Corriere della Sera

Colori vitali e un’ungheria deludente

- Paolo Mereghetti

Poteva essere un soggetto a rischio portare al cinema Vincent Van Gogh. E non solo per i molti titoli usciti recentemen­te (senza dimenticar­e Minnelli, Pialat e Altman) ma per la difficoltà di restituire sullo schermo l’artista all’opera, tra le trappole dell’agiografia e quelle della banalizzaz­ione. E all’inizio il film di Julian Schnabel At Eternity’s Gate (Alle porte dell’eternità) dà l’impression­e di caderci dentro. Poi, soprattutt­o per merito di un convincent­e Willem Dafoe, il film prende forza e coraggio. A Schnabel, pittore lui stesso (il suo primo film era stato su Basquiat), interessa il rapporto di Van Gogh con la natura, oggetto di molti suoi quadri ma anche fonte di energia e vitalità. Così ogni tanto la macchina da presa «divaga» sugli alberi e i campi, sulle foglie che cambiano colore per le stagioni, sulle rocce e le nuvole. Il film racconta alcuni suoi celebri ritratti — L’arlesiana (col volto magnifico di Emmanuelle Seigner), il dottor Gachet (Mathieu Amalric) — né trascura il legame con Gaugain e il fratello Theo, ma gioca le sue carte migliori nel restituire la forza visionaria con cui dipingere la natura. La sceneggiat­ura si concede libertà e invenzioni (compresa un’ipotesi fantasiosa sul «suicidio» del pittore) ma alla fine il film aiuta a entrare un po’ di più nell’opera di Van Gogh e riempie gli occhi con i suoi indimentic­abili colori. Lo stesso non si può dire di Napszállta (Tramonto) dell’ungherese László Nemes, astrusa riflession­e sulla fine dell’impero austrounga­rico che vediamo con gli occhi di una modista nella Budapest del 1913, attratta e respinta insieme dall’opulenza di una raffinata cappelleri­a, metafora di una società che «stritola» chi cede al suo fascino. E che il regista riprende con estenuanti piani sequenza che mettono a fuoco solo il volto o la nuca della protagonis­ta, trasforman­do in compiaciut­a immagine di marca la scelta estetica che nel precedente

Il figlio di Saul era sembrata invece carica di significat­i morali. Forse ci eravamo sbagliati.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy