Corriere della Sera

Battuta di caccia in Laguna. E Hemingway conobbe Adriana

In «Autunno a Venezia» (Corbaccio) Andrea di Robilant ricostruis­ce il viaggio di otto mesi in Italia fatto dallo scrittore nel 1948

- di Marisa Fumagalli

Il mito, non solo letterario, di Ernest Hemingway (nel 2019 saranno 120 anni dalla sua nascita) attraversa il tempo e si arricchisc­e di nuove prospettiv­e. Molto ha scritto l’autore di inossidabi­li bestseller, e molto si è scritto di lui. Terreno fertile per raccontare la sua figura è l’italia, dove il narratore americano ha soggiornat­o a più riprese (anche nella divisa di combattent­e, ferito sul Piave nel 1918 durante la prima guerra mondiale), coltivando solide amicizie culturali (una per tutte, Fernanda Pivano), intrattene­ndo rapporti «trasversal­i» — editori, maggiordom­i, osti — fino a imbattersi, alle soglie dei cinquanta, in una diciottenn­e veneziana di cui si innamorò. Materia abbondante per romanzare le avventure nel Bel Paese di un uomo che agevolment­e ha incarnato il binomio «genio e sregolatez­za». E qui entriamo nel vivo del libro firmato da Andrea di Robilant: Autunno a Venezia. Hemingway e l’ultima musa (Corbaccio). La musa di riferiment­o è Adriana Ivancich, che Hemingway conosce durante una battuta di caccia in Laguna. È il 1948 e da qualche tempo si trova in Italia, accompagna­to dalla quarta moglie Mary Welsh. Ci è capitato per caso, costretto a deviare dall’itinerario programmat­o. La meta di approdo della coppia in arrivo da Oltreocean­o, infatti, era Cannes; ma un’avaria li costringe a puntare verso Genova. È l’inizio di un viaggio che durerà 8 mesi: Genova, Milano, Stresa, Cortina, Venezia…

Hemingway manca da vent’anni dall’italia. Il suo matrimonio con Mary va così e così. Ed anche la fama è in discesa in America dove viene considerat­o al tramonto. I suoi romanzi più importanti — Fiesta (1926), Addio alle armi (1929), Per chi suona la campana (1940) — sono alle spalle. Fatto sta che il viaggio nell’italia del dopoguerra segna per lui una ripartenza sentimenta­le (travagliat­a) e letteraria. Andrea di Robilant, scrittore e giornalist­a d’esperienza internazio­nale, segue Hemingway e lo racconta nel tourbillon di eventi, incontri, dissapori. Avvincente, ben strutturat­o, il romanzo ci consegna un pezzo di vita vissuta che poggia su fonti primarie, sottraendo­si, però, alle pedanterie che talvolta innescano le citazioni.

«Autunno a Venezia nasce e prende corpo nella sala di lettura della Hemingway Collection alla J. F. Kennedy Library di Boston dove è raccolta la maggior parte delle lettere di Adriana Ivancich allo scrittore», ha spiegato di Robilant durante la presentazi­one dell’opera a Cortina d’ampezzo. Proprio nella località dolomitica sono ambientate alcune parti del romanzo. E basta sfogliare l’albo d’oro del bar dell’hotel de La Poste per trovarvi la firma di Hemingway. Anche a Venezia, dove è esploso l’amore per la giovane Adriana, lo scrittore americano ha lasciato il segno nei luoghi da lui frequentat­i: l’hotel Gritti, l’harry’s Bar, la Locanda Cipriani di Torcello. Qui Hemingway scrisse Di là dal fiume e tra gli alberi, il romanzo ispirato alla storia d’amore con la Ivancich.

La musa e il maestro Lei ha solo diciott’anni, lui cinquanta, è in crisi con la quarta moglie e la sua fama è al tramonto

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