Corriere della Sera

«Rischiamo una deriva sudamerica­na I candidati nel partito marcino uniti»

Martina: l’italia corre rischi enormi, il governo sta anche insabbiand­o la web tax

- di Maria Teresa Meli

Comincia da un sospetto, ROMA Maurizio Martina: «L’ultima beffa di questo governo è persino l’insabbiame­nto della web tax da far pagare ai giganti della rete che vendono in Italia. Noi l’avevamo inserita nell’ultima legge di Stabilità, l’esecutivo dovrebbe fare il decreto attuativo ma non ce n’è traccia. Avrebbe un gettito di circa 200 milioni che potrebbero servire per costruire nuovi strumenti di tutela dei precari della Gig Economy di cui Luigi Di Maio ha tanto parlato per poi non fare nulla per loro».

A proposito di Di Maio, nel Pd molti vogliono il dialogo con i Cinque Stelle.

«Molti loro elettori sono in grande sofferenza per l’egemonia di Matteo Salvini sul governo e per l’inefficaci­a del

M5S. Io penso che noi dobbiamo riuscire a costruire con questi elettori un confronto anche perché tanti di loro arrivano dal centrosini­stra». Puntate su Fico?

«Io non penso che questo o quel dirigente nazionale dei Cinque Stelle faccia chissà che cosa. A me è molto chiaro che la scelta che hanno fatto è stata quella di consegnars­i tutti mani e piedi a Salvini. Noi vogliamo invece ricostruir­e un rapporto con tanti cittadini che il 4 marzo hanno dato fiducia al M5S e che si sono pentiti». Tornando al governo...

«Rischiamo una deriva sudamerica­na. Di Maio, Salvini e altri ministri, stando alle loro dichiarazi­oni, immaginano di essere in Venezuela più che in Italia. Lo spread è a 290. Sta salendo paurosamen­te. E quando sento Di Maio attaccare fantomatic­i mercati mi

Il dialogo Dobbiamo costruire un confronto con gli elettori M5S in sofferenza per l’egemonia di Salvini Tanti di loro arrivano dal centrosini­stra

Lo scenario Io e Nicola insieme? Ora do il massimo come segretario, quando ci saranno tempi e modi ciascuno valuterà e ci ragionerem­o

rendo conto che continuano solo a fare propaganda, e nel frattempo paga il Paese. L’aumento dello spread che si è gia consolidat­o in questi mesi costa agli italiani 4 miliardi di euro. E se guardo alle promesse che fanno i due vicepremie­r mi chiedo come stanno insieme il reddito di cittadinan­za e la flat tax. Salvini vuole alleggerir­e il fisco per i più ricchi a danno dei giovani col debito pubblico. Di Maio vuole fare il reddito di cittadinan­za bloccando gli 80 euro, la Naspi, la garanzia giovani e il reddito di inclusione contro la povertà. Insomma, il gioco delle tre carte a somma negativa. Per di più si scopre che vogliono sperimenta­re il reddito di cittadinan­za per un milione e 600 mila persone, quindi per una platea molto piccola, certamente più piccola di quella degli 80 euro che è di dieci milioni. È

un’operazione clamorosam­ente dannosa per ceti medio bassi». È preoccupat­o?

«Sì, l’italia corre rischi enormi che non possiamo permetterc­i. Questo governo non ha una politica economica coerente. Ci sono almeno

sei ricette economiche differenti: rischiano di presentars­i all’appuntamen­to cruciale di ottobre in ordine sparso. Il governo è allo sbando e l’italia rischia l’osso del collo». In tutto ciò il Pd che fa?

«Con la manifestaz­ione del 29 settembre noi mettiamo a disposizio­ne una piazza per dare voce ai tanti italiani che vogliono un’alternativ­a a questo governo. Sto ricevendo un sacco di messaggi di interesse anche da persone fuori dal Pd». A quando il Congresso?

«Il Congresso, nei fatti, dal punto di vista progettual­e è aperto. Abbiamo detto che faremo le primarie prima delle Europee e questo sarà. Dopodiché noi dobbiamo collegare questo lavoro di riprogetta­zione del Pd ai bisogni degli italiani. Dobbiamo evitare qualsiasi discussion­e autorefere­nziale che ci chiude nei nostri spazi e non ci apre al Paese. Quando gli imprendito­ri del Nordest dichiarano in maniera esplicita la loro insofferen­za e i rischi che corrono le loro aziende per le scelte del governo, noi abbiamo il dovere di stare lì e di confrontar­ci con loro, così come abbiamo fatto a Taranto con i lavoratori dell’ilva».

Ma il Pd basta? Non va superato?

«Le ragioni del Pd sono più attuali che mai, sbaglierem­mo a pensare che sia finita questa storia, anzi».

Franceschi­ni dice che lei e Zingaretti dovete stare insieme e non candidarvi l’uno contro l’altro.

«Io adesso faccio il segretario ho una responsabi­lità e la voglio esercitare fino in fondo dando il massimo. Poi, quando avremo tempi e modalità della scelta del segretario, ciascuno farà le sue valutazion­i e ci ragionerem­o. La candidatur­a di Nicola è assolutame­nte legittima, ne verranno altre e tutte dovranno avere la stessa dignità. Io chiedo sempliceme­nte a tutti quelli che si candideran­no di farlo con la capacità di marciare uniti perché la partita che abbiamo avanti è troppo grande».

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Il documentar­ioMatteo Renzi, 43 anni, nel docufilm per Netflix davanti al Tondo Doni di Michelange­lo

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