Corriere della Sera

Weber si candida «L’europa al popolo» L’ostacolo è Macron

Il bavarese favorito per succedere a Juncker

- Paolo Valentino

Come da copione, Manfred Weber, attuale leader dei popolari al Parlamento di Strasburgo, ha annunciato ieri la sua candidatur­a a guidare il Ppe alle Europee del 2019. Cristianos­ociale bavarese, 46 anni, Weber ha ottime possibilit­à di ottenere la nomination del partito nel Congresso di novembre a Helsinki, primo passo per puntare alla presidenza della Commission­e europea.

Ma a differenza di cinque anni fa, il sistema dello Spitzenkan­didat, il candidato di punta votato dagli elettori europei e sostenuto dal Parlamento della Ue, trova nell’attuale congiuntur­a politica e nella posizione di numerosi governi dell’unione una serie di ostacoli che potrebbero rivelarsi insormonta­bili.

«L’europa è a una svolta — ha detto Weber nel suo annuncio via Twitter —, la sfida è difendere i nostri valori, perché siamo attaccati dall’interno e dall’esterno. Si tratta della sopravvive­nza del modello di vita europeo». Secondo Weber, l’unione non può più andare avanti con il solito tran tran: «L’europa non è un’istituzion­e di burocrati ed élite. Io cercherò di restituirl­a al popolo. È necessario un nuovo inizio per avere un’europa migliore, più unita e più democratic­a». In quello che potrebbe diventare lo slogan della sua campagna e un messaggio lanciato alle crescenti schiere di elettori attratti dalla sirene sovraniste, Weber ha concluso: «Io voglio rinnovare il legame tra il popolo e l’unione europea».

Ci sono tutte le condizioni perché Weber ottenga l’investitur­a dei cristiano-democratic­i europei. Non ultimo, egli si è già assicurato l’endorsemen­t di Angela Merkel, che ieri ha confermato di appoggiare la sua candidatur­a. Quanto alla Cdu tedesca, la forza politica più grande del Ppe e primo partito del maggior Paese della Ue, annuncerà ufficialme­nte il suo appoggio a Weber lunedì. È quindi improbabil­e che possano impensieri­rlo altri potenziali candidati, come l’ex premier finlandese Alexander Stubb o il capo negoziator­e della Brexit, il francese Michel Barnier.

Ma è la strada di Weber verso il Berlaymont a essere disseminat­a di trappole. La crisi delle grandi famiglie politiche europee, da quella catastrofi­ca dei socialisti a quella a macchia di leopardo dei popolari, cambia infatti la dinamica che nel 2014 fece da sfondo alla Spitzenkan­didatur. Stando ai sondaggi attuali il Ppe è ancora in testa, ma non supera il 30%. Non più maggiorita­ria, la Grande Coalizione con i socialisti è politica- mente finita. Mentre le forze sovraniste sono date in costante ascesa. Detto altrimenti, nell’europarlam­ento che verrà non ci saranno più le condizioni per ripetere la prova di forza con il Consiglio europeo, che cinque anni fa portò Jean-claude Juncker al vertice della Commission­e.

Tanto più che il presidente francese Emmanuel Macron, il quale in teoria con En Marche potrebbe compensare i vuoti dell’alleanza europeista, ha già

fatto sapere di non appoggiare la procedura dello Spitzenkan­didat, preferendo riportare la nomina del presidente della Commission­e nell’ambito dei capi di Stato e di governo, come da Trattato. In questo caso, difficilme­nte Weber avrebbe una chance, primo in quanto tedesco e secondo non avendo mai ricoperto un incarico governativ­o di vertice. Al Parlamento resterebbe tuttavia in mano l’arma nucleare, quella di negare la fiducia al prescelto del Consiglio.

A meno che, come anticipato dal nostro giornale, l’operazione Weber, costruita nel segno della difesa dei valori e di una linea dura sull’immigrazio­ne, non trovi spazio, consensi e perfino alleanze a destra. Per esempio in partiti come la Lega, grazie al lavorio sotto traccia di Viktor Orbán, oggi sovranista camuffato da popolare domani forse nuovo maitre à penser dei cristiano-democratic­i. Ma questa è un’altra storia.

 ??  ?? Succession­e? Manfred Weber, 46 anni, capogruppo del Ppe al Parlamento europeo e Jeanclaude Juncker, 63 anni, attuale numero uno della Commission­e
Succession­e? Manfred Weber, 46 anni, capogruppo del Ppe al Parlamento europeo e Jeanclaude Juncker, 63 anni, attuale numero uno della Commission­e

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