«Subito la demolizione e nuovo ponte nel 2019 I lavori ad Autostrade»
Il governatore Toti: «Sì a collaborazione con Fincantieri ma non possiamo aspettare il ridisegno delle concessioni»
GENOVA Alle spalle del presidente della Liguria Giovanni Toti ci sono le braccia spezzate del ponte Morandi. Riceve anche qui, a due passi dalle macerie. Un posto diventato una specie di secondo ufficio.
Partiamo da una premessa: lei è il Commissario per il superamento dell’emergenza. Ma per superare l’emergenza serve un ponte nuovo. Giusto?
«Più che giusto direi ovvio».
E però abbiamo sentito parlare mille volte di demolizione, di piano di abbattimento. La parola «ricostruzione» è passata in secondo piano?
«Per niente. Abbiamo detto che serviranno un paio di mesi per tirar giù quel che resta del Morandi e forse non è abbastanza chiaro che questi due mesi non devono andare perduti. Noi stiamo lavorando pancia a terra per la ricostruzione e per essere in grado di cominciare un’ora dopo che il ponte sarà realmente abbattuto».
Proviamo a ipotizzare dei tempi.
«Anche se i due mesi che dicevo sono realistici, nella peggiore delle ipotesi mi aspetto che la demolizione completa si concluda entro dicembre di quest’anno. Inizio 2019 per avere il progetto del nuovo ponte. Natale per inaugurarlo. Siamo nelle condizioni di poterlo fare».
Non sarà troppo ottimista? Al momento non c’è che la bozza dell’architetto Renzo Piano...
«Se tutti i soggetti che giocano questa partita sapranno fare squadra ce la faremo. E sarà un bene non solo per Genova e per la Liguria ma per il Paese intero».
Chi potrebbe non collaborare?
«Chiunque contribuisse a ritardi o addirittura blocchi del cantiere, magari in attesa che si ridisegni il sistema delle concessioni. L’ho già detto Leggi tutte le notizie, guarda le foto e i video sul ponte crollato e sull’inchiesta sul sito e lo ripeto: che nessuno pensi di tenere fermo il cantiere Genova per fare battaglie ideologiche. Sarebbe inaccettabile».
Si riferisce ai 5Stelle che vorrebbero stracciare la concessione ed escludere Autostrade dalla ricostruzione?
«Mi riferisco a chiunque terrà aperta la ferita di Genova anche un’ora più del necessario. Quello che ci serve è la praticità. Al di là di ogni discussione sul futuro assetto
ddel Paese, noi andiamo avanti spediti e lo facciamo con Autostrade che al momento è titolare della concessione. Al tavolo della demolizione e della ricostruzione abbiamo davanti loro, come vuole la legge. Se con nuovi provvedimenti parlamentari dovesse subentrare qualcun altro al posto di Autostrade vorrà dire che si farà carico di quello che troverà già in corso d’opera».
Il governo chiede l’intervento di grandi aziende pubbliche come Fincantieri. A che punto sono gli accordi sulla sua presenza nella ricostruzione?
«Autostrade e Fincantieri si parlano da molti giorni e hanno già stabilito la volontà di collaborare. Oltretutto essendo genovese, la Fincantieri per la città sarà un vantaggio aggiunto in termini di occupazione. Venerdì ci vedremo in Regione e sapremo di più La visita Giovanni Toti (centro), l’ad di Cdp Fabrizio Palermo (sinistra), e Giuseppe Zampini, presidente di Ansaldo, in un recente sopralluogo nella zona rossa sul loro dialogo e sulle modalità di questa collaborazione. Fermo restando che pagherà tutto Autostrade, ci sarà un consorzio di aziende pubbliche e private che concorrerà alla ricostruzione del Morandi».
Chi sarà presente all’incontro di venerdì?
«Ci saremo noi, il sindaco Bucci, i vertici di Autostrade — cioè il Castellucci o Cerchiai — l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, in rappresentanza anche della sua controllante, cioè la Cassa Depositi e Prestiti. E ci sarà Renzo Piano a illustrare la sua idea di ponte. Ovvio che il disegno e la suggestione di Piano dovranno passare poi per approfondimenti ingegneristici e tecnico-costruttivi».
Autostrade vi ha presentato finora qualche suo progetto di ricostruzione del ponte?
«No. Solo studi di fattibilità. Mi pare evidente che l’idea di Renzo Piano sia quella da cui partire. Mi risulta che sia d’accordo anche Grillo, come ho sentito durante un suo spettacolo l’altra sera».
Costi stimati?
«Si parla di 200 milioni ma, non essendoci nemmeno un progetto è chiaro che sono cifre buttate lì, senza molto senso al momento».
Si è mai parlato dei materiali?
«Si è parlato di molto acciaio. Quasi tutta la struttura dovrebbe essere metallica, in sostanza, con parti in cemento. Ma anche qui: stiamo parlando di un progetto che ancora non esiste. La parola d’ordine è: facciamolo bene e in fretta. Se ci riusciremo vorrà dire che qualcosa è cambiato e che sarà cominciata la terza Repubblica».