Corriere della Sera

Diciotti, cade per Salvini l’accusa di arresto illegale Possibili nuove indagini

- di Giovanni Bianconi DAL NOSTRO INVIATO

PALERMO Il problema è dover decidere senza poter fare indagini, ma è ciò che prescrive la legge. Sia per quanto riguarda i reati da contestare al ministro dell’interno Matteo Salvini, sia per chi dovrà eventualme­nte giudicarlo. Per questo di qui alla fine della prossima settimana il procurator­e di Palermo Franco Lo Voi, l’aggiunto Marzia Sabella e gli altri magistrati dell’ufficio dovranno studiare le carte arrivate dalla Procura di Agrigento e stabilire con quali richieste trasmetter­e gli atti al Tribunale dei ministri nel procedimen­to a carico del titolare del Viminale finito sotto inchiesta (insieme al capo di gabinetto Matteo Piantedosi) per il trattenime­nto illegittim­o di 177 migranti a bordo della nave militare Diciotti. E ieri, al secondo piano del palazzo di giustizia, ci sono state le prime, lunghe riunioni.

Il procurator­e di Agrigento Luigi Patronaggi­o ha individuat­o cinque possibili accuse — al termine di una breve istruttori­a, necessaria­mente incompleta poiché anche lui s’è dovuto fermare di fronte alla supposta responsabi­lità ministeria­le — ma alcune sono alternativ­e tra loro. A cominciare dalle più gravi. Il sequestro di persona «semplice»,

ad esempio, cadrebbe se venisse confermato il sequestro di persona «a scopo di coazione», introdotto con il recente articolo 289-ter del codice penale; reato punito con una pena più pesante, che rientra nella categoria dei «delitti contro la personalit­à dello Stato» (quelli solitament­e contestati ai terroristi) e finirebbe per assorbire l’altro tipo di sequestro compreso fra i «delitti contro la persona».

Inoltre, un’eventuale imputazion­e per il 289-ter potrebbe non rimanere confinata al solo Salvini, giacché il presunto «ricatto» agli organismi europei per costringer­li a farsi carico dei migranti «sequestrat­i» a bordo della Diciotti sarebbe stato rafforzato dalle contempora­nee o successive dichiarazi­oni di altri componenti del governo: il presidente del Consiglio Conte, l’altro vicepremie­r Di Maio, il ministro dei Trasporti Toninelli.

Sono ipotesi da valutare sulla base degli elementi già raccolti, fatta salva l’autonomia dell’attività politica e di governo; è dunque possibile che nel suo ruolo «classifica­torio, sollecitat­orio e di impulso» (così lo definisce la dottrina) la Procura chieda al Tribunale dei ministri di prenderle in consideraz­ione attraverso ulteriori accertamen­ti che solo a quell’organismo sono consentiti.

Un altro reato inizialmen­te considerat­o dalla Procura di

Agrigento era l’arresto illegale, che però è stato escluso poiché presuppone l’esistenza di un provvedime­nto (l’arresto, per l’appunto) che in questo caso non c’è. Anzi, l’accusa di sequestro deriva proprio dal fatto che i migranti sono stati costretti a rimanere sulla Diciotti in assenza di un provvedime­nto motivato di chicchessi­a; tutto sarebbe avvenuto, secondo ciò che è stato ricostruit­o finora, sulla base di ordini e indicazion­i trasmesse a voce.

Gli altri reati configurat­i, omissione di atti d’ufficio e abuso d’ufficio, sono «residuali»; in particolar­e il secondo, previsto quando non sussistano accuse più gravi. E in tal caso il peso anche politico di tutta la vicenda verrebbe ridimensio­nato. Ma non sono queste le preoccupaz­ioni di una Procura che deve limitarsi a un «preventivo inquadrame­nto giuridico della fattispeci­e» prima di trasmetter­e il fascicolo al tribunale dei ministri, il quale diventerà il dominus e deciderà in totale autonomia. Anche sui capi d’imputazion­e e sulla competenza: se il trattenime­nto dei migranti (illegale perché non dovuto a motivi tecnici o di altra natura) è cominciato al largo di Lampedusa il giudizio spetterà ai giudici di Palermo; se invece il mancato approdo era giustifica­to e l’ipotetico sequestro si è verificato a Catania, allora le carte dovranno ripartire per la città etnea. Dove, eventualme­nte, un altro Tribunale dei ministri dovrà rivalutare tutto daccapo.

 ??  ?? Sul ponte Un migrante sul ponte della nave della Guardia costiera Diciotti nel porto di Catania, durante i giorni in cui è stato negato loro lo sbarco in Italia: la crisi si è risolta con la scelta di alcuni Paesi, come Irlanda e Albania, di accogliere parte dei migranti. Decisivo anche l’intervento dei vescovi
Sul ponte Un migrante sul ponte della nave della Guardia costiera Diciotti nel porto di Catania, durante i giorni in cui è stato negato loro lo sbarco in Italia: la crisi si è risolta con la scelta di alcuni Paesi, come Irlanda e Albania, di accogliere parte dei migranti. Decisivo anche l’intervento dei vescovi

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