Corriere della Sera

La promozione di Sirletti e della tecnologia d’azienda a servizio dell’uomo

- di Massimo Sideri

Bruno Sirletti, 54 anni, nonostante il ritorno nella sua Italia nel 2015 in qualità di amministra­tore delegato e presidente di Fujitsu Italia, non ha mai perso un marcato accento francese, di cui eleganteme­nte si scusa sempre. Sembrava dunque destino che il lavoro lo richiamass­e in Francia dopo i tanti anni in Belgio dove ha preso la laurea in ingegneria a Louvain prima di iniziare una carriera in giro per il mondo (in passato ha lavorato sia per Hewlett Packard che per Dell): il manager ha appena accettato la guida, sempre per il colosso giapponese, della divisione Retail & Hospitalit­y a livello EMEIA (Europa e area mediterran­ea). Ieri per lui è stata la giornata dei saluti: «Ho deciso di accettare pur a malincuore per il legame con il team italiano». Il suo lavoro, come mi scrive lui stesso, sarà «quello di coordinare le strategie dei vari paesi in termini di trasformaz­ione digitale legata al settore del retail. Un settore che — come ben sai — è in una profonda fase di transizion­e». Dell’esperienza di Bruno vale la pena sottolinea­re ciò che emerge dalla cultura giapponese: non è un mistero che il Sol levante abbia anticipato la transizion­e tecnologic­a. E per questo è interessan­te la sua visione umano-centrica. Tra i manga giapponesi c’è Astro Boy, una sorta di robotai ante litteram sempre pronto ad aiutare l’umanità. Lo stesso Sirletti ha sempre sottolinea­to — il che non vuole dire che non ci si debba guadagnare — come la tecnologia debba essere al servizio dell’uomo. Cosa che in molti dicono, ma in pochi fanno.

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Bruno Sirletti di Fujitsu

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