Dalle impronte all’asilo sempre in stato di libertà Cosa prevedono le norme
L’ipotesi più probabile è che i migranti che si sono allontanati da Rocca di Papa siano in viaggio verso la Germania. La maggior parte sono eritrei e da sempre, dopo essere sbarcati in Italia, molti di questi stranieri cercano di andare verso il Nord Europa per raggiungere i parenti. È la legge a prevedere che chi richiede asilo non possa avere alcun tipo di restrizione. E infatti secondo i dati sui richiedenti asilo resi noti due giorni fa dal Viminale, su 123.388 persone che hanno presentato istanza 4.858 risultano irreperibili. Ma si tratta di persone che sono state tutte identificate al momento dello sbarco — proprio come accaduto a coloro che erano sulla Diciotti e sono arrivati a Catania — e i loro nomi sono stati inseriti nella banca dati europea, dunque se chiederanno asilo in un altro Stato dell’unione risulteranno approdati come primo luogo in Italia e saranno «respinti».
L’identificazione
Sono le norme a segnare il percorso che viene seguito dal momento dell’attracco della nave. Gli stranieri devono comunicare alla polizia la propria identità e poi viene effettuato il fotosegnalamento con la registrazione delle impronte digitali in modo da avere una identificazione certa. A quel punto può essere presentata istanza (anche verbale) per ottenere lo status di rifugiato e si dà il via alla procedura. Il trattato di Dublino prevede che il Paese di primo ingresso debba tenere «in carico» lo straniero fino alla definizione della pratica di asilo politico.
L’accoglienza
Soltanto dopo il completamento di questo iter viene effettuato lo smistamento nelle strutture indicate dal Viminale. I richiedenti asilo vengono portati a bordo di pullman nei centri di accoglienza scelti dopo una ricognizione sulla disponibilità di posti. Nel caso della Diciotti si è deciso di trasferirli nel centro di Rocca di Papa — che è gestito da una cooperativa inserita nel sistema del ministero dell’interno — per mandarli in un secondo momento nelle varie diocesi. Una volta arrivati a destinazione, agli stranieri deve essere garantito il vitto e l’alloggio, ma non hanno alcun obbligo di rimanere nel centro perché si tratta di richiedenti asilo. Diverso è il discorso di chi viene sorpreso sul territorio senza permesso di
soggiorno, perché in quel caso scatta il trasferimento nei centri di identificazione dove viene recluso fino all’eventuale rimpatrio. Attualmente il limite è di 90 giorni: se entro tre mesi non si riesce ad ottenere il via libera del Paese di provenienza lo straniero torna libero e per questo il ministro Salvini ha annunciato di voler aumentare questo limite a sei mesi in modo da avere più tempo per la procedura.
L’istanza
L’iter per il riconoscimento dello status di rifugiato dura circa sei mesi e in questo periodo il migrante riceve due euro al giorno. Salvini ha diramato una circolare per chiedere che i tempi vengano abbreviati e ha raccomandato «maggiore severità nell’esame delle domande».