Legge anticorruzione, tutti i dubbi di Conte che corregge Bonafede
Oggi il sì dell’esecutivo al progetto, M5S già esulta
ROMA La propaganda via internet è cominciata prima ancora che il testo della riforma venisse approvato dal governo: «Arriva la legge spazza-corrotti, da oggi corrompere non conviene più», è il messaggio che campeggia e rimbalza dal blog dei 5 Stelle. Naturalmente non sarà da oggi, nemmeno se — come annunciato dal vicepremier Luigi Di Maio — il Consiglio dei ministri darà il via libera al disegno di legge messo a punto dal Guardasigilli Alfonso Bonafede. E chissà che cosa finirà per approvare il Parlamento, visto che il via libera avverrà «salvo intese», formula con la quale si lascia spazio a successive modifiche e aggiustamenti. Ed è prevedibile che ce ne sarà bisogno, giacché le ultime ore impiegate dai tecnici del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e del premier Giuseppe Conte sono state abbastanza frenetiche. Dovevano mettere a punto un testo che andasse bene sia a Via Arenula che a Palazzo Chigi, e non era compito facile.
L’interdizione perpetua dai pubblici appalti per i condannati di corruzione è un vessillo che il Guardasigilli grillino intende sventolare a lungo, e nelle sue intenzioni doveva valere anche per chi, scontata la pena, avesse ottenuto la riabilitazione. Ma per il giurista Conte era troppo, e c’erano evidenti sospetti di incostituzionalità di una simile previsione: in Italia nemmeno l’ergastolo è una pena perpetua, proprio per via dei principi sanciti dalla Costituzione, figuriamoci l’impossibilità di contrattare con la pubblica amministrazione. Ecco allora l’escamotage: i riabilitati potranno riacquistare l’accesso alle gare d’appalto, ma per ottenere quello status ci vorrà più tempo.
Bonafede voleva un limite minimo di vent’anni, in modo da lasciare invariata, nella sointernazionale. stanza, l’interdizione perpetua; a Palazzo Chigi sono partiti da una base minima di 9 anni, ed è cominciata una trattativa che ieri sera era ancora in corso. Verosimilmente si arriverà a un accordo fra i 12 e 15 anni: un lasso di tempo sufficiente a soddisfare le esigenze di propaganda, senza violare i vincoli costituzionali.
Un altro punto contestato dalla presidenza del Consiglio, stavolta più per motivi di convenienza nazionale che di diritto, riguarda la corruzione Attualmente per le mazzette concordate e pagate all’estero è prevista la procedibilità o a querela di parte o su richiesta del ministro della Giustizia, mentre la riforma di marca grillina vuole che siano perseguiti d’ufficio dai magistrati, senza vagli preventivi. Il che aumenterebbe ulteriormente le differenze con altri Paesi, concorrenti commerciali dell’italia, nei quali l’azione penale non è obbligatoria e non esistono norme ugualmente severe; una situazione che rischierebbe di danneggiare le imprese italiane e per questo suscita le preoccupazione di Palazzo Chigi. Ma al ministero della Giustizia non hanno ceduto a mutamenti, almeno fino a ieri sera.
Alcuni ritocchi sono stati chiesti e ottenuti per quanto riguarda l’estensione dell’utilizzo dell’agente sotto copertura alle indagini anticorruzione. Sono già previsti nelle inchieste su traffico di droga e terrorismo, ma qui si tratta di materia e situazioni molto diverse, per cui i consiglieri di Conte hanno voluto puntualizzazioni utili a evitare la commissione dei reati da parte degli investigatori. Sull’agente sotto copertura e il Daspo ai condannati s’è detto favorevole il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, mentre l’associazione Libera contesta una «riforma che parte monca perché non incide sul nodo cruciale della prescrizione».
In effetti per far scattare l’interdizione servono le condanne definitive, come ha ricordato ieri il vicepremier leghista Salvini, che in materia di corruzione sono poche perché di solito arriva prima la mannaia della prescrizione (spostata di recente in avanti dalla riforma targata Pd, contro cui votarono 5 Stelle e Lega). Ma mettere mano alla decadenza dei processi non sarà semplice. Il programma di governo ha altre priorità, dopo l’anticorruzione toccherà al decreto sicurezza e alla legittima difesa, sponsorizzate soprattutto dalla Lega. Ognuno rivendica il suo vessillo da sventolare.
Il caso interdizione L’interdizione perpetua dai pubblici appalti non può valere per chi ha avuto la riabilitazione