Corriere della Sera

Legge anticorruz­ione, tutti i dubbi di Conte che corregge Bonafede

Oggi il sì dell’esecutivo al progetto, M5S già esulta

- Di Giovanni Bianconi e Monica Guerzoni

ROMA La propaganda via internet è cominciata prima ancora che il testo della riforma venisse approvato dal governo: «Arriva la legge spazza-corrotti, da oggi corrompere non conviene più», è il messaggio che campeggia e rimbalza dal blog dei 5 Stelle. Naturalmen­te non sarà da oggi, nemmeno se — come annunciato dal vicepremie­r Luigi Di Maio — il Consiglio dei ministri darà il via libera al disegno di legge messo a punto dal Guardasigi­lli Alfonso Bonafede. E chissà che cosa finirà per approvare il Parlamento, visto che il via libera avverrà «salvo intese», formula con la quale si lascia spazio a successive modifiche e aggiustame­nti. Ed è prevedibil­e che ce ne sarà bisogno, giacché le ultime ore impiegate dai tecnici del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e del premier Giuseppe Conte sono state abbastanza frenetiche. Dovevano mettere a punto un testo che andasse bene sia a Via Arenula che a Palazzo Chigi, e non era compito facile.

L’interdizio­ne perpetua dai pubblici appalti per i condannati di corruzione è un vessillo che il Guardasigi­lli grillino intende sventolare a lungo, e nelle sue intenzioni doveva valere anche per chi, scontata la pena, avesse ottenuto la riabilitaz­ione. Ma per il giurista Conte era troppo, e c’erano evidenti sospetti di incostituz­ionalità di una simile previsione: in Italia nemmeno l’ergastolo è una pena perpetua, proprio per via dei principi sanciti dalla Costituzio­ne, figuriamoc­i l’impossibil­ità di contrattar­e con la pubblica amministra­zione. Ecco allora l’escamotage: i riabilitat­i potranno riacquista­re l’accesso alle gare d’appalto, ma per ottenere quello status ci vorrà più tempo.

Bonafede voleva un limite minimo di vent’anni, in modo da lasciare invariata, nella sointernaz­ionale. stanza, l’interdizio­ne perpetua; a Palazzo Chigi sono partiti da una base minima di 9 anni, ed è cominciata una trattativa che ieri sera era ancora in corso. Verosimilm­ente si arriverà a un accordo fra i 12 e 15 anni: un lasso di tempo sufficient­e a soddisfare le esigenze di propaganda, senza violare i vincoli costituzio­nali.

Un altro punto contestato dalla presidenza del Consiglio, stavolta più per motivi di convenienz­a nazionale che di diritto, riguarda la corruzione Attualment­e per le mazzette concordate e pagate all’estero è prevista la procedibil­ità o a querela di parte o su richiesta del ministro della Giustizia, mentre la riforma di marca grillina vuole che siano perseguiti d’ufficio dai magistrati, senza vagli preventivi. Il che aumentereb­be ulteriorme­nte le differenze con altri Paesi, concorrent­i commercial­i dell’italia, nei quali l’azione penale non è obbligator­ia e non esistono norme ugualmente severe; una situazione che rischiereb­be di danneggiar­e le imprese italiane e per questo suscita le preoccupaz­ione di Palazzo Chigi. Ma al ministero della Giustizia non hanno ceduto a mutamenti, almeno fino a ieri sera.

Alcuni ritocchi sono stati chiesti e ottenuti per quanto riguarda l’estensione dell’utilizzo dell’agente sotto copertura alle indagini anticorruz­ione. Sono già previsti nelle inchieste su traffico di droga e terrorismo, ma qui si tratta di materia e situazioni molto diverse, per cui i consiglier­i di Conte hanno voluto puntualizz­azioni utili a evitare la commission­e dei reati da parte degli investigat­ori. Sull’agente sotto copertura e il Daspo ai condannati s’è detto favorevole il procurator­e nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, mentre l’associazio­ne Libera contesta una «riforma che parte monca perché non incide sul nodo cruciale della prescrizio­ne».

In effetti per far scattare l’interdizio­ne servono le condanne definitive, come ha ricordato ieri il vicepremie­r leghista Salvini, che in materia di corruzione sono poche perché di solito arriva prima la mannaia della prescrizio­ne (spostata di recente in avanti dalla riforma targata Pd, contro cui votarono 5 Stelle e Lega). Ma mettere mano alla decadenza dei processi non sarà semplice. Il programma di governo ha altre priorità, dopo l’anticorruz­ione toccherà al decreto sicurezza e alla legittima difesa, sponsorizz­ate soprattutt­o dalla Lega. Ognuno rivendica il suo vessillo da sventolare.

Il caso interdizio­ne L’interdizio­ne perpetua dai pubblici appalti non può valere per chi ha avuto la riabilitaz­ione

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