Corriere della Sera

La svolta di Boccia Accantona la piazza e «spera» in Matteo

- di Dario Di Vico DAL NOSTRO INVIATO

BOLOGNA Per apprezzare la battuta bisogna ricordare la città di provenienz­a di Vincenzo Boccia e così quella che si è concretizz­ata ieri davanti agli imprendito­ri bolognesi è stata una «piccola svolta di Salerno». In pochi giorni siamo passati dal rischio di una manifestaz­ione di piazza degli industrial­i contro il governo gialloverd­e all’ipotesi che si apra un tavolo di confronto tra industrial­i e governo. Di mezzo c’è stata un’intervista al vicepremie­r Matteo Salvini pubblicata proprio dal quotidiano confindust­riale, Il Sole 24 Ore, intervista che Boccia ha giudicato tanto positiva da indurlo, come ha detto lui stesso, «a cambiare agenda». «Le dichiarazi­oni di Salvini fanno ben sperare il nostro mondo e vanno verso una dimensione di grande responsabi­lità».

In effetti il leader leghista ha mutato i toni riconoscen­do il valore dell’iniziativa privata, della competizio­ne economica, di Industria 4.0 e del gasdotto Tap. Lasciamo agli esegeti del pensiero di Salvini decidere se le parole del vicepremie­r rechino davvero il segno della piena discontinu­ità o siano una performanc­e tattica del Capitano, quel che è certo è che hanno riaperto il ponte con la Confindust­ria e chiuso la fase del muro contro muro.

Boccia dopo averlo minacciato era cosciente che organizzar­e un corteo di industrial­i a Roma non era un’operazione facile né dal punto di vista politico né da quello materiale e aveva bisogno che dal governo gli arrivasse un messaggio conciliant­e. In più sperava anche che la Lega prendesse in qualche modo le distanze dal furore anti-mercatista del M5S e che comunque la discussion­e dal terreno ideologico si spostasse al confronto programmat­ico sulle imminenti scelte della legge di Stabilità. Molti di questi obiettivi il presidente li ha portati a casa e ha saggiament­e evitato di sfidare la fortuna. Un pareggio in questi casi, per di più in casa dei populisti, vale oro. E così Boccia ha dichiarato chiusa la parentesi dello scontro sul decreto dignità («non creerà e non distrugger­à posti di lavoro») e ha promesso di «guardare avanti senza fare polemiche».

In verità il giudizio sui partiti di governo è asimmetric­o. Laddove le aperture di Salvini sono valorizzat­e, gli strali contro i 5 Stelle hanno punteggiat­o l’intervento bolognese di Boccia. «Non appiattirs­i sul presente, non indicare sempre le colpe degli altri» a chi altri è diretto se non ai Di Maio boys? E «chi pensava di essere antisistem­a ieri, oggi è sistema ed è al governo del Paese» non è forse un messaggio inviato allo stesso indirizzo? E ancora: l’enfasi sulle «infrastrut­ture come precondizi­one di una società inclusiva» non mira a scavare un solco tra Lega e grillini?

Quale che sia l’esito di queste manovre per ora si volta pagina e il consenso attorno alla piccola svolta di Salerno ieri è stato unanime. In platea, ad ascoltare l’imprendito­re bolognese Alberto Vacchi — uno dei pochi che può vantare acquisizio­ni in Germania — alla sua ultima assemblea da presidente, c’era una robusta delegazion­e nordestina con i presidenti di Padova-treviso (Finco e Piovesana) e Pordenone (Agrusti), c’erano i «padri nobili» Alberto Bombassei e Fabio Storchi, il leader di Assolombar­da Carlo Bonomi e il presidente di Federmecca­nica Alberto Dal Poz. Tutti allineati e rincuorati dal pareggio ottenuto. Però, come sappiamo, domani è comunque un altro giorno di test sul rapporto industrial­i-governo, nella stagione della legge di Stabilità, ne avremo uno a settimana. E Boccia per godersi lo scampato pericolo dovrà fare almeno un’altra mossa: serrare le fila del partito del Pil per evitare che i 5 Stelle possano mettere in contrappos­izione gli artigiani agli industrial­i, i piccoli ai grandi.

Le due linee Confindust­ria parla di «responsabi­lità» dopo le parole del leader leghista ma critica M5S

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