidolls hotel apre i battenti anche a Torino. La località italiana è segreta, verrà comunicata ai clienti tramite il sito e in un orario ritagliato apposta per non insospettire i familiari: tra le 9 e le 19, ovvero in orario d’ufficio. Le tariffe, dicono i gestori, vanno da 80 euro per mezz’ora a 180 per due ore. Non proprio a buon mercato, visto che neanche parlano. Curiosità: al bordello di sex doll di Barcellona era molto gettonata la bambola con la maglietta di Messi. Chissà se a Torino ne hanno prevista anche una con la maglietta di Cristiano Ronaldo.
Con la diffusione delle bambole sessuali, sorgono quesiti etici, già sollevati dal New York Times (nel luglio 2017, «The trouble with the sexdolls»): andare con una bambola sessuale, che offre qualcosa di sempre più simile a quello che sessualmente può fare una donna, ma senza dover fare i conti con la volontà femminile, non rischia di aumentare la percezione della donna reale come un oggetto sessuale? Desensibilizza cioè la certezza del consenso? Oppure queste prostitute di plastica, prossimamente sex-cyborg, permettono di ridurre lo sfruttamento delle prostitute reali? Di certo, anche per quello che viene definito il «mestiere più antico del mondo», è arrivata la minaccia del progresso: si tratta dell’ennesimo lavoro che può venire sostituito da un robot.