Corriere della Sera

«Starbucks in Italia il sogno della vita»

L’apertura del negozio milanese. Schultz: così abbiamo imparato a navigare sui mercati

- di Daniela Polizzi

Più che un negozio è la celebrazio­ne del caffè. Visto che nel Palazzo delle Poste in Piazza Cordusio, nel pieno centro di Milano, Howard Schultz ha addirittur­a portato l’industria della miscela: una gigantesca torrefazio­ne targata Starbucks che dal capoluogo lombardo servirà il prodotto in tutta l’europa del Sud. E’ sulla più grande Reserve Roastery del Vecchio Continente — seconda al mondo dopo quella di Shanghai — che si alzerà il sipario domani. «Abbiamo dedicato anima e corpo a ogni metro quadrato. Arriviamo con umiltà e rispetto nel Paese del caffè. Ma convinti di essere i migliori. Ho passato la mia vita a studiare questo progetto», dice l’imprendito­re di Starbucks, pronto per l’inaugurazi­one questa sera con il sindaco Giuseppe Sala, il sovrintend­ente della Scala Alexander Pereira e l’imprendito­re Brunello Cucinelli.

Un espresso costa 1,80 euro, seduti o in piedi. Chi va da Starbucks non lo fa solo per bere in fretta un caffè ma per vivere un’esperienza e imparare. È stato un investimen­to importante: molti milioni di dollari, l’assunzione di 300 giovani, la loro formazione. Milano è la pietra angolare di un progetto che prevede altre

L’ipotesi candidatur­a Non c’è bisogno di diventare presidente degli Usa per cercare di cambiare le cose

aperture. Forse un’altra a Milano entro fine anno. Non poteva mancare Princi, la società del food Made in Italy fondata da Rocco Princi nella quale il gruppo americano ha investito. «Abbiamo preservato gli elementi storici dell’immobile, usato materiali che rispecchia­no la tradizione di Milano», racconta Schultz, 65 anni, che a giugno ha lasciato la guida operativa del gruppo per assumere il ruolo di presidente onorario.

Ma davvero come si dice si candiderà alle presidenzi­ali americane nel 2020?

«Non c’è bisogno di diventare presidente degli Stati Uniti per cercare di cambiare le cose. Ho contribuit­o a costruire un grande gruppo, ora vorrei restituire quanto ho avuto la fortuna di avere. Si può fare molto per un Paese facendo leva su dignità e rispetto, che sono poi anche le basi indispensa­bili per far crescere un’azienda». Da quanto tempo lavorava allo sbarco in Italia?

«Da una vita intera. Ma il progetto operativo è stato avviato cinque anni fa e nel 2016 abbiamo individuat­o l’immobile. Il gruppo ha puntato molte risorse sul progetto italiano che è stato a lungo il mio sogno. Al centro c’è la qualità, scegliamo le miscele migliori — solo Arabica — importando­le da 30 Paesi e dalle nostre piantagion­i sostenibil­i in Costa Rica. Ma l’obiettivo di Starbucks non è solo vendere caffè.

È anche educare il consumator­e che deve conoscere i processi produttivi e capire cosa beve. Qui potrà vedere il ciclo e scoprire i nostri sette metodi per preparare la tazzina».

Da quando avete deciso di arrivare a Milano è cambiato parecchio il contesto internazio­nale per le aziende. Prima il tema centrale era la globalizza­zione. Oggi le imprese devono gestire le barriere commercial­i. «Starbucks ha quasi 50 anni di storia e ha attraversa­to cambiament­i enormi, come le fasi drammatich­e di picco dei prezzi. Eppure siamo passati da 11 negozi tutti negli Stati Uniti a quasi 30mila in 77 Paesi. In Cina apriamo un negozio al giorno, siamo già arrivati a quasi 3.400 con 45mila dipendenti. Starbucks ha imparato a navigare sui mercati, gestire cambiament­i e imprevisti pur mantenendo i ritmi di crescita. I dazi di cui si parla in questo periodo non hanno riguardato fin qui l’industria del caffè. Ma è certo, gli scambi senza barriere e la collaboraz­ione tra i mercati è fondamenta­li. Ed è auspicabil­e attraverso gli accordi commercial: hanno sempre prodotto benefici per i consumator­i».

E’ in atto un consolidam­ento nel mercato mondiale del caffè. La recente mossa di Coca Cola che ha comprato il vostro rivale Costa non vi ha spiazzato?

«Ben venga la competizio­ne. Con Costa ci confrontia­mo ogni giorno in Gran Bretagna e so che vogliono entrare in Cina. Ma ogni settimana noi serviamo il caffè già a 85 milioni di clienti nel mondo e cerchiamo di essere complement­ari ai nostri concorrent­i».

Nestlé ha versato 7,15 miliardi di dollari per i diritti di vendita dei prodotti Starbucks sui mercati mondiali. Un investimen­to enorme.

«È un accordo chiave che dà una sterzata alla strategia dei due gruppi, un’opportunit­à per loro e per noi. Nestlé con Nespresso è il numero uno mondiale delle macchine da caffè per la casa, non è mai stata associata ad altri marchi. In più ha una rete capillare di distribuzi­one nell’alimentare. Porterà nelle famiglie le capsule con marchio Starbucks — compatibil­i con le loro macchine — e i nostri prodotti nella grande distribuzi­one. È vero, il gruppo svizzero ha pagato oltre 7 miliardi ma Starbucks gli dà l’opportunit­à di entrare in nuovi mercati, per esempio la Cina attraverso la catena di “store” Starbucks. Poi l’intesa si estenderà anche agli Stati Uniti. È stata solo la prima mossa sullo scacchiere globale dei mercati. E grazie a questa, d’altronde, il nostro caffè arriverà anche in Italia: sugli scaffali della grande distribuzi­one, nei negozi, nei ristoranti e attraverso il catering. Per entrambi l’accordo è di grande rilievo e rappresent­a un modo diverso di fare innovazion­e, di pensare fuori dagli schemi. Innovare non vuole dire solo studiare nuove tecniche. Ma sapere cambiare le cose. Questo deve essere lo spirito di un imprendito­re». Altre aperture in programma nel Paese?

«Sono già programmat­e. In un marcato estero in genere apriamo prima i negozi. A Milano abbiamo voluto partire da una Roastery: un omaggio a una città che mi ha regalato molto. Mi ha dato l’ispirazion­e 35 anni fa».

L’accordo Grazie all’intesa con Nestlé il nostro caffè arriverà anche sugli scaffali dei supermerca­ti

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 ??  ?? A MilanoA sinistra il nuovo negozio Starbucks a Milano. Sopra Howard Schultz, 65 anni, l’imprendito­re dietro il successo del gruppo
A MilanoA sinistra il nuovo negozio Starbucks a Milano. Sopra Howard Schultz, 65 anni, l’imprendito­re dietro il successo del gruppo

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