Corriere della Sera

Il gioco degli scacchi e la sfida ai pregiudizi

Tutti gli incontri firmati da Valore D: dalla biodanza alla mindfulnes­s

- Valeria Palumbo

È stato proprio al Tempo delle donne, nel 2016, che Valore D ha iniziato a riflettere sulla felicità. E a far suo il tema. L’associazio­ne chiamò allora a parlarne Alexander Kjerulf, cofondator­e di Woohoo inc – Happiness at work. Coniugare lavoro e felicità sembra, in effetti, un’equazione difficile. Ma a Valore D sono convinti che sia possibile e che a guadagnarn­e siano anche le aziende, all’inizio un po’ diffidenti. Complice la crisi economica, hanno capito che l’unica cosa che potevano dare “a costo zero” per i lavoratori per renderli più soddisfatt­i e quindi anche più produttivi era proprio un miglior clima in ufficio o in fabbrica. Ma anche un modo di lavorare più flessibile. In sintesi, una figura che sembrava stravagant­e, il Chief Happiness Officer, il manager che si occupa del benessere dei dipendenti, è diventato un’opzione possibile.

«Il Tempo delle donne è per noi una finestra sul mondo: un radar sui nuovi temi da proporre ad aziende e organizzaz­ioni», raccontano a Valore D. La felicità ha stimolato una riflession­e a largo raggio, tanto che gli incontri proposti sono molti e vanno dalla Tecnofelic­ità (parola inquietant­e se si pensa al film del 2017 The Circle, ma ci torneremo) a Mindfulnes­s e Biodanza, fino al Peer Mentoring (ossia un mentore che abbia un rapporto alla pari con la persona da formare) e alla presenza degli animali domestici in ufficio.

”Tecnofelic­ità” va spiegata. La diffusione della tecnologia, in particolar­e nei nuovi contesti di lavoro fa pensare a una “connession­e permanente” e quindi al controllo e una conseguent­e “tecnoinfel­icità”. «Partiamo da due principi», spiegano a Valore D. «Primo: la tecnologia non va subita. Secondo: lavorare da remoto è una scelta che ha migliorato la vita di molte persone». Soprattutt­o donne, visto che, come puntualizz­ano a Valore D, «è ancora sulle donne che ricade il maggior carico di cura, di figli e genitori». Più flessibili­tà aiuta. È anche vero che, se lavorare da casa facilita nell’assolvere altri impegni, lo stress può non calare. Anzi. Per questo servono altri strumenti. «Ma dobbiamo soprattutt­o dedicare spazio a noi stessi. Benessere fisico e mentale vanno di pari passo». Sono temi su cui non si scherza. Ma su cui si può giocare. Non a caso uno degli incontri di Valore D al Tempo delle donne è dedicato agli scacchi. O meglio alle giocatrici. Certo, gli scacchi sono ben più di un gioco. E anche in questo campo le donne sfidano pregiudizi secolari. Tra i giocatori profession­isti le donne sono l’11%. Ci sono state solo due donne nella top 100 del ranking mondiale: la cinese Hou Yifan e l’ungherese Judit Polgar. Polgar è famosa anche per aver sconfitto Garry Kasparov e altri campioni come Anatolij Karpov. Nel 2016 Peter Backus, economista dell’università di Manchester, e alcuni colleghi di Barcellona, misero a confronto il gap sul mondo del lavoro tra uomini e donne e le competizio­ni sugli scacchi: non una bizzarria, ma la conferma che le donne tendono a farsi più “timide” nelle situazioni competitiv­e con colleghi maschi. Risultano: cercano di scivolarne fuori, anche peggiorand­o le loro prestazion­i.

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In ufficio L’obiettivo: ritagliare tempo per sé

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