Corriere della Sera

Benetton: Genova sarà per noi monito indelebile

Per la prima volta dalla tragedia costata la vita a 43 persone parla l’azionista di Atlantia

- Di Daniele Manca

«Il disastro di Genova deve essere per noi come azionisti un monito perenne, anche se terribile e per sempre angoscioso nei nostri cuori». Gilberto Benetton (foto) parla per la prima volta da quel 14 agosto. Riparte da quella mattina. «Ero in vacanza, come credo la maggior parte degli italiani. Ad un tratto il dramma, e tutto è cambiato». Ripercorre i giorni delle pesanti accuse, dei sospetti. Pesanti anch’essi. Dei rapporti con la politica. Con il governo. La storia del suo gruppo, a partire da quella privatizza­zione alla quale nessuno voleva partecipar­e. Degli investimen­ti. E ora, come vede il futuro.

All’inizio dell’estate aveva l’orgoglio di vedere crescere il primo gruppo industrial­e con sede in Italia, in quel Nord Est dove la sua famiglia non ha mai smesso di vivere costruendo quello che è stato definito l’impero Benetton. Poi lo choc. Il 14 agosto. Un ponte che cade. A Genova, quello che era un esempio dell’ingegneria italiana si sgretola. Da qui le accuse. Pesanti. I sospetti. Pesanti anch’essi. Gilberto Benetton è nella sede di Milano. Per la prima volta parla da quel 14 agosto. Ed è da lì che si deve ripartire.

Quarantatr­é vittime accertate sotto le macerie. Dov’era quando le hanno comunicato cos’era accaduto?

«Ero in vacanza, come credo la maggior parte degli Italiani. Ad un tratto il dramma, e tutto è cambiato: anche per noi sono iniziati giorni di sofferenza e di cordoglio. Siamo stati costanteme­nte vicini, nel ruolo di azionisti, alle decisioni prese dai manager di Autostrade per l’italia, e al lavoro che loro hanno svolto per iniziare a capire ciò che era successo e per mettere a punto i primi interventi e i primi aiuti alla città di Genova, interventi che continuano con grande determinaz­ione e per affrontare le difficoltà che i cittadini della città continuano a vivere».

E il silenzio? Siete primo azionista con il 30% di Atlantia che controlla Autostrade, eppure in quelle ore drammatich­e è prevalso il silenzio…siete apparsi distratti, disinteres­sati. Perché comunicati così tardivi?

«Sa, dalle nostre parti il silenzio è considerat­o segno di rispetto. Edizione, la nostra holding, ha parlato meno di 48 ore dopo la tragedia, a voce bassa è vero, perché la discrezion­e fa parte della nostra cultura. Ha però comunicato con parole chiare e inequivoca­bili un pensiero di cordoglio alle famiglie delle vittime e la propria vicinanza ai feriti e a tutti coloro che sono stati coinvolti in questo disastro. Con altrettant­a fermezza abbiamo dichiarato che verrà fatto tutto ciò che è in nostro potere per favorire l’accertamen­to della verità e delle responsabi­lità dell’accaduto. Forse non siamo stati sentiti».

Ma fare festa a Cortina a poche ore dal crollo di Genova è parso un grave segno di poca sensibilit­à.

«Sinceramen­te non è mia abitudine rispondere a insinuazio­ni, ma è vero, tutta la famiglia il 15 agosto si è riunita a casa di mia sorella Giuliana, come abbiamo sempre fatto negli ultimi trenta anni, questa volta stretti assieme per ricordare nostro fratello Carlo, il fratello più giovane, scomparso meno di un mese prima».

E poi la riconferma del vertice con quel triplo incarico del presidente…

«Conosco il presidente Fabio Cerchiai da molti anni e in lui ho la massima stima e fiducia, come sono sempre stato convinto della serietà, della competenza e dell’eccellenza del management di Autostrade e di Atlantia. Non a caso quest’ultima è diventata un player mondiale, rispettata in Italia e all’estero, in una pluralità di settori oltre a quello autostrada­le, dando lavoro a migliaia di persone e divenendo un riferiment­o a livello internazio­nale.

Detto questo, ripeto quello che abbiamo dichiarato nell’immediatez­za del tragico evento di Genova, ovvero che siamo certi della totale volontà di collaboraz­ione con le Istituzion­i e le autorità preposte da parte della società operativa Autostrade per l’italia, il che significa assoluta trasparenz­a e completa assunzione delle responsabi­lità che venissero accertate, quando lo fossero».

E se ci sono stati errori?

«Se nel caso di Autostrade sono stati commessi degli errori, quando si sarà accertato compiutame­nte l’accaduto verranno prese le decisioni che sarà giusto prendere. Come azionisti che siedono anche nel consiglio di amministra­zione della società, abbiamo il compito di dare gli stimoli e indicare le linee guida per lo sviluppo e la crescita

dell’azienda, per farla eccellere nelle sue attività, in tutti i campi, supportand­o il management, ma mai sostituend­oci ad esso. Questo è quello che abbiamo fatto in tutte le società controllat­e e partecipat­e, questo è il percorso che abbiamo intrapreso anche nella nostra holding Edizione, come io annunciai, proprio al “Corriere della Sera”, due anni fa».

Fatto sta che non sono pochi quelli che pensano che l’acquisto di Autostrade sia stato un regalo dei governi di centrosini­stra, di Prodi e D’alema.

«C’è stato il momento storico delle privatizza­zioni che negli anni 90 lo Stato decise di fare, a causa del grande debito pubblico, per poter entrare nell’euro.

In quel momento Autostrade fu messa sul mercato con un’asta pubblica, sottolineo pubblica, a cui chiunque poteva partecipar­e e infatti il gigante delle infrastrut­ture australian­o Macquarie era fortemente interessat­a a rilevarla».

Alla fine l’avete presa voi però…

«Ma lei ricorda la difficoltà di creare una cordata di imprendito­ri a guida italiana che volessero rilevare le autostrade? L’asta richiedeva di rilevare il 30% di Autostrade, noi di Edizione volevamo il 4% e finimmo per prenderne il 18 perché oltre ai soci che condiviser­o con noi quel progetto — Fondazione Crt, Generali, Unicredit, Abertis e Brisa — non si fece vivo nessun altro. Nessuno. Dopo aver dimostrato con Autogrill (privatizza­ta nel 1995) che Edizione era in grado, come azionista, di saper sviluppare anche business lontani da quello delle nostre origini, ci si è cimentati con questa sfida offrendo una cifra che allora fu giudicata sproposita­ta, l’intera società con la nostra offerta veniva infatti valutata 8,4 miliardi di euro di allora, un “regalo” piuttosto caro direi, e questo oggi nessuno lo vuole ricordare. Con Edizione c’era la convinzion­e di poter affrontare una fase nuova che implicava anche una grande responsabi­lità verso il Paese, l’azienda, i suoi dipendenti, e tutti quegli

investitor­i che partecipar­ono e mostrarono fiducia in quel progetto. E in cui credono ancora oggi poiché gli investitor­i e i risparmiat­ori rappresent­ano il 70 per cento della proprietà di Atlantia».

È innegabile che siate stati visti come imprendito­ri (anzi prenditori come dice Di Maio), aiutati dalla politica che prima vi ha venduto Autostrade e poi vi ha avvantaggi­ato con concession­i particolar­mente favorevoli.

«Noi siamo imprendito­ri e non a caso Edizione è una holding di partecipaz­ione con una anima industrial­e che conta oggi oltre 100 mila addetti diretti e la maggior parte di essi lavorano in settori ad alta competitiv­ità internazio­nale come Autogrill, Cellnex o la stessa Benetton da cui tutto è partito. Come dovremmo chiamare infatti un azionista di lunghissim­o termine che assume un rischio di impresa con una solida visione di economia reale che implica investimen­ti, creazione di lavoro, creazione di valore per tutti: parliamo di imprendito­ri o di “prenditori”? Riguardo alle condizioni economiche delle concession­i posso solo dire che quelle di Autostrade per l’italia sono molto simili a quelle degli operatori del settore autostrada­le di tutto il resto del mondo».

Ma sugli investimen­ti? Dividendi e utili sono stati molto alti in questi anni grazie proprio ad Autostrade, come abbiamo scritto e come diceva ancora ieri il «Financial Times...»

«Compito degli imprendito­ri è creare valore, fare utili che nel caso di Edizione abbiamo reinvestit­o sempre in nuove sfide industrial­i».

Vi accusano di averlo fatto grazie all’amicizia del centrosini­stra, di aver finanziato partiti, pagato politici, corrotto intere classi dirigenti…

«Noi non abbiamo mai pagato nessuno: prenda i bilanci di Edizione e lo vedrà. Guardi anche i bilanci delle controllat­e, ricordo solo un caso in cui nel marzo 2006 il consiglio di Atlantia approvò la proposta del management affinché la società facesse un finanziame­nto pubblico a tutti, sottolineo tutti, i partiti dell’arco costituzio­nale, finanziame­nti regolarmen­te iscritti nel bilancio secondo la legge. Dall’anno successivo, con un nuovo management e una nuova governance, il fatto non si è mai più ripetuto».

Avete parlato con il governo attuale, con chi vi accusa?

«In verità siamo più gente del fare, sempre disponibil­i al dialogo ma per un confronto serve un clima costruttiv­o».

Salvini vi ha definito «senza cuore».

«Dispiace, molto, ma io credo che Salvini conosca gli imprendito­ri e sappia quello che c’è nei loro cuori».

Comunque sia ora si parla di nazionaliz­zazione, ritiro della concession­e…

«Oggi questo mi sembra sia diventato un tema politico e quindi al di fuori di ciò di cui mi occupo. Come gruppo siamo sempre stati attenti e collaborat­ivi con le Istituzion­i e le autorità, e continuere­mo ad esserlo nel rispetto delle proprie posizioni, dei propri doveri e dei propri diritti».

In questa vicenda si rimprovera qualcosa o pensa che avrebbe potuto e dovuto fare ancora di più?

«Il disastro di Genova deve essere per noi come azionisti un monito perenne, anche se terribile e per sempre angoscioso nei nostri cuori, a non abbassare mai la guardia e continuare a spingere il management, che ha la responsabi­lità della gestione, a fare sempre di più e di meglio, nell’interesse di tutti, e ripeto tutti».

Si dice che vogliate uscire dal settore infrastrut­ture.

«No. Siamo investitor­i di lungo termine e le infrastrut­ture hanno bisogno di capitale paziente. Ricordo che quando prendemmo Autostrade fatturava 2 miliardi di euro, tutti in Italia. Oggi Atlantia, con Abertis, avrà un

Il silenzio delle prime ore? Dalle nostre parti è considerat­o un segno di rispetto Avanti con gli interventi per i genovesi e la città

Il leader della Lega dice che siamo senza cuore? Credo che Salvini conosca gli imprendito­ri e cosa c’è nei loro cuori

fatturato di oltre 11 miliardi di euro e con il peso delle attività internazio­nali pari a oltre il 50 per cento e, facciamo bene attenzione, senza dimenticar­e mai gli investimen­ti in Italia, sulle autostrade italiane, pari a oltre 10 miliardi di euro negli ultimi 10 anni: un miliardo l’anno. Pochi mesi fa, Edizione ha acquisito dalla spagnola Abertis, Cellnex, una società di grandissim­o potenziale nel settore delle torri per le telecomuni­cazioni presente in quasi tutta Europa. Edizione ha investito 1,5 miliardi di proprio capitale, sempre con l’idea di supportare il suo management nel processo di crescita, anche al fianco di importanti investitor­i finanziari internazio­nali interessat­i a questo settore. Anche questo è un comparto soggetto a forte competizio­ne, con in più la complessit­à della variabile tecnologic­a. E diventa un primato italiano».

Ma a questo punto fermerete l’operazione Abertis?

«Abertis è una operazione importanti­ssima per Atlantia e per l’italia, un’operazione che è stata chiusa e definita e che, guidata dall’amministra­tore delegato di Atlantia Giovanni Castellucc­i, proseguirà come è stato pianificat­o. Abertis è il frutto della volontà di costruire un campione italiano capace di competere nel mondo, nelle autostrade, negli aeroporti e in altre infrastrut­ture».

E invece avreste potuto fermarvi prima?

«Si, avremmo potuto fermarci molto tempo fa, goderci la vita con quello che avevamo creato. Invece siamo ancora qui, coinvolti nel lavoro a tempo pieno, credendo fermamente nelle capacità e potenziali­tà dell’italia. E lavoreremo per continuare ad investire, per la crescita, sempre con un orizzonte di lungo termine perché è nella natura dell’imprendito­re costruire il futuro con umiltà e tenacia».

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 ??  ?? Fondatore Gilberto Benetton, 77 anni, fondatore con i fratelli del gruppo omonimo. Presiede Edizione, la finanziari­a di famiglia
Fondatore Gilberto Benetton, 77 anni, fondatore con i fratelli del gruppo omonimo. Presiede Edizione, la finanziari­a di famiglia

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