Corriere della Sera

Toni più bassi e una voce sola Salvini si affida a Bagnai

Un anti euro (pacato) sull’economia. E Palazzo Chigi non replica a Oettinger

- di Marco Cremonesi

ROMA La voce della Lega sui temi economici sarà Alberto Bagnai. L’economista fiorentino, presidente della commission­e Finanze del Senato, sarà l’uomo che dovrà rappresent­are la posizione del partito con la stampa ma anche in consessi più esclusivi, politici ma anche finanziari, in modo che il verbo salviniano sia diffuso senza rumori di disturbo. Come dire: la Cassazione rispetto alle questioni economiche. L’idea, in un primo momento, era quella di avere due «voci» economiche distinte, una per la stampa e una per la politica e il mondo degli addetti ai lavori. Poi, la decisione di affidare entrambi gli incarichi a uno solo.

Il fatto che Bagnai sia uno dei più noti economisti italiani anti euro, non preoccupa Matteo Salvini. Nessuna contraddiz­ione, secondo il segretario leghista, con le posizioni assai nitide del professore. Il vicepremie­r è anzi convinto che la pacatezza e la preparazio­ne di Bagnai saranno la miglior arma, sua e della Lega, in vista dei frangenti che il governo dovrà affrontare, oggi e in prospettiv­a.

Il vicepremie­r ha più volte riconosciu­to a Bagnai un ruolo fondamenta­le nella maturazion­e delle proprie personali convinzion­i. Arrivando, a suo tempo, quasi a uno spot per i libri del professore dell’università di Pescara: «”Il tramonto dell’euro” mi ha aperto un mondo». Inoltre, secondo alcuni leghisti di rango, nei confronti di Bagnai ci sarebbe stato anche una sorta di «risarcimen­to». Il capo leghista aveva candidato il non ancora senatore a ministro all’economia letteralme­nte per anni. Al punto che lo stesso Bagnai ci aveva scherzato sopra: «Possiamo dire che mi candida ogni tre mesi, con cadenza abbastanza regolare, a ogni solstizio e a ogni equinozio». Lui, a sua volta, sembrava non troppo entusiasta di certi sovracuti salviniani: «Se il leader della Lega continua a parlare di ruspe, non mi interessa fare il ministro in un’eventuale squadra di governo. Se invece ha un progetto organico e me lo illustra ci si può ragionare».

Al di là dell’apporto «tranquilli­zzante» di Alberto Bagnai, è l’intero governo che sembra aver archiviato i toni più alti. Alla riunione di Palazzo Chigi sulla manovra di ieri, nonostante sia stata aggiornata a questa mattina, i toni paiono essere stati assolutame­nte tranquilli. Certo, come dice un leghista, «Tria non smette di richiamare tutti alla prudenza, ma il fatto che la riunione sia stata aggiornata significa soltanto che c’è molto da fare, non che si litighi». Concordata a Palazzo Chigi anche la non risposta al commissari­o Ue al Bilancio Gunther Oettinger che martedì sera aveva dichiarato che il progetto europeo sta correndo un «pericolo mortale» anche a causa di «Polonia, Ungheria, Romania e il governo italiano». Per dire, giusto a fine agosto Luigi Di Maio aveva definito Oettinger un «ipocrita».

In ogni caso, secondo il presidente della commission­e Bilancio Claudio Borghi, la strada scelta si conferma quella di «dare un segnale su tutti i dossier in modo che nessuno possa ritenere che noi abbiamo abbandonat­o questo o quel punto». Con un risultato in più: «Dimostrare a tutti quanti che ci muoviamo in un orizzonte che non è di breve periodo». Anche lui, anti euro convinto, ribadisce che sia giusto «non sforare il 3% del patto di stabilità. Fuori dall’euro politiche aggressive riguardo al debito sarebbero anche benefiche, ma in questo quadro assai meno».

L’accusa

Il commissari­o Ue ha detto che il governo è un «pericolo mortale» per il progetto europeo

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