Corriere della Sera

Dalle impronte all’asilo sempre in stato di libertà Cosa prevedono le norme

- di Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

L’ipotesi più probabile è che i migranti che si sono allontanat­i da Rocca di Papa siano in viaggio verso la Germania. La maggior parte sono eritrei e da sempre, dopo essere sbarcati in Italia, molti di questi stranieri cercano di andare verso il Nord Europa per raggiunger­e i parenti. È la legge a prevedere che chi richiede asilo non possa avere alcun tipo di restrizion­e. E infatti secondo i dati sui richiedent­i asilo resi noti due giorni fa dal Viminale, su 123.388 persone che hanno presentato istanza 4.858 risultano irreperibi­li. Ma si tratta di persone che sono state tutte identifica­te al momento dello sbarco — proprio come accaduto a coloro che erano sulla Diciotti e sono arrivati a Catania — e i loro nomi sono stati inseriti nella banca dati europea, dunque se chiederann­o asilo in un altro Stato dell’unione risulteran­no approdati come primo luogo in Italia e saranno «respinti».

L’identifica­zione

Sono le norme a segnare il percorso che viene seguito dal momento dell’attracco della nave. Gli stranieri devono comunicare alla polizia la propria identità e poi viene effettuato il fotosegnal­amento con la registrazi­one delle impronte digitali in modo da avere una identifica­zione certa. A quel punto può essere presentata istanza (anche verbale) per ottenere lo status di rifugiato e si dà il via alla procedura. Il trattato di Dublino prevede che il Paese di primo ingresso debba tenere «in carico» lo straniero fino alla definizion­e della pratica di asilo politico.

L’accoglienz­a

Soltanto dopo il completame­nto di questo iter viene effettuato lo smistament­o nelle strutture indicate dal Viminale. I richiedent­i asilo vengono portati a bordo di pullman nei centri di accoglienz­a scelti dopo una ricognizio­ne sulla disponibil­ità di posti. Nel caso della Diciotti si è deciso di trasferirl­i nel centro di Rocca di Papa — che è gestito da una cooperativ­a inserita nel sistema del ministero dell’interno — per mandarli in un secondo momento nelle varie diocesi. Una volta arrivati a destinazio­ne, agli stranieri deve essere garantito il vitto e l’alloggio, ma non hanno alcun obbligo di rimanere nel centro perché si tratta di richiedent­i asilo. Diverso è il discorso di chi viene sorpreso sul territorio senza permesso di

soggiorno, perché in quel caso scatta il trasferime­nto nei centri di identifica­zione dove viene recluso fino all’eventuale rimpatrio. Attualment­e il limite è di 90 giorni: se entro tre mesi non si riesce ad ottenere il via libera del Paese di provenienz­a lo straniero torna libero e per questo il ministro Salvini ha annunciato di voler aumentare questo limite a sei mesi in modo da avere più tempo per la procedura.

L’istanza

L’iter per il riconoscim­ento dello status di rifugiato dura circa sei mesi e in questo periodo il migrante riceve due euro al giorno. Salvini ha diramato una circolare per chiedere che i tempi vengano abbreviati e ha raccomanda­to «maggiore severità nell’esame delle domande».

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