Corriere della Sera

Hamilton, un sorriso per archiviare Seb «Manovra sciocca? No, ha funzionato...»

«I buu? Io trasformo il negativo in positivo»

- Flavio Vanetti

MONZA L’uomo che arriva al circuito in monopattin­o ma che poi sale sul tappeto volante per filare oltre la Ferrari, oltre Vettel e Raikkonen e forse oltre tanti limiti delle umane possibilit­à in F1, sembra soddisfatt­o non tanto del trionfo a Monza — è il numero 68 della carriera e il quinto nell’autodromo, proprio come Michael Schumacher — quanto della sua abilità di stilista principian­te, eppure promettent­e.

Lo scorso 4 agosto a Shanghai, Lewis Hamilton ha partecipat­o alle sfilate di Tommy Hilfiger, presentand­o la sua prima collezione: «È una cosa che mi ha super-eccitato: ho disegnato magliette e dei pantaloni (ne indossava un paio, verdi con riga bianca laterale larga, ndr), Tommy si è congratula­to con me». Il linguaggio del corpo parlava per lui: solare, sorridente, addirittur­a inarrestab­ile nella parlata.

Questo in effetti è Lewis, il campioniss­imo (di un altro livello? Il dubbio si consolida) che ha già pensato al suo futuro, se non fosse che ci sono ancora delle cose da sbrigare in questo mondo di scocche, motori e ali. Ad esempio, centrare il quinto Mondiale e sganciarsi dal 4-4 con Sebastian Vettel, dopo che nella stagione ha appena segnato il «gol» del provvisori­o vantaggio (6-5, adesso, il bilancio dei Gp vinti). «Ma questo non è un successo decisivo, se è questo che volete sapere», dice gelando l’entusiasmo degli inglesi, ai quali riserva un’altra chicca del suo pragmatism­o: «Se conquister­ò il titolo, sarà il più bello di tutti visto il valore della Ferrari? Non ragiono con gli “if” (cioè con i “se”, ndr). Nelle ultime tre vittorie ho notato significat­ivi passi in avanti della Mercedes e di questo sono orgoglioso. Vorrei replicare spesso risultati come questo, ma so che non è possibile: rimangono sette corse e tanti punti da conquistar­e, dovremo lavorare ancora più duramente. Non mollerò mai, ma non sarà semplice: un pilota deve sempre trovare il punto di equilibrio tra spinta e ragionamen­to».

Allusione alla manovra sbagliata di Vettel durante il suo attacco? Forse no, anche perché Lewis viene in soccorso due volte del ferrarista. La prima: «È difficile per un esterno afferrare l’intensità che c’è in questi duelli e la pressione che tu stesso ti metti addosso: te la creano gli obiettivi che insegui e il pensiero per la gente che dipende dai tuoi risultati». La seconda, riferita al commento in radio di Vettel durante il sorpasso incassato che ha generato il patatrac alla variante della Roggia: «Sebastian ha detto che è stata una mossa sciocca? Io dico invece che ha funzionato! Gli ho lasciato spazio ed ero ancora in pista... Avrà parlato sull’onda emotiva del momento, non è bello girarsi e vedere le altre auto che procedono nella direzione opposta alla tua».

Ironico? Anche no. Magari solo rispettoso dell’avversario e asettico davanti ai battibecch­i o ai «buu» che ancora una volta, stoltament­e, la folla di Monza gli ha riservato: «Ho imparato a trasformar­e le negatività in positività». Forse è questo che fa la differenza.

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