«Mai nessun allarme Altrimenti sul ponte avrei fermato il traffico»
Parla il responsabile di Genova di Autostrade
del difetto segnalato. Interventi di somma urgenza ne facciamo 6-7 all’anno».
I concessionari, se possono, evitano questi provvedimenti. Perché implicano una serie di ripercussioni negative: gente che protesta, caos della viabilità, contraccolpi economici. «Era impensabile interrompere il traffico per effettuare le riparazioni”, scrissero per esempio gli ingegneri che firmarono una relazione tecnica sui lavori di consolidamento degli stralli del Morandi eseguiti tra il 1992 e il 1993, fra cui c’era quel Michele Donferri Mitelli oggi dirigente della Manutenzione di Autostrade.
Neppure alla presentazione del nuovo progetto, che avrebbe dovuto rinforzare i tiranti dei piloni 9 e 10, nessuno arrivò mai a parlare pubblicamente di pericolo. Non lo fece l’ingegner Massimiliano Giacobbi, direttore tecnico di Spea, che firmò il documento, e non lo fece il suo collega Massimiliano Bazzarelli, che elaborò il Piano di sicurezza. E neppure l’ingegner Paolo Strazzullo, che validò il progetto per conto di Autostrade sulla scorta del rapporto conclusivo di verifica dell’11 ottobre 2017. Undici ottobre, il giorno dopo era già al voto del Consiglio di amministrazione di Autostrade. Nessuna scossa da nessuno per quell’intervento considerato «fondamentale per la statica del ponte».
Così, almeno, per le vie ufficiali. La Guardia di Finanza e I danni Quello che resta di una delle parti del viadotto Morandi di Genova, lungo l’a10: il 14 agosto scorso circa 200 metri di tratto della struttura hanno ceduto all’improvviso i consulenti della procura stanno frugando fra carte, hard disk e telefonini sequestrati per vedere se invece informalmente qualche sos sia stato lanciato, al di là delle cinque lettere preoccupate scritte Donferri al ministero. E nel contempo cercano di far luce su una stranezza: nel pacchetto «retrofitting» portato all’attenzione degli esperti del Ministero non fu mai consegnato il progetto dell’architetto Morandi. Cioè, ogni valutazione sull’intervento è stata fatta prescindendo dal documento principe della struttura. «Possibile?», si chiedono. Dall’indagine sembra emergere una carenza informativa, un po’ a tutti livelli. «Io non ho mai avuto a che fare col progetto, non ho mai visto lo studio del Politecnico e neppure quello di Cesi», conclude Marigliani, che se avesse saputo dei rischi avrebbe fermato il traffico.
L’architetto
Nel progetto di intervento mai considerate le carte originali di Morandi