Ilva, trattativa non stop da Di Maio Impegno Mittal per le riassunzioni
No dei sindacati al taglio delle ore di lavoro. Il ministro punta a chiudere entro domani
Da una parte 13.522 posti di lavoro da tutelare, gli attuali dipendenti dell’ilva. Dall’altra 10.300 posti di lavoro offerti (10.100 al 2018 e 200 entro il 2021). Nel mezzo 3.222 persone da collocare, anche con incentivi all’esodo. Questi ultimi, tuttavia, ne potranno soddisfare al massimo 2.500, grazie a 250 milioni messi a disposizione dal ministero dello Sviluppo economico, per un incentivo pari a 100 mila euro lordi pro capite. Questi i numeri del nodo principale della trattativa sull’ilva, perché comunque si tiri la corda restano fuori almeno 700 persone. Esuberi per i quali, in realtà, Arcelormittal — che nel giugno 2017 ha vinto la gara per aggiudicarsi il più grande gruppo siderurgico italiano — si impegna a formulare «una proposta di assunzione» — qualunque risulti alla fine il numero dei lavoratori rimasti fuori — «non prima del 23 agosto 2023», a patto che non abbiano già «beneficiato di altre misure o opportunità», come l’incentivo all’esodo, e non abbiano «già ricevuto una proposta di assunzione presso un’affiliata». Con una condizione che, però, i sindacati non accettano: costo del lavoro invariato, attraverso soluzioni come la riduzione dell’orario.
Per questo ieri, il tavolo aperto nel primissimo pomeriggio
intorno alle 14 al Mise dal vicepremier Luigi Di Maio (che poi ha lasciato spazio ai tecnici pur non allontanandosi dal ministero), è andato avanti a oltranza, durante la notte, alla ricerca di una soluzione. Da trovarsi entro domani: venerdì 7 settembre, infatti, è il termine che Di Maio si è dato per decidere se la gara che ha assegnato l’ilva ad Aminvestco (la cordata guidata da Arcelormittal) possa ritenersi valida o meno. Di Maio lo ha ripetuto più volte in questi giorni: dall’esito del tavolo dipenderà la procedura di annullamento in autotutela
perché, oltre al fatto che quella gara sia illegittima, come sembrerebbe aver evidenziato l’avvocatura di Stato, deve esserci un interesse pubblico per annullarla. Se invece dalla trattativa a oltranza emergeranno soluzioni migliori per la tutela dell’ambiente e dei posti di lavoro, il pubblico interesse sarà comunque salvaguardato e i nuovi proprietari dell’ilva potranno fare il loro ingresso nel gruppo siderurgico, così come previsto dal contratto, il 15 settembre.
Fino alla tarda serata di ieri, però, per i segretari generali di Fiom-cgil, Francesca Re David, di Fim-cisl, Marco Bentivogli e della Uilm, Rocco Palombella, non c’era alcuna prospettiva di soluzione migliorativa da parte di Arcelormittal. Anzi, i numeri offerti sono sembrati più bassi di quelli prospettati in trattativa (fino a 10.500 assunzioni) forse per compensare l’impegno ad assumere tutti gli esuberi al 2023. Per evitare l’11 settembre dell’ilva (giorno per il quale è proclamato lo sciopero in caso di esito negativo della trattativa), il tempo è diventato strettissimo.