Colori vitali e un’ungheria deludente
Poteva essere un soggetto a rischio portare al cinema Vincent Van Gogh. E non solo per i molti titoli usciti recentemente (senza dimenticare Minnelli, Pialat e Altman) ma per la difficoltà di restituire sullo schermo l’artista all’opera, tra le trappole dell’agiografia e quelle della banalizzazione. E all’inizio il film di Julian Schnabel At Eternity’s Gate (Alle porte dell’eternità) dà l’impressione di caderci dentro. Poi, soprattutto per merito di un convincente Willem Dafoe, il film prende forza e coraggio. A Schnabel, pittore lui stesso (il suo primo film era stato su Basquiat), interessa il rapporto di Van Gogh con la natura, oggetto di molti suoi quadri ma anche fonte di energia e vitalità. Così ogni tanto la macchina da presa «divaga» sugli alberi e i campi, sulle foglie che cambiano colore per le stagioni, sulle rocce e le nuvole. Il film racconta alcuni suoi celebri ritratti — L’arlesiana (col volto magnifico di Emmanuelle Seigner), il dottor Gachet (Mathieu Amalric) — né trascura il legame con Gaugain e il fratello Theo, ma gioca le sue carte migliori nel restituire la forza visionaria con cui dipingere la natura. La sceneggiatura si concede libertà e invenzioni (compresa un’ipotesi fantasiosa sul «suicidio» del pittore) ma alla fine il film aiuta a entrare un po’ di più nell’opera di Van Gogh e riempie gli occhi con i suoi indimenticabili colori. Lo stesso non si può dire di Napszállta (Tramonto) dell’ungherese László Nemes, astrusa riflessione sulla fine dell’impero austroungarico che vediamo con gli occhi di una modista nella Budapest del 1913, attratta e respinta insieme dall’opulenza di una raffinata cappelleria, metafora di una società che «stritola» chi cede al suo fascino. E che il regista riprende con estenuanti piani sequenza che mettono a fuoco solo il volto o la nuca della protagonista, trasformando in compiaciuta immagine di marca la scelta estetica che nel precedente
Il figlio di Saul era sembrata invece carica di significati morali. Forse ci eravamo sbagliati.