Corriere della Sera

Ilva, trattativa non stop da Di Maio Impegno Mittal per le riassunzio­ni

No dei sindacati al taglio delle ore di lavoro. Il ministro punta a chiudere entro domani

- Michelange­lo Borrillo

Da una parte 13.522 posti di lavoro da tutelare, gli attuali dipendenti dell’ilva. Dall’altra 10.300 posti di lavoro offerti (10.100 al 2018 e 200 entro il 2021). Nel mezzo 3.222 persone da collocare, anche con incentivi all’esodo. Questi ultimi, tuttavia, ne potranno soddisfare al massimo 2.500, grazie a 250 milioni messi a disposizio­ne dal ministero dello Sviluppo economico, per un incentivo pari a 100 mila euro lordi pro capite. Questi i numeri del nodo principale della trattativa sull’ilva, perché comunque si tiri la corda restano fuori almeno 700 persone. Esuberi per i quali, in realtà, Arcelormit­tal — che nel giugno 2017 ha vinto la gara per aggiudicar­si il più grande gruppo siderurgic­o italiano — si impegna a formulare «una proposta di assunzione» — qualunque risulti alla fine il numero dei lavoratori rimasti fuori — «non prima del 23 agosto 2023», a patto che non abbiano già «beneficiat­o di altre misure o opportunit­à», come l’incentivo all’esodo, e non abbiano «già ricevuto una proposta di assunzione presso un’affiliata». Con una condizione che, però, i sindacati non accettano: costo del lavoro invariato, attraverso soluzioni come la riduzione dell’orario.

Per questo ieri, il tavolo aperto nel primissimo pomeriggio

intorno alle 14 al Mise dal vicepremie­r Luigi Di Maio (che poi ha lasciato spazio ai tecnici pur non allontanan­dosi dal ministero), è andato avanti a oltranza, durante la notte, alla ricerca di una soluzione. Da trovarsi entro domani: venerdì 7 settembre, infatti, è il termine che Di Maio si è dato per decidere se la gara che ha assegnato l’ilva ad Aminvestco (la cordata guidata da Arcelormit­tal) possa ritenersi valida o meno. Di Maio lo ha ripetuto più volte in questi giorni: dall’esito del tavolo dipenderà la procedura di annullamen­to in autotutela

perché, oltre al fatto che quella gara sia illegittim­a, come sembrerebb­e aver evidenziat­o l’avvocatura di Stato, deve esserci un interesse pubblico per annullarla. Se invece dalla trattativa a oltranza emergerann­o soluzioni migliori per la tutela dell’ambiente e dei posti di lavoro, il pubblico interesse sarà comunque salvaguard­ato e i nuovi proprietar­i dell’ilva potranno fare il loro ingresso nel gruppo siderurgic­o, così come previsto dal contratto, il 15 settembre.

Fino alla tarda serata di ieri, però, per i segretari generali di Fiom-cgil, Francesca Re David, di Fim-cisl, Marco Bentivogli e della Uilm, Rocco Palombella, non c’era alcuna prospettiv­a di soluzione migliorati­va da parte di Arcelormit­tal. Anzi, i numeri offerti sono sembrati più bassi di quelli prospettat­i in trattativa (fino a 10.500 assunzioni) forse per compensare l’impegno ad assumere tutti gli esuberi al 2023. Per evitare l’11 settembre dell’ilva (giorno per il quale è proclamato lo sciopero in caso di esito negativo della trattativa), il tempo è diventato strettissi­mo.

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 ??  ?? Al vertice Aditya Mittal, 42 anni, è presidente di Arcelormit­tal e ceo di Arcelormit­tal Europa
Al vertice Aditya Mittal, 42 anni, è presidente di Arcelormit­tal e ceo di Arcelormit­tal Europa

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