Ilva, pochi giorni per il salvataggio Il 7 settembre la decisione su Mittal
Di Maio: se la gara è valida, il 15 il gruppo ai nuovi soci. Ma serve di più sull’ambiente
I dieci giorni dell’ilva. Da domani 5 settembre al 15 si decide il futuro del principale gruppo siderurgico italiano. Nel mezzo altre due date cardine: il 7 e l’11. Entro metà mese il gruppo commissariato dal 2013 e in amministrazione straordinaria dal 2015 dovrà avere il nuovo proprietario. L’alternativa è un’ulteriore gara con le casse dell’azienda azzerate. Ipotesi che lo stesso vice premier Luigi Di Maio sembra allontanare: «Questa è una settimana decisiva per l’ilva: completeremo gli accertamenti su tutte le irregolarità della procedura.il 15 non finiscono solo i soldi — ha aggiunto — , gli uomini di Arcelormittal entreranno dentro Ilva, perché hanno un contratto firmato. Ma vogliamo che questo avvenga con un piano ambientale migliore».
Il tavolo al Mise
Il primo appuntamento, domani, è fissato al ministero dello Sviluppo economico: al tavolo di Di Maio sono invitati Arcelormittal, sindacati e commissari Ilva. Il principale
nodo da sciogliere è quello occupazionale. I sindacati spingono per zero esuberi, Arcelormittal non va oltre le 10.500 assunzioni, 10.100 subito e 400 entro il 2023. Per gli altri 3mila (oggi i dipendenti sono 13.522) si sta lavorando per garantire almeno 2.500 esodi incentivati. Il predecessore di Di Maio, Carlo Calenda, aveva messo sul tavolo 200 milioni. L’attuale inquilino del Mise vuole alzare la posta a 250 milioni: con 100mila euro lordi a persona, si passa da 2mila a 2.500 esodi incentivati, vicini all’obiettivo.
Lo sciopero dell’11
Di Maio ha convocato il tavolo del 5 settembre poche ore dopo l’annuncio dei sindacati di uno sciopero in tutto il gruppo Ilva per l’11 settembre. Lo sciopero, per il momento, non è annullato dalla convocazione del tavolo: si farà, hanno annunciato i sindacati, se il confronto risulterà improduttivo. Gli stessi sindacati, ieri, hanno fatto il primo sopralluogo al cantiere della copertura dei parchi minerali
dello stabilimento di Taranto, il più importante investimento previsto dal piano ambientale, che procede secondo la tabella iniziata: fine lavori prevista per gennaio 2020.
Il bivio del 7 settembre
Tra le due date — 5 e 11 settembre — ci sarà, però, un altro giorno cerchiato in rosso sul calendario: il 7 settembre. Venerdì prossimo, infatti, scadranno gli ulteriori 15 giorni di tempo che Di Maio si è dato per decidere se la gara con cui, nel giugno 2017, Ilva è stata assegnata ad Am Investco (la cordata guidata da Arcelormittal) resta valida. Dopo che l’anac, l’autorità Anticorruzione, ha evidenziato al ministro «criticità» nella gara e dopo che l’avvocatura di Stato ha rilevato profili di illegittimità, Di Maio non ha del tutto escluso il suo annullamento. Chiedendo prima, però, un ulteriore parere al ministero dell’ambiente — che ieri il ministro Sergio Costa ha confermato di avergli consegnato — e precisando che per annullare una gara non basta che sia illegittima,
ma occorre anche un pubblico interesse ad annullarla, per evitare lunghi contenziosi e risarcimenti milionari mandando all’aria una cessione da 4 miliardi di euro. Il pubblico interesse, per Di Maio, è legato ad ambiente e lavoro: se dal confronto con Arcelormittal, sindacati e commissari usciranno soluzioni migliori per la tutela dell’ambiente e la salvaguardia dei posti di lavoro, il pubblico interesse sarà comunque salvaguardato e i nuovi proprietari dell’ilva potranno finalmente fare il loro ingresso nel gruppo siderurgico.
L’addio ai commissari
La data stabilita è il 15 settembre, giorno in cui termina la gestione commissariale dell’azienda. Anche in questo caso si tratta di un termine già prorogato rispetto al 30 giugno fissato dal contratto siglato tra il precedente governo e Arcelormittal. Quel contratto prevede la possibilità di una sola proroga di 90 giorni. Il tempo sta per scadere.