Corriere della Sera

Salvini prudente su conti e regole Lo spread frena

Il vicepremie­r rassicura sui paletti dell’unione europea e promette meno tasse

- di Mario Sensini Buzzi, M.cremonesi, Falci

«Sarà una manovra che farà pagare meno tasse e sarà rispettosa di tutte le regole». Matteo Salvini torna a usare toni rassicuran­ti e lo spread, sensibile a qualsiasi esternazio­ne politica sulle prossime misure, rientra. Dopo essersi portato in apertura sui 290 punti base, ha chiuso la giornata a quota 285, che equivale a un rendimento del 3,15% per i Btp decennali. Le tensioni sullo spread, ricordava ieri Carlo Cottarelli nell’intervista al Corriere della Sera, costano un miliardo di spesa in più per gli interessi quest’anno, e quasi cinque in più sul 2019. E questo rende la manovra economica ancora più complicata di quanto non sia.

«Sarà una manovra economica che farà pagare meno tasse agli italiani e sarà rispettosa di tutte le regole». Matteo Salvini torna a usare toni rassicuran­ti e immediatam­ente lo spread, il differenzi­ale di interesse tra i titoli pubblici italiani e quelli tedeschi, ormai sensibilis­simo a qualsiasi esternazio­ne politica sulla prossima manovra, rientra. Dopo essersi portato in apertura sui 290 punti base, sempre sulla scia delle dichiarazi­oni di domenica di Salvini sull’intenzione di «sfiorare» il tetto di deficit del 3%, lo spread ha chiuso la giornata a quota 285, il che equivale ad un rendimento del 3,15% per i Btp decennali.

Le tensioni sullo spread, ricordava ieri Carlo Cottarelli nell’intervista al Corriere della Sera, costano un miliardo di spesa in più per gli interessi quest’anno, e quasi cinque in più sul 2019. Il che rende la manovra economica del prossimo anno ancora più complicata di quanto non sia. Solo il rinvio dell’aumento dell’iva costa 12,5 miliardi di euro, ai quali occorre aggiungere la spesa per finanziare almeno l’avvio del reddito di cittadinan­za e della flat tax, tra i 6 e gli 8 miliardi, oltre alla maggior spesa per interessi.

Per finanziare la manovra non c’è molto di più che un nuovo giro di spending review sui ministeri, quotata ottimistic­amente sui 3 miliardi, la sanatoria fiscale che però porterebbe risorse «una tantum», la difficile revisione delle detrazioni fiscali, forse qualcosa da un mini riordino delle aliquote Iva. E poi c’è il deficit, che Lega e M5S vorrebbero utilizzare a piene mani, e che il ministro dell’economia, Giovanni Tria, vuole usare con estrema prudenza.

L’obiettivo minimo da garantire alla Ue per ottenere la non belligeran­za sui conti è la prosecuzio­ne della discesa, appena avviata, del rapporto tra il debito e il prodotto interno lordo. Il problema è che il livello di deficit 2019 che non farebbe aumentare il debito pubblico (somma dei disavanzi cumulati), secondo i primi calcoli, sarebbe appena leggerment­e superiore al 2%. Lasciando ben poco margine al finanziame­nto del reddito di cittadinan­za preteso dal M5S o della riforma fiscale sostenuta dalla Lega. Fissare il deficit programmat­ico al 2,1-2,2%, rispetto a un tendenzial­e che va verso l’1%, significhe­rebbe ottenere un margine di 14-15 miliardi. Basterebbe­ro per scongiurar­e gli aumenti dell’iva e poco altro. Osare di più, fissando il deficit a livello più alto, esporrebbe al rischio di un giudizio negativo dei mercati, con tutto quel che seguirebbe in termini di spread e maggior spesa per interessi.

Ieri, a ogni buon conto, è partito l’iter per l’aggiorname­nto del quadro economico con lo scambio dei primi dati congiuntur­ali tra il Tesoro e l’ufficio parlamenta­re di bilancio. Domani è previsto prima un vertice della Lega, poi uno di maggioranz­a con i 5 Stelle. «Bisogna aspettare ancora un paio di giorni» per capire quale sarà l’impostazio­ne della manovra, e quanto vicino al tetto massimo del 3% di deficit vorrà arrivare l’esecutivo, spiega Paolo Savona, ministro delle politiche Ue. Giovedì o venerdì, ha aggiunto il ministro, è in programma un Consiglio dei ministri per cominciare ad approfondi­re le opzioni sul tappeto.

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Ministro Il vicepremie­r e ministro dell’interno Matteo Salvini mentre lascia Palazzo Chigi: «Sarà una manovra che farà pagare meno tasse» ha detto

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