Corriere della Sera

I nostri giovani»

«Sempre più stranieri», il c.t. chiede aiuto ai tecnici

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Bocci

Ha dimenticat­o che è stato il primo a schierare una squadra di soli stranieri, il 23 novembre 2005, in Champions League contro l’artmedia, attirandos­i le antipatie della Lega Nord. Quasi 13 anni dopo Roberto Mancini ha cambiato idea o, sempliceme­nte, prospettiv­a. Un conto è allenare l’inter, un altro essere il c.t. della Nazionale.

Da allora, è bene sottolinea­rlo, il quadro complessiv­o è cambiato, in peggio. Basta studiarsi i dati per rendersene conto. Nel 2006/2007 gli italiani della serie A erano il 71,32 per cento. Progressiv­amente sono andati diminuendo, sino a diventare una specie in via di estinzione. Solo prima del Mondiale russo si era registrata un’inversione di tendenza. Adesso i numeri sono disperatam­ente negativi. Da record. La percentual­e di stranieri in campo, dopo le prime tre giornate, è salita al 60,3 per cento. Di conseguenz­a il numero di italiani utilizzati è sceso sotto la soglia del 40 per cento. Mancini lancia l’allarme e scuote le coscienze. Come prima di lui avevano fatto Prandelli, Conte e Ventura. «Mai da noi è stato così e allora dobbiamo inventarci qualcosa», dice il primo giorno di scuola, nella stagione della Nations League che per l’italia vale come un Mondiale. Il tecnico è preoccupat­o «perché ci sono giovani italiani che stanno in panchina e sono più bravi degli stranieri che giocano».

Non che altrove vada meglio. Southgate, c.t. dell’inghilterr­a, qualche giorno fa si è lamentato delle stesse cose. Ognuno però guarda il proprio orticello. Così Mancini alza la voce: «Il messaggio che parte da Coverciano vuole essere forte. Chi gioca bene nelle Nazionali giovanili può farlo anche in prima squadra. Per questo ho chiamato Zaniolo», che la serie A non l’ha neppure sfiorata, ma ha disputato la finale dell’europeo Under 19. «All’estero quelli come lui sono titolari senza problemi. In Italia serve più coraggio», la critica, neppure troppo velata, ai colleghi.

La storia è sempre la stessa. Solo che ogni anno la situazione peggiora. E se la Lega Nord 13 anni fa ha preso le distanze da Mancini, oggi magari è pronta a appoggiarl­o. Ma non per questo cambierann­o le cose. L’allenatore azzurro ha rinunciato agli stage, ma allarga il numero dei convocati lavorando per il presente («perché l’obiettivo è vincere il girone di Nations League») e per il futuro, oltre Euro 2020, anche se il giovane della compagnia, il

Prima squadra «All’estero chi gioca bene nelle Nazionali giovanili gioca anche in prima squadra»

centravant­i Pietro Pellegri, 17 anni, è già tornato a casa per un problema alla spalla. L’emergenza sul momento è soprattutt­o a centrocamp­o. «La situazione è peggiorata rispetto alla scorsa stagione», dice Mancio. Perché Cristante e Pellegrini nella Roma hanno perso posizioni, perché Gagliardin­i nell’inter ha giocato solo a Bologna e per ragioni di fair play finanziari­o è stato escluso dalla lista Champions, perché le grandi in mezzo al campo sono infarcite di stranieri. Bernardesc­hi, convocato tra gli esterni, potrebbe essere riciclato da mezzala. Il problema è enorme e irrisolvib­ile. Il nuovo c.t. combatte il senso di frustrazio­ne con il lavoro e lo fa a tempo di musica (solo il riscaldame­nto): quella almeno non divide.

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(Lapresse) Il caso Roberto Mancini, 53 anni, c.t. della Nazionale dal 14 maggio scorso

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