Corriere della Sera

Il rogo che cancella la memoria del Brasile

Rogo catastrofi­co al Museo Nazionale di Rio: perdite incalcolab­ili e mille polemiche

- di Rocco Cotroneo

In cenere la storia del Brasile. Il catastrofi­co rogo scoppiato la notte tra domenica e lunedì al Museo nazionale di Rio ha di fatto cancellato duecento anni di lavoro, di ricerca e conoscenza. Incalcolab­ili le perdite. Bruciato anche il cranio più antico d’america che aiutò a riscrivere la storia delle migrazioni.

La giovane Luzia è morta per la seconda volta, avvolta dalle fiamme. Dodicimila anni dopo la prima, e stavolta per le incurie della modernità, come quella che ha lasciato andare in ceneri la scorsa notte il più importante museo di storia naturale dell’america Latina. Il suo teschio era il più antico mai trovato nel continente americano e stava

aiutando a riscrivere la storia delle migrazioni umane.

Il grande incendio del Museo Nazionale di Rio de Janeiro, durato sei ore e domato dai pompieri quando ormai era troppo tardi, è un altro colpo di credibilit­à e immagine del quale il Brasile avrebbe fatto volentieri a meno. Un patrimonio perduto per sempre: venti milioni di pezzi, da artefatti greco-romani alla più grande

collezione egizia dell’america Latina e poi via via cimeli lungo la storia e la nascita della nazione brasiliana. Collezioni di zoologia e botanica. Quasi tutti i fossili trovati in questa parte del mondo negli ultimi due secoli, tra cui interi dinosauri e, appunto, la maggior scoperta avvenuta in Brasile, il cranio trovato nel 1970 e riconosciu­to come quello di una giovane vissuta nella preistoria, subito battezzata Luzia. Su quelle ossa, grazie ad esami sempre più approfondi­ti, discutono da anni gli studiosi per determinar­e se è ancora valida la teoria che il continente americano sia stato popolato da uomini arrivati dall’asia. Tutto in fumo, tranne il grande meteorite chiamato Bendegò nell’atrio del museo. Caduto dal cielo nel Settecento e arrivato sulla Terra a temperatur­e elevatissi­me, il masso di cinque tonnellate ce l’ha fatta senza problemi.

L’intervento dei pompieri ha salvato, a quanto pare finora, almeno l’involucro del museo perduto, e cioè il palazzo che lo ospita, anch’esso un pezzo importante di storia. Qui, su

un’altura prossima al centro della città, circondato dal verde, viveva la famiglia imperiale brasiliana, che poi era quella fuggita dal Portogallo a causa delle guerre napoleonic­he. L’indipenden­za del Brasile venne firmata in queste stanze nel 1822 e qui si tenne poi la prima assemblea costituent­e della Repubblica, nel 1890.

L’incendio ha fatto esplodere durissime polemiche a Rio, perché lo stato di abbandono del museo e del palazzo era evidente e conosciuto da tempo. Di recente il suo bilancio era stato ridotto al misero corrispett­ivo di 75.000 euro all’anno, mentre la direzione sosteneva la necessità di un restauro totale, della durata di dieci anni. Sulle cause dell’incendio si sta ancora indagando, ma c’è il sospetto che possa essere caduto sul museo un cosiddetto “balão” infuocato. Si tratta di una antica tradizione brasiliana, assai pericolosa e quindi proibita da anni, che consiste nel mandare in cielo una mongolfier­a artigianal­e in onore a San Giovanni.

Il teschio di «Luzia» Bruciato anche il cranio più antico d’america: servì a riscrivere la storia delle migrazioni

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Il furioso incendio che tra domenica e lunedì ha devastato il Museo nazionale di Rio de Janeiro. Inutili gli sforzi dei vigili del fuoco brasiliani
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(foto Afp) In fiamme Da sinistra a destra il museo in preda alle fiamme, una vista aerea dell’edificio il giorno dopo l’incendio, un pompiere al lavoro e un gruppo di cittadini affranti
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Distrutta Una colonna divorata dal fuoco (Epa/sayao)
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