Il Papa dopo le accuse di Viganò «Serve silenzio. E preghiera»
Padre Lombardi: non vuole divisioni. Il sostegno di cardinali e associazioni
CITTÀ DEL VATICANO «Silenzio e preghiera» come il giusto modo di reagire di fronte a chi «cerca lo scandalo»: sono parole dette da Francesco nell’omelia di ieri mattina a Santa Marta, che sono state interpretate dai media — ma anche da padre Federico Lombardi, già portavoce vaticano — come giustificazione del proprio silenzio davanti alle accuse dell’ex nunzio Carlo Viganò. Il Papa infatti rientrato domenica l’altra dall’irlanda aveva dichiarato che per ora non avrebbe detto neanche «una parola» sul memoriale Viganò che l’accusava di proteggere gli abusatori e concludeva «si dimetta».
«Con le persone che non hanno buona volontà, con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione, che cercano soltanto la distruzione, anche nelle famiglie: silenzio. E preghiera»: questo è il passaggio dell’omelia di ieri (la prima dopo la pausa estiva) che i media hanno rilanciato come un’allusione del Papa all’attacco di Viganò e al suo silenzio.
Il Papa non ha fatto il nome del suo antagonista. Stava commentando l’episodio evangelico di Gesù che non risponde alle accuse dei concittadini di Nazaret, ha rievocato l’analogo silenzio del Cristo davanti a Pilato e così ha concluso: «La verità è mite, la verità è silenziosa, non è rumorosa» e «quando c’è questo modo di agire, di non vedere la verità, resta il silenzio». E ancora: «Dire la sua e poi tacere».
Intervistato da TV2000 padre Lombardi ha chiarito che con quelle parole «il Papa ribadisce l’intenzione di non rispondere direttamente alle accuse e di non lasciarsi coinvolgere in una spirale terribile di dispute che non possono portare che a ulteriori divisioni nella Chiesa». «Questo esempio di pazienza e moderazione del Papa con questo tempo di silenzio — è la conclusione di Lombardi — credo che sia una buona strada».
Intanto contro le accuse di Viganò arrivano dal mondo cattolico dichiarazioni di sostegno a Francesco da parte di cardinali, interi episcopati, associazioni e movimenti. Inoltre parte da due collaboratori di Francesco la prima risposta puntuale a una delle affermazioni dell’ex nunzio: è contenuta in una lettera firmata congiuntamente da padre Lombardi e da un suo collaboratore, il gesuita canadese Thomas Rosica. Riguarda un episodio della visita di Bergoglio negli Usa, nel settembre del 2015, quando Viganò era nunzio a Washington: l’incontro del Papa in nunziatura con l’attivista anti-nozze gay Kim Davis.
Viganò quell’episodio l’aveva rievocato accusando il Papa d’aver mentito sullo svolgimento dei fatti, mentre i due respingono l’accusa e attribuiscono a lui la responsabilità dei malintesi d’allora: «Il fatto che Viganò avesse parlato la sera prima dell’incontro (con Kim Davis) con il Papa e i suoi collaboratori non toglie che la responsabilità dell’iniziativa e delle sue conseguenze fosse principalmente dello stesso Viganò, che come Nunzio doveva conoscere meglio la situazione».
Se per ora Francesco non risponde all’attacco non vuol dire che non risponderà mai. In aereo aveva detto: «Quando sarà passato un po’ di tempo e voi avrete tratto le conclusioni, forse io parlerò».
Intanto iniziano a parlare i collaboratori.
d Così con le persone che non hanno buona volontà e che cercano lo scandalo