Seb e Kimi subito alleati
La Ferrari deve migliorare la gestione dei piloti. A partire da Singapore dove l’anno scorso fu il caos
Gli errori
● Gp di Azerbaigian Nelle fasi finali della corsa, Vettel cerca di riprendersi la testa con un sorpasso su Bottas, che però gli va male: chiude fuori dal podio mentre Hamilton poi vince la corsa
● Gp di Francia A Le Castellet scattava dalla seconda fila. Parte come un razzo ma alla prima curva finisce addosso ancora a Bottas. Deve rientrare ai box e viene punito con 5” di penalità. Chiude 5°
● Gp d’austria In qualifica ostacola Sainz: viene punito con la retrocessione di tre posti in griglia
● Gp di Germania Clamoroso autogol: mentre domina la corsa, con le gomme slick si gira su una pozzanghera: un errore da 25 punti perché Hamilton vince MILANO Presa la botta, è tempo di raccogliere i cocci e provare a rimontare il giocattolo. Lo scacco di Monza dopo l’illusione della prima fila monopolizzata è stato tremendo e deve essere ancora assorbito. Ma sarebbe ancora peggio se le conseguenze della batosta in casa demolissero le residue speranze di rimonta. Recuperare 30 punti a un Lewis Hamilton in condizione strepitosa a 7 gare dalla fine è un’impresa ai limiti del disperato ma Sebastian Vettel ha il dovere di crederci. Deve resettare il cervello, dimenticare la collezione di errori e orrori e sperare che l’avversario s’inceppi. Ricominciando da una certezza: guida la macchina migliore, sarà anche una squadra giovane la Ferrari — come dice il team principal Maurizio Arrivabene — ma a livello tecnico ha fatto i miracoli.
I dubbi, infatti, sono altri e vanno sciolti in fretta. La staccata decisa di Kimi Raikkonen sul compagno (che poi si è complicato la vita da solo nel contatto con Hamilton) era il messaggio di un uomo libero che sa di essere a fine ciclo? In passato Iceman ha accettato di fare il «lavoro sporco» esattamente come Valtteri Bottas, borbottava ma eseguiva. Nei Gp che rimangono Seb si troverà a correre anche contro il compagno? I ritardi nell’annuncio del rinnovo del contratto del finlandese, le tante, troppe voci, su un cambio di strategie a Maranello, con Charles Leclerc di nuovo in pole per un posto sulla Rossa nel 2019, arrivano in un momento delicatissimo. Il ventenne monegasco dell’alfa-sauber, già designato come erede di Kimi da Sergio Marchionne, sarebbe ormai a un passo dal traguardo. Fino a qualche giorno fa lo scenario era diverso: con Raikkonen in odore di prolungamento, per Leclerc si parlava di uno sbocco alla Haas. Ma la scuderia americana ha rivendicato la sua autonomia e forse ha chiesto anche uno sconto alla Ferrari sulla fornitura dei motori per «ospitare» il driver allevato nell’academy di Maranello.
In uno scenario del genere probabilmente la Ferrari non ha dato ordini di scuderia perché non aveva nessun potere per farlo. E il paradosso è che ora Kimi, il «miglior compagno di sempre» (copyright di Vettel), potrebbe trasformarsi in uno spettatore disinteressato, o peggio in un «nemico». La situazione richiede interventi rapidi ed efficaci. È il primo banco di prova per il nuovo corso targato Elkann-camilleri. L’impressione però è che la Ferrari debba crescere nella gestione dei piloti, magari servirebbe qualcuno capace di parlare la loro «lingua». La Red Bull ha Helmut Marko a fianco di Christian Horner, una figura carismatica che tanto ha contribuito ai quattro titoli di Vettel con consigli e strigliate. La Mercedes si è affidata a Niki Lauda (ora in riabilitazione dopo il trapianto polmonare) e Hamilton dopo un inizio per niente facile ha ammesso di aver imparato tanto da lui.
Fra due settimane toccherà a Vettel e alla squadra scacciare i fantasmi e accendere la notte di Singapore, mentre il nuovo avanza: la Mclaren ha congedato il belga Stoffel Vandoorne e accolto Lando Norris accanto a Carlos Sainz. Inglese, 18 anni, guida la carica dei «Next Gen». hanno spinto sull’acceleratore il muro ha cominciato a incrinarsi: Epo (la si compra liberamente in farmacia) per Rita Jeptoo — regina di maratona a Chicago, Boston e Parigi — e Jemima Sumgong, campionessa olimpica in carica. Epo per Asbel Kiprop, tre titoli mondiali e uno olimpico nei 1500 metri. Ma anche sostanze come la morfina (Lucy Wangui, prima a Milano) che aiuterebbe gli atleti a sopravvivere a trasferte ripetute e folli sull’asse Africa-europa-usa per gareggiare e poi tornare a «caricarsi» alla base, in sicurezza.
Per provare a frenare il fenomeno, cinque giorni fa l’agenzia mondiale antidoping (Wada) ha accreditato il primo laboratorio dell’africa occidentale, a Nairobi. Obiettivo: formare specialisti ed effettuare test rapidi. Pur sapendo bene che la potenza economica e politica (anche federale) dei signori del doping in Africa (e di certi manager) è dieci volte superiore a quella di chi vuole combatterlo.